Si allungano le file dei poveri alla Caritas, A dirlo il rapporto dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse della Caritas Diocesana di Torino, che è stato presentato lo scorso mese di maggio, mettendo in luce una situazione allarmante.
Nel 2024 la rete della solidarietà nel torinese ha assistito 47.456 persone, con un incremento del 28% rispetto al 2023. Di queste, il 30% si è rivolto ai servizi della diocesi per la prima volta, segnalando l’emergere di nuovi poveri.
Un dato che colpisce è che il 61% di questi nuovi poveri ha meno di 25 anni e il 60% è nato in Italia. Questo indica che la povertà sta colpendo sempre più la fascia giovane della popolazione, un fenomeno che dovrebbe far riflettere profondamente.
Pierluigi Dovis, referente della Caritas Diocesana di Torino e responsabile delle Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta, ha sottolineato un aspetto particolarmente inquietante: tra coloro che chiedono aiuto ci sono anche persone con un contratto a tempo indeterminato. Oltre il 27% degli assistiti rientra in questa categoria, un segnale che le misure di sostegno, soprattutto quelle pubbliche, stanno diventando largamente insufficienti.
Non è solo la popolazione giovane e italiana a essere colpita. Il rapporto evidenzia anche un aumento dei poveri nati all’estero, segnalando una crisi che non conosce confini.
Situazione a Bra
La città di Bra si trova nel distretto pastorale Sud-Est dell’Arcidiocesi di Torino. Come descrive il rapporto Caritas nel capitolo “Accoglienza, ascolto, accompagnamento nella comunità di Bra” di Claudia Alessandri con dati a cura di Massimo Marighella, anche nel territorio braidese si nota una percentuale alta (30%) di richiedenti aiuto in età giovanile (25-45 anni), di poco inferiore alla fascia compresa tra i 46-60 anni (33%); il 29% comprende la fascia 61-75 anni. Quasi il 35% dei titolari risulta vivere in famiglia monocomponente; il 30% è costituito da nuclei familiari con più di 3 componenti.
La maggioranza (44%) ha la licenza di scuola media inferiore ed è coniugata (46%) L’analisi delle problematiche conferma come queste siano in linea con i dati registrati in tutto il territorio diocesano.
Le persone che chiedono aiuto sono in condizioni di sofferenza economica: ben 206 sono le richieste registrate in proposito a cui si aggiungono gravi disagi legati alla mancanza di un lavoro (137 richieste registrate); seguono problemi di salute e difficoltà riguardanti la casa.
La problematica legata al lavoro/non occupazione tocca coloro che risultano essere disoccupati (42%), in maggioranza da oltre 3 anni, ma anche chi un lavoro ce l’ha (31,5%), per lo più contrattualizzato a tempo indeterminato.
Ne consegue che la maggior parte dei richiedenti aiuto percepisce un reddito da lavoro (43%), evidentemente non sufficiente a far fronte alle spese complessive che si devono affrontare nella quotidianità. Solo una piccola percentuale riceve sussidi: assegno unico il 19% e Assegno di Inclusione (ADI) il 13,35%.
Il centro di ascolto, accogliendo quasi tutte le richieste che vengono ad esso rivolte, interviene, assicurando alle persone in difficoltà l’accesso all’emporio, il contributo per il pagamento di ticket e medicinali e il pagamento di utenze. Nel 2024 il centro di ascolto ha incontrato 277 persone/famiglie, di cui 53 per la prima volta. Si nota una leggera prevalenza di nazionalità straniera (53%), per lo più femminile (60%).
La condizione abitativa segnala una maggioranza di famiglie in affitto privato (62%), che certamente va ad aggravare la situazione economica generale, unite alla buona percentuale di affitti ATC (26%), che confermano una predisposizione all’accoglienza sociale e istituzionale del territorio. È inoltre un dato importante quello delle 231 famiglie (83%) che hanno chiesto di poter accedere all’emporio e/o a market alimentari, segno che i bisogni primari sono indispensabili quando manca il necessario.
Cittadella della Carità
Le parrocchie di Bra (Sant’Andrea Apostolo, Sant’Antonino Martire, San Giovanni Battista) si trovano tutte nel centro storico, a poche centinaia di metri l’una dall’altra, nonostante i territori di riferimento si siano col tempo espansi nei quartieri periferici. Nel 2012 l’arcivescovo monsignor Cesare Nosiglia appoggiò la proposta dei tre parroci (di cui due arrivati a Bra nel settembre dell’anno precedente) di avviare un processo di unificazione delle azioni pastorali, dedicando ciascuna delle tre parrocchie a un settore prevalente della pastorale stessa: Sant’Andrea alle attività giovanili e oratorio, Sant’Antonino alla catechesi e San Giovanni alla carità. Al tempo stesso, l’Arcivescovo dava mandato ai parroci di riorganizzare le attività caritative, nell’ottica di razionalizzare e ottimizzare le risorse evitando duplicati di servizi e frammentarietà di interventi. Il lungo cammino, non scevro da difficoltà e ferite, portò all’acquisizione di una maggior consapevolezza riguardo la necessità di una regia unica per tutti gli interventi caritativi e all’individuazione di un unico luogo nel quale far convergere tutte le persone in situazione di fragilità: un luogo riconoscibile, centrale rispetto al territorio della città e facilmente raggiungibile anche dalle periferie; un luogo che fosse – anche simbolicamente – la realizzazione concreta del desiderio di rimettere i “poveri” al centro della vita a dell’azione della Chiesa: gli spazi della Parrocchia di San Giovanni, che da allora, pian piano, tutti i Braidesi hanno imparato a chiamare Cittadella della Carità.
Centro di Ascolto
Iniziò successivamente un percorso di formazione con la Caritas Diocesana che portò alla creazione nel 2016 di un unico Centro di Ascolto su tutto il territorio dell’Unità Pastorale. Un gruppo di una decina di volontari seguì la formazione per apprendere le tecniche dell’ascolto empatico, per imparare ad accompagnare le persone e le famiglie nei processi di cambiamento delle situazioni di fragilità e per sensibilizzare la comunità cristiana a vivere la dimensione della carità. Dalla sua apertura a oggi sono 1048 i nuclei familiari che si sono rivolti al Centro di Ascolto, dei quali 385 sono ancora attualmente accompagnati con progetti specifici o con la fornitura di beni materiali. Di questi, 149 si sono rivolti al Centro di Ascolto nei primi mesi del 2025.
La formazione e la supervisione ai volontari del Centro di Ascolto è continuata nel tempo da parte della Caritas Diocesana e ha aiutato il gruppo, anche nei vari cambiamenti che ha subito, ad assumere sempre di più il ruolo di “cuore pulsante” dell’animazione alla carità della comunità ecclesiale e civile.
Le problematiche multidimensionali e sempre più complesse, alle quali le famiglie devono far fronte, hanno indotto il Centro di Ascolto ad aprirsi al territorio per chiedere la collaborazione di professionisti su alcuni temi, come quello della salute, strategici e al contempo molto delicati, che rischiano di essere tralasciati a favore di bisogni percepiti come più urgenti, per esempio quello alimentare. Sono nate così le convenzioni con un dentista, due ottici e alcune farmacie della città, che offrono gratuitamente o a prezzi molto agevolati le loro prestazioni alle persone inviate dal Centro di Ascolto.
Mensa dell’Incontro
Attorno al Centro di Ascolto sono fioriti altri progetti che hanno come fil rouge la relazione con le persone in situazione di fragilità: primo fra tutti la Mensa dell’Incontro, un luogo dove non solo si consuma un pasto caldo ma soprattutto ci si nutre della relazione con gli altri. Gli ospiti (tra i 25 e i 30 al giorno) e i volontari (una ventina a rotazione su turni) siedono a tavola insieme creando una consuetudine che rafforza i legami umani; col tempo la mensa è diventata una piccola comunità, potremmo dire quasi una famiglia, nella quale si partecipa delle gioie e dei dolori di ciascuno, si festeggiano i compleanni, si saluta chi viene a mancare e si accolgono i nuovi come fratelli. Dal febbraio dello scorso anno, grazie a un progetto finanziato con i fondi CEI 8xmille della Caritas Diocesana, è stata messa a norma la cucina per la produzione di pasti in autonomia, permettendo così di sganciare il servizio dai vincoli della mensa comunale che fino ad allora aveva fornito i pasti. La persona assunta con la mansione di cuoca proviene da un percorso di detenzione: arrivata alla Cittadella per l’esecuzione di un provvedimento di messa alla prova, irrogato dal tribunale come pena sostituiva dell’ultimo periodo di carcere, al termine dello stesso ha accettato di mettere a disposizione le proprie abilità culinarie a favore degli ospiti della mensa. I pasti vengono cucinati utilizzando quasi esclusivamente le materie prime in eccedenza donate dalla grande distribuzione e dai negozianti al dettaglio. Questo progetto è diventato un segno visibile di come la cura e la prossimità siano capaci di ridare valore allo “scarto”, sia di beni materiali sia di esseri umani, nell’ottica di quella ecologia integrale tanto cara a papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’.
Emporio solidale
Le eccedenze recuperate dalla grande distribuzione e dai negozianti al dettaglio vengono distribuite anche all’Emporio solidale, un piccolo negozio dove le famiglie possono scegliere la loro spesa avendo a disposizione generi alimentari e generi per l’igiene della persona e della casa. L’Emporio si è rivelato un efficace catalizzatore della partecipazione della comunità alla cura delle persone fragili, non solo per la comunità cristiana, ai membri della quale viene chiesto di portare ogni domenica in chiesa un genere da donare all’Emporio, ma anche per la comunità civile. Grazie a un accordo con l’Associazione Commercianti, infatti, i negozianti della città che aderiscono al progetto donano non solo le eccedenze ma anche beni che potrebbero essere ancora venduti e rendono evidente in questo modo l’attenzione verso le persone in stato di bisogno da parte del comparto produttivo della società. Con l’iniziativa della “spesa sospesa” presso i centri commerciali, inoltre, viene sensibilizzata la cittadinanza che non si riconosce come appartenente alla comunità cristiana.
Progetto Orto sociale
All’Emporio vengono distribuiti anche gli ortaggi coltivati nei terreni biologici del progetto Orto sociale: essi si estendono per circa 1500 metri quadrati e si trovano in parte nel cortile della Cittadella e in parte presso Cascina Ombra, una struttura ceduta in comodato d’uso nel vicino comune di Sommariva del Bosco. Il progetto, in collaborazione con i servizi sociali territoriali e una cooperativa sociale, impiega in ogni stagione una decina di persone fragili: in carico ai servizi sociali, che provengono da percorsi di emancipazione dalle dipendenze, da strutture psichiatriche, sottoposte a misure alternative al carcere, disabili e richiedenti asilo. Sono coinvolte con borse lavoro, tirocini, inserimenti socializzanti o lavori di pubblica utilità. I prodotti vengono anche venduti attraverso un gruppo di acquisto solidale che consente un’ulteriore possibilità di partecipazione e sostegno da parte della cittadinanza. Lavorare la terra è per le persone inserite nel progetto un’esperienza di grande valenza terapeutica: mentre ci si prende cura delle piante e dei loro frutti, si possono curare anche le ferite di ciascuno e ci si può nutrire di relazioni buone che “fanno bene”.
Il valore del cibo è anche il denominatore comune di alcuni progetti finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e dalla Fondazione Compagnia di San Paolo che, a partire dal 2022, hanno permesso alle Caritas Diocesane della provincia di Cuneo (Alba, Cuneo-Fossano, Mondovì, Saluzzo e Torino per i territori di Bra e Savigliano) di lavorare in rete proprio su questo tema, coordinate dalla Cittadella della Carità di Bra. L’esperienza, tuttora in corso, è di enorme valore per la portata ampia dell’azione di sensibilizzazione su un territorio vasto come quello del cuneese e per le opportunità di crescita, per i volontari delle Caritas coinvolte, dentro un orizzonte comune e uno stile condiviso.
Ospitalità e housing sociale
La cura delle relazioni è al centro anche del tema dell’abitare, un tema nel quale i volontari e gli operatori della Cittadella della Carità si sperimentano fin dal 2014, quando vennero ristrutturati alcuni edifici adiacenti alla ex canonica della parrocchia di San Giovanni e poi via via anche delle altre parrocchie (Sant’Andrea, Sant’Antonino e Assunzione di Maria Vergine in Bandito, frazione del Comune di Bra). Queste strutture (insieme a quella di Cascina Ombra già precedentemente citata), rimesse a nuovo e adibite ad alloggi, vengono gestite con progetti di ospitalità e di housing sociale, in collaborazione con i servizi sociali dell’ambito territoriale. La tipologia di persone inserite appartiene sempre di più a fasce diversificate di popolazione, particolarmente vulnerabili ed esposte al rischio di povertà e grave marginalità, come le donne vittime di violenza o di tratta, le persone affette da dipendenze da sostanze, i malati con patologie croniche e/o psichiatriche, le famiglie con minori, i working poor. Nel 2024 sono stati 14 i nuclei inseriti, per un totale di 23 persone, di cui 10 minori. L’accompagnamento da parte dei volontari e degli operatori della Cittadella punta a far sperimentare a queste persone il calore e la sicurezza di una casa, dimensione essenziale per riacquistare fiducia in se stesse e riprendere in mano la propria vita. I progetti si sviluppano quasi tutti su medio-lungo periodo (tre-quattro anni) e prevedono – in sinergia con altri attori del territorio - l’accompagnamento allo sportello politiche attive del lavoro, ai vari servizi offerti dall’ufficio casa del Comune, il sostegno nel disbrigo di pratiche inerenti i documenti di soggiorno o la partecipazione ai bandi per l’ottenimento di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Nel tempo, alcune relazioni che si sono create tra gli ospiti e i volontari che li hanno accompagnati sono state talmente significative da costituire veri e propri legami di amicizia che sono durati nel tempo anche dopo l’uscita dagli alloggi.
Doposcuola Terra di Mezzo
Da settembre 2024 è attivo un altro progetto che intende affrontare il complesso tema della povertà educativa: il doposcuola Terra di Mezzo, nei locali della parrocchia di Sant’Andrea. Il doposcuola, coordinato da due operatori della Cittadella della Carità coadiuvati da una ventina di volontari, ospita sia ragazzi in situazione di disagio economico e/o sociale, sia ragazzi che non vivono particolari situazioni problematiche.
L’intenzione è quella di dare vita e di animare un gruppo non chiuso e basato su un’unica tipologia di studenti, bensì tendente allo scambio, al confronto, all’arricchimento reciproco tra pari che spontaneamente e nel corso dell’evolversi delle attività viene supportato costantemente a livello educativo da professionisti. Il progetto si propone di creare spazi aggregativi rivolti agli adolescenti nei contesti formali e informali per rispondere ai bisogni di aggregazione, ascolto, espressività, protagonismo e identità. Lo scopo è duplice: didattico e relazionale; al doposcuola i ragazzi possono svolgere i loro compiti, assistiti da educatori e volontari e, nel tempo libero, possono entrare in relazione con i coetanei attraverso momenti di attività laboratoriali, di gioco e di condivisione del pasto alla mensa interna al servizio (fonte Rapporto Caritas).