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Eventi | 29 novembre 2024, 19:35

Monforte d’Alba: all’oratorio di Sant’Agostino la nuova personale di Sam Giovando

La collezione di quadri dell’artista langarolo visitabile tutti i giorni a ingresso libero sino a domenica 1° dicembre

Monforte d’Alba: all’oratorio di Sant’Agostino la nuova personale di Sam Giovando

"C’era una volta una collina" è il titolo della personale con la quale il pittore Sam Giovando è tornato a esporre nella suggestiva ambientazione dell’oratorio di Sant’Agostino, presso l’Auditorium Horzowski, a Monforte d’Alba 

Aperta dal 20 novembre, l’esposizione sarà visitabile sino a domenica 1° dicembre, tutti i giorni dalle 10 alle 18 con ingresso libero e senza bisogno di prenotazione.

Classe 1972, l’artista vive a Monforte d’Alba e dipinge nelle pause tra i suoi frequenti viaggi di lavoro per una grande azienda nel settore dei prodotti chimici naturali. La sua formazione accademica e post-accademica è incentrata sulla chimica, sull’innovazione e sulla sostenibilità. È un ricercatore nello spirito, ha iniziato a dipingere per curiosità e continua per profonda convinzione e necessità espressiva.

"Le nuove opere prodotte da Sam Giovando negli ultimi due anni – scrive la curatrice indipendente Chiara Agnello – tornano ad abitare un luogo speciale, l’Oratorio di Sant’Agostino, in cima alla collina dove si erge colorata la parte più antica di Monforte d’Alba. Lassù Giovando porta un racconto intimo, fatto di colline, orizzonti, dettagli di vita quotidiana. 'C’era una volta' evidenzia l’artista nel titolo, quasi a preparare il visitatore, una volta varcata l’imponente soglia dello spazio espositivo, a un racconto per immagini immerso in un tempo e in un luogo fantastico. A quell’incipit poi aggiunge un ulteriore elemento, il personaggio principale del suo racconto, 'una collina', a sottolineare che l’essenza della storia è tutta lì. Attraverso questo binario, dove corrono paralleli, da un lato un senso di magia e mistero, dall’altro il realismo di una terra dalla bellezza struggente, Giovando conduce il suo interlocutore in un tempo rarefatto, avvolto nella nebbia e nel silenzio. I luoghi al centro del suo racconto, sono gli stessi in cui trascorre lunghi tempi di osservazione.  Spesso li fotografa, nel tentativo di fermare un istante, definire un’inquadratura, mettere a fuoco un dettaglio e cogliere così l’essenza del soggetto da dipingere. Con la pittura aggiunge all’immagine le sue emozioni e il suo vissuto".

“Che sia il Monviso, un paesaggio di Langa o una figura umana – sottolinea Giovando – cerco di ridurre la narrazione ai minimi termini per dare spazio a poche forme capaci di trasmettere emozioni. Cerco di immergere i protagonisti dei miei quadri in una visione senza tempo. Come se loro stessi fossero padroni di un tempo dilatato e sospeso”.

"Della Langa – dice ancora Agnello – Sam Giovando racconta anche il suo fascino per il cromatismo: dalle tonalità dei verdi, azzurri e grigi delle fredde giornate invernali, ai gialli, rossi, aranci che riscaldano l’autunno. Lungi dall’essere solo una suggestione, quei colori sono materia raccolta dall’artista, lavorata e trasformata in pigmento o colori ad olio da impiegare sulla tela. Si tratta infatti delle terre su cui crescono i vitigni dei cru, dal cromatismo differente a seconda della propria origine. Dalla sabbia arricchita da resti di fossili o dalla Marna, ovvero la roccia sedimentaria composta da calcare e argilla, ottiene una scala di grigi e azzurri. Dal carbone lasciato nelle vigne a seguito della potatura e della combustione dei tralci di vite ricava il nero. Dalla corteccia dei tralci o dai coppi dei tetti delle cascine ottiene un’ampia scala di marroni e rossastri.

“Ho scoperto il mondo dei pigmenti e ho iniziato a sperimentare usando materiali a me vicini”, racconta Giovando, con quell’attitudine da ricercatore che caratterizza la sua principale attività lavorativa intorno alla chimica, così come la sua ricerca artistica. “Allora erano esperimenti, oggi sono parte di un processo circolare che mi radica al territorio in cui sono cresciuto e a quel sapere contadino in cui sono immerso”.

Redazione

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