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Cronaca | 28 novembre 2024, 07:05

Maltrattata quando era incinta lo denuncia e viene condannato. Ma lei vuole tornare con lui

Il ragazzo, classe 1992, era accusato di violenze fisiche e verbali sulla ex compagna che non ha mai smesso di cercarlo. L'avvocato: "Gli scriveva trenta messaggi al giorno dicendogli 'resta l'uomo meraviglioso che sei'"

Immagine di repertorio

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“A me questa donna non è mai piaciuta. Ero a casa sua per necessità perchè non avevo un vero lavoro. Ma non l’ho mai picchiata. Cercavo solo di evitarla, anche chiudendomi in casa quando iniziava a rompere le cose e a sbattere le porte. Era gelosissima”. A parlare è un ragazzo, classe 1992 di origini straniere, che è stato condannato in tribunale a Cuneo a due anni e tre mesi di reclusione per i maltrattamenti inflitti alla sua ex compagna, nonché madre di sua figlia.

Le accuse nei confronti del trentaduenne erano aggravate perchè quelle violenze fisiche e verbali avvenivano davanti alla figlioletta di lei, avuta da una precedente relazione, e quando la ragazza era in dolce attesa della loro bambina. La giovane donna presentò la denuncia nei confronti del suo ex nel 2022, dopo l’ennesima litigata. “Ha riferito di precedenti episodi di aggressività fisica, aggiungendo che il ricorso alle ingiurie era diventato pressoché costante nella relazione: il tema è che lei fosse una poco di buono e una madre inadatta. Aveva sul braccio sinistro un vistoso livido coperto” ha spiegato uno dei Carabinieri che raccolse la denuncia della ragazza. I due convivevano in un paesino delle valli cuneesi, lei lavorava come operaia e lui aveva qualche lavoretto saltuario in nero. Come anche raccontato da alcuni testimoni, tra cui la sorella e la nonna della vittima che abitava al piano di sotto, spesso i due litigavano.

Punto saliente del procedimento, sui cui Procura e difesa dell’imputato si sono andati a scontrare, l’atteggiamento della ragazza tenuto dopo la denuncia, quando lei venne accolta in una comunità dove poi nacque la figlia avuta con l’imputato e con la quale, lui, rifiuta ogni contatto.

I due non si vedevano più, ma lei continuava a cercare il ragazzo attraverso messaggi con cui sperava di poter riallacciare la relazione: “Parliamo di trenta messaggi al giorno - ha spiegato il difensore Luisa Marabotto- da una persona che aveva denunciato il compagno per maltrattamenti e diceva di essere spaventata dall’uomo con cui aveva vissuto”.

Tra i messaggi inviati, anche la proposta di ritirare la denuncia: Ha scritto 'io vado a togliere le denunce e ti faccio dare il cognome alla bambina e fare i documenti, basta che tu torni con me'. Gli manda foto di colazioni, di vita quotidiana, con la didascalia ‘questo potrebbe succedere ancora con te’- ha sottolineato la difesa di lui- . Gli scrive ‘presto o tardi mi cercherai, ne sono sicura’ e anche ‘resta sempre l’uomo meraviglioso che sei’. Sarò sempre orgogliosa di te”. 

Su questa circostanza, il pubblico ministero ha parlato di “ambivalenza clinica” per definire il comportamento di una giovane donna che, dopo aver subito e denunciato il suo ex convivente per maltrattamenti, ha continuato per mesi a chiedergli di tornare da lei.

CharB.

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