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Schegge di Luce | 20 ottobre 2024, 08:19

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di suor Elisa Cagnazzo

Commento al Vangelo del 20 ottobre, XXIX Domenica del Tempo Ordinario

In foto suor Elisa Cagnazzo della Fraternità della Trasfigurazione

In foto suor Elisa Cagnazzo della Fraternità della Trasfigurazione

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».

Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».

Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mc 10,35-45).

 

Oggi, 20 ottobre, la Chiesa giunge alla XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B, colore liturgico verde).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è suor Elisa Cagnazzo della Fraternità della Trasfigurazione.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Come facciamo a sapere se ciò che è scritto nei Vangeli è accaduto realmente? Se un fatto narrato è storicamente avvenuto? Gli studiosi hanno individuato alcuni criteri, uno di questi è definito il “criterio dell’imbarazzo”. Quando la pagina del Vangelo presenta un episodio che mette in cattiva luce Gesù o i suoi discepoli, allora è più probabile che sia effettivamente accaduto. Che vantaggio avrebbero, infatti, dall’inventare un episodio con cui si fanno una figuraccia? E oggi Giacomo e Giovanni fanno davvero una brutta figura, tanto che tutti ci sentiamo autorizzati a scandalizzarci di questi apostoli tanto “imbarazzanti”. Eppure, se li guardiamo con un po’ di verità ci accorgiamo di quanto assomigliamo loro. Quante volte le nostre preghiere, le nostre richieste al Signore suonano proprio come le parole degli apostoli: «Vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo»? Come se sapessimo davvero cosa è bene per noi, come sei noi davvero potessimo essere il metro di giudizio della vita. E quante volte per noi non desideriamo che la gloria, che essere ammirati. Quante volte il nostro desiderio non è che dominare ciò che ci circonda, persone, fatti, tempi… come fossimo noi i “governanti”. «Tra voi però non è così», dice Gesù.

Non è così, non dovrebbe essere così tra i discepoli del Maestro, la sua logica è diversa. Gesù non è “l’amico potente” che distribuisce favori e posizioni di potere ai suoi “picciotti”. Ma insegna una strada diversa, che Lui stesso percorre, quella di chi si mette al servizio, di chi dona la propria vita. Quella di chi accoglie con fiducia di dipendere da un altro, il Padre: è Lui che concede ciò che vuole. Questo sì che è imbarazzante per noi che vorremmo sempre bastare a noi stessi, autonomi e invulnerabili a tutto. Oggi lasciamoci imbarazzare dal fatto che la via della gloria è la via della debolezza.

Silvia Gullino

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