La Regione Piemonte scommette sulla filiera corta. Se n’è parlato in un incontro che si è svolto ieri, venerdì 27 settembre, presso l’area incontri nello spazio dedicato alle eccellenze piemontesi, il cui progetto è stato presentato dall’assessore all’Agricoltura Paolo Bongioanni.
L’idea è quella di mettere in contatto diretto il produttore ed il consumatore, saltando o comunque riducendo l'intermediazione che spesso erode o azzera il guadagno di chi alleva bestiame o coltiva frutta e ortaggi in Piemonte.
L'importanza dei distretti del cibo
Questo potrà avvenire attraverso una strutturazione del territorio piemontese in distretti del cibo: aree a prodotti omogenei, alcuni già nati negli ultimi due anni, che dovranno essere rivisti dal punto di vista dei soggetti giuridici, ma che saranno i veri e propri “motori” con cui si porranno le basi per la realizzazione di una società partecipata regionale che si occupi della filiera agroalimentare piemontese.
"È la presa di coscienza di un'identità formidabile, quella dei prodotti tipici piemontesi - è il commento dell’assessore regionale all’Agricoltura Paolo Bongioanni - terra che possiede il più alto numero di IGP, DOC e DOCG in Italia. Siamo i più bravi a produrre prodotti di qualità agroalimentare di alto livello. In questa euforia del Salone del Gusto, dobbiamo ipotizzare quelle che possono essere le forme più virtuose per portare il reddito migliore ai nostri grandi agricoltori, ai nostri grandi allevatori."
Alla presentazione sono intervenuti l’eurodeputato Giovanni Crosetto, il vicepresidente della Commissione Agricoltura in Senato e presidente del Consorzio produttori Porro di Cervere Giorgio Maria Bergesio, il presidente di Visit Piemonte Beppe Carlevaris, oltre a molti rappresentanti di categoria, amministratori e professionisti del settore primario.
Dai prodotti, al mercato
"Ci sono delle congiunture internazionali che non sono felici e che non sono facili - ha poi proseguito Bongioanni - oltre ai mercati, ci sono problematiche fitosanitarie, come la peste suina, che stanno invadendo i nostri territori. Ma la risposta dei nostri allevatori, dei nostri produttori è formidabile e noi dobbiamo camminare al loro fianco. Per far questo abbiamo pensato di passare direttamente dai prodotti alla tavola, al commercio di vicinato, alla grande ristorazione, strutturando il territorio piemontese attraverso distretti del cibo. Saranno gli strumenti con cui lavoreremo adesso e nel prossimo futuro proprio per promuovere e dare un mercato a filiera corta e ai nostri grandi prodotti.”
I numeri dei distretti
In Piemonte si contao 60.000 aziende agricole. I distretti, nati tra il 2022 e il 2024 sono otto: il Distretto del Cibo Chierese-Carmagnolese, il Distretto del Cibo Monregalese-Cebano a indirizzo biologico, il Distretto del Cibo del Roero, il Distretto del Cibo e del Vino Langhe Monferrato, il Distretto del Cibo della Frutta del Saluzzese, il Distretto del Cibo Terre da Tastè del Pinerolese, il Distretto del Cibo e del Vino Mombarone, Serra Morenica e Naviglio di Ivrea e il Distretto del Cibo dell’Alta Langa e del Cebano.
Ma, come ha spiegato Bongioanni: “Abbiamo bisogno ne nascano altri”.
L'annuncio al G7, 130 milioni da Roma
Nell’ultimo G7 di Ortigia il ministro alle Politiche Agricole Francesco Lollobrigida ha parlato di uno stanziamento di 130 milioni per i distretti del cibo in Italia (che a oggi sono 250). Lo stanziamento per il progetto piemontese andrà a prendere corpo nel bilancio del 2025.
“Dobbiamo fare in modo che i nostri distretti lavorino in modo sinergico per fare le progettualità e per non perdere questa importante occasione economica” ha concluso l’assessore all’Agricoltura della Regione Piemonte.