- 14 settembre 2024, 07:21

Cuneo e il suo carcere: “Il Cerialdo specchio di una situazione nazionale al limite del sopportabile”

PD, Cuneo Civica, Cuneo Solidale e Democratica e gruppo misto interrogano sindaca e giunta perché si facciano portatori delle istanze della struttura penitenziaria locale con il governo: “Il decreto ‘Carcere sicuro’ non basta, va rivisto”

Il carcere "Cerialdo" di Cuneo

Il carcere "Cerialdo" di Cuneo

Il sistema carcerario italiano è incompatibile con la rieducazione perché troppo brutale, e il periodo di pena viene narrato e dimostrato come tempo privo di una dimensione e di uno scopo, tempo che non offre opportunità di crescita e reinserimento. Tanto che - secondo il CNEL - il 68% dei detenuti torna a delinquere dopo aver scontato la pena. Parole non nostre ma del ministro ed ex magistrato Nordio, riportate anche nel testo dell’ordine del giorno presentato nelle scorse settimane dai gruppi consigliari di maggioranza – Partito Democratico, Cuneo Civica, Cuneo Solidale e Democratica e gruppo misto di maggioranza – della città di Cuneo.

Il documento verrà ufficialmente discusso nelle prime due serate di Consiglio comunale del 16 e 17 settembre.

Sovraffollamento, recidiva e suicidi

Nell’ordine del giorno si riportano alcuni dati particolarmente preoccupanti relativi alla situazione carceraria. Come per esempio il mero numero dei detenuti al 31 dicembre 2023: 60.166, su una capienza legale di 51.179, due terzi dei quali per reati legati all’immigrazione clandestina, alla tossicodipendenza e alla salute mentale. Di questi 2.541 sono donne, 9.259 sono in attesa di primo giudizio e 6.385 sono destinatari di condanne non definitive.

Nel 2022 sono stati 85 i suicidi e 70 nel 2023 come già ora a soli nove mesi dall’inizio dell’anno. Numero inquietante anche tra le file della polizia penitenziaria, che nel 2024 tocca le otto unità.

Ampia la popolazione carceraria con problemi psichiatrici gravi e che fa uso di antipsicotici o antidepressivi. Il personale è allo stremo e non riesce a garantire i livelli minimi di sicurezza pur con turni da dodici ore al giorno. Le strutture sono in larga parte state costruite tra il 1900 e il 1950 e all’interno vi lavorano solo 20mila detenuti, di cui 17mila a servizio dell’amministrazione penitenziaria. La risposta del governo, ovvero il decreto “Carcere sicuro” presenta inoltre – secondo gli scriventi – diverse criticità: facilitare l’iter di scarcerazione non inciderà sul surplus di 14.500 detenuti attuale, e le assunzioni promesse saranno 500 nel 2025 e nel 2026 e non basteranno a coprire il turnover.

Cuneo specchio della situazione nazionale

Una situazione che in larga parte è stata confermata anche per la struttura di Cuneo dal direttore Minervini durante la visita della VI commissione consiliare tenutasi lo scorso 20 maggio. E poi riconfermata – ma è soltanto l’episodio più recente dal punto di vista cronologico – dall’aggressione con l’olio bollente ai danni di alcuni agenti di polizia penitenziaria dello scorso 2 settembre.

Il Consiglio non può non esprimere forte preoccupazione per la situazione attuale – si legge nel documento -. Serve che sindaca e giunta s’impegnino per trasmettere al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro della Giustizia, al governo e ai parlamentari quest’ordine del giorno affinché prendano coscienza della situazione reale e implementino il decreto ‘Carcere sicuro’”.

Serve stanziare risorse a favore delle strutture perché possano meglio gestire il sovraffollamento, disporre di spazi appositi e alternativi per i detenuti tossicodipendenti e psichiatrici, concedere ai detenuti immigrati la possibilità di essere estradati e incrementare l’utilizzo di strumenti alternativi alla carcerazione intramuraria. Ma anche implementare opportunità di lavoro all’interno delle strutture per ridurre la recidiva e, in generale, incrementare la presenza dei magistrati di sorveglianza, aumentare le figure professionali e gli agenti di polizia penitenziaria e prevedere nuovi interventi di edilizia e messa a norme delle strutture obsolete e fatiscenti”.

Simone Giraudi

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