Bye bye estate, è ricominciata la scuola. Ed eccola lì, la nostalgia. C’è uno strano fenomeno che ci prende in questo particolare periodo dell’anno, chissà perché.
Guardo bambini e ragazzi intorno a me, tutti entusiasti con le cartelle nuove e dentro astucci, libri, quaderni e tanti sogni. Li guardo e vorrei avere una macchina del tempo (come nel film Ritorno al futuro, presente?) che mi riporti ai primi giorni di settembre dei miei... otto anni. Ritornando a quando ero bambina e poi ragazzina, alla fatidica prima campanella dell’anno scolastico.
Se mentre leggete questo pezzo vi ritrovate ad annuire, allora benvenuti nel club. E se tanto mi dà tanto, questa nostalgia vi farà puntualmente pensare al primo giorno di scuola, un mix di eccitazione, ma anche paura, timidezza e ansia.
Vorrei ritrovare compagni, insegnanti e annotare ogni cosa sulla Smemoranda. Sono proprio un’inguaribile romantica. Mi consola, però, sapere di non essere sola. Anzi, Francesco Marchino di Pocapaglia ha persino scritto una poesia, rimembrando il ritorno tra i banchi di scuola.
Possiamo dire che i suoi versi siano la forma artistica della nostra nostalgia per il rientro in classe, i potenziatori di quella sensazione di beatitudine legata all’infanzia, quando eravamo felici e senza pensieri. Anche se non lo sapevamo.
Si ricomincia
Dopo gli ombrelloni e il mare
con la pelle
che sa di sale
e le corse in motorino
o dietro a quello
sguardo
che diventa essenziale
per volare
dopo il caldo, le Olimpiadi
e qualche compito
fatto di fretta all’ultimo
giorno
è l’ora ancora di studenti
che invadono
le strade al mattino della città
con quegli zaini pesanti
imboccano la via
verso la scuola
e quei banchi
dove maestri e professori
ci provano
a lasciare qualcosa che poi
serva quando
la vita va poi affrontata
con esami
tutti i giorni dove la matematica
non basta
dopo quelle vacanze
manca
già tanto il mare a quei ragazzi
che hanno già nostalgia
di quel bacio durato ore
dopo un gelato sotto la Luna
e il tempo
vorrebbero fermarlo lì
si riparte
con libri nuovi ma cosa
avranno da dire
con lo zaino sulle spalle
e una penna
per scrivere mille volte ti amo
a chi non c’è
ma è rimasto lì
mentre un banco aspetta
è il tempo di ricominciare.