È un vescovo che sorride, monsignor Roberto Repole. Una persona semplice e disponibile. Lo abbiamo visto così a Bra, l’8 settembre, festa della Madonna dei Fiori.
Prima il solenne pontificale, poi il pranzo comunitario con sacerdoti, autorità cittadine e volontari. In mezzo la nostra intervista.
Eccellenza, ogni volta la festa della Madonna dei Fiori assume significati diversi, qual è il senso di quest’anno e che cosa ci lascia in eredità?
«Penso che il senso di quest’anno sia collocabile dentro la grande storia dell’umanità che stiamo vivendo. Quindi penso sia un momento di preghiera e di comunione per chiedere uno dei doni più grandi che forse dovremmo chiedere che è quello della pace, perché davvero è un’umanità dilaniata e ferita dalle grandi disuguaglianze sociali che fanno sì che alcuni debbano morire per trovare soltanto un pezzo di pane. Credo che siamo radunati qui per chiedere questi doni e poi anche per chiedere il dono di una Chiesa che è in Torino e specificamente in Bra che è capace di sentire che il Signore è vivo e presente e ci invita a fare dei passi che sono una novità per poter percepire meglio la sua presenza e poterla renderla disponibile meglio alle donne e agli uomini che incontriamo».
C’è qualcosa che l’ha colpita in questa giornata braidese?
«Mi ha colpito vedere tantissime e tantissime persone che non soltanto si sono radunate e sono confluite qui nel Santuario, ma che avevano davvero uno stile di preghiera, di ascolto della Parola, di silenzio, di meditazione. Questo davvero mi fa pensare che a volte siamo anche noi stessi cristiani incapaci di vedere le bellezze che già ci sono, apprezzarle, poterle gustare, poter permettere che si espandano».
Sempre più fedeli si recano in pellegrinaggio alla Madonna dei Fiori, lo dimostrano la Novena e la festa patronale, che cosa ne pensa?
«Penso che, in un mondo così razionalizzato come quello in cui viviamo, le persone avvertono consapevolmente o inconsapevolmente di aver bisogno di un tocco di tenerezza, di sentire che anche la loro vita affettiva è curata, è presa in considerazione. E credo che la Vergine Maria, la Madonna dei Fiori qui di Bra, in qualche modo, possa offrire questo a tante persone».
Qual è il suo augurio a Bra e ai braidesi?
«È l’augurio di poter sperimentare l’amore di Dio, perché quando sperimentiamo questo davvero la nostra vita si trasforma».
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Chi è monsignor Roberto Repole
Cinquantasette anni, una formazione sacerdotale ricevuta al seminario torinese degli anni Novanta (alla scuola del compianto don Sergio Boarino), teologo, ma anche pastore e con una missione che è partita dalle parrocchie di periferia.
È questo l’identikit di monsignor Roberto Repole, prete dal 1992, poi docente di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale-sezione di Torino, l’Istituto superiore di scienze religiose e il Biennio di specializzazione in teologia morale speciale e alla Licenza nella sede centrale di Milano e direttore della sezione parallela di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale.
Ha firmato e curato decine di monografie, saggi, articoli, voci enciclopediche e libri. Nei suoi interventi si riflette la grande attenzione all’importanza della sinodalità, oltre all’indiscussa capacità di ascoltare giovani, lavoratori, fino a bisognosi e migranti con la sensibilità propria di un figlio di emigranti lucani. Curiosità: suona la chitarra e tifa Toro.