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Attualità | 03 agosto 2024, 07:12

L’estate in reparto: sull’aria condizionata il fiammante Verduno batte Cuneo 100 a 43

Nei 110mila metri quadrati di sale operatorie, ambulatori e stanze di degenza del "Ferrero" una gestione intelligente della climatizzazione coniuga comfort e gestione efficiente dei consumi

L'ospedale di Verduno, aperto definitivamente dal 20 luglio 2020

L'ospedale di Verduno, aperto definitivamente dal 20 luglio 2020

In questi giorni di grande caldo, con i numeri di accesso ai pronto soccorso della provincia da vero assalto (leggi qui e qui), viene da chiedersi quale sia la situazione della climatizzazione nei principali nosocomi della provincia.

Nello specifico, il "Santa Croce e Carle" di Cuneo e l'ospedale "Michele e Pietro Ferrero" di Verduno. Un confronto che è per forza di cose sbilanciato verso la struttura della Cn2. Parliamo da un lato di un ospedale degli anni Sessanta e dall'altro di uno aperto nel 2020, prima per l’emergenza Covid e poi per prendere definitivamente il posto dei due vecchi ospedali di Alba e Bra dopo una gestazione più che ventennale.

 

A CUNEO CLIMATIZZATI NEL 43% DEGLI SPAZI

A Cuneo siamo messi decisamente male: i due ospedali del capoluogo sono climatizzati per il 43% della volumetria totale.

Tradotto, in più della metà dei reparti si boccheggia. Non è un disagio solo per i pazienti, ma anche per il personale che ci lavora. Il Carle e il Santa Croce sono ospedali che dimostrano tutta l'età che hanno e sui quali è difficile e costoso intervenire. 

Il problema della mancanza di climatizzazione, con tutte le conseguenze per chi è ricoverato o ci lavora, rende ancora più evidente la necessità di avere un nuovo nosocomio. Ma ci vorranno, se tutto va bene, sette o otto anni. E nel frattempo? Si tampona. Dove si rimettono a nuovo i reparti, la climatizzazione o la ventilazione sono primari. E' successo nell'area della nuova Ostetricia e Ginecologia e non solo.

 

QUATTRO CANDELINE PER VERDUNO 

Diverso il caso di Verduno. L’architetto Ferruccio Bianco guida la ventina di professionisti che operano presso i servizi tecnici dell’Asl Cn2. Un gruppo di lavoro che negli ultimi anni si è prima occupato di aprire il nuovo ospedale unico, che lo scorso 20 luglio ha festeggiato i suoi primi quattro anni di attività. Poi per adattarlo alle esigenze della pandemia, con la creazione di una seconda rianimazione e di numerosi altri interventi di modifica alle strutture per come erano state pensate sino ad allora; ora coi progetti di trasformazione dei vecchi San Lazzaro e Santo Spirito in case della salute e con quelli riguardanti la riqualificazione delle numerose sedi territoriali dell’azienda sanitaria.  

"Un problema spinoso – ci spiega –, quello del condizionamento degli ambienti di un ospedale, anche perché spesso ci si concentra solo sulla climatizzazione, quando invece nelle strutture odierne bisogna garantire un buon comfort ambientale, ma anche il controllo dell’umidità e dell’aria di ricambio. A Verduno questo è ovviamente avvenuto, visto che è un complesso di nuova costruzione, successivo alla normativa Bindi sull’accreditamento. Questo avviene ovviamente con grosse differenze a seconda della tipologia di locale di cui si tratta. Quando si dice Verduno parliamo di un gigante di 11 piani, due soltanto dei quali destinati ad autorimesse e locali tecnici. Un totale di 110mila metri quadrati di superfici e 350mila metri cubi di volumetria utilizzata per fini sanitari. Un colosso all’interno del quale esistono locali nei quali l’aria viene filtrata e ricambiata in modo forzato 2-3 volte all’ora, come le camere di degenza, e altri, come le sale operatorie, dove questo processo avviene 50 volte nella stessa ora". 

La climatizzazione, il riscaldamento e raffrescamento e più in generale la gestione dell’aria interna alle centinaia di camere, ambulatori, corridoi e sale d’aspetto del "Ferrero" sono funzioni deputate a un sistema di gestione informatizzata dell’immobile che consente di associare un migliore comfort di quanti quotidianamente vivono quegli ambienti – utenti e personale –, a una migliore efficienza energetica e quindi economica. 

"La presenza di controlli, sonde e altri accorgimenti tecnici – prosegue l’architetto Bianco – ci permette di regolare il funzionamento degli impianti a seconda non soltanto della posizione del locale rispetto ad esempio all’esposizione solare, ma anche tenendo conto della presenza al suo interno di persone e del loro numero, di modo da ridurre al massimo gli sprechi". 

 

LA "VARIANTE ECOSOSTENIBILE"

"Tali accorgimenti – ricorda ancora il dirigente – fecero parte di una delle modifiche progettuali apportate in corso d’opera, battezzata non a casa 'variante ecosostenibile', che ci consentì di aggiornare a una serie di nuove tecnologie un progetto che rischiava di nascere datato, visti i suoi lunghi tempi di realizzazione. Con la stessa modifica il progetto del nuovo ospedale unico venne aggiornato con la previsione dei due cogeneratori che oggi assicurano al complesso 12 dei 14 gigawatt di potenza elettrica necessari al suo funzionamento, col corollario di risparmi notevoli, e insieme dell’impianto fotovoltaico da 200 kWp che ne ricopre i tetti e che assicura a sua volta la fornitura di 230mila kWh di energia elettrica all’anno"

 

IL DIRETTORE STA AL CALDO 

Un miraggio per il Santa Croce e Carle di Cuneo, allo stato attuale. Ne è consapevole il direttore generale Livio Tranchida, che miracoli sa di non poterne fare su un edificio che ha più di 60 anni. Nemmeno il suo ufficio, al primo piano del Santa Croce, vicino al Salone di Rappresentanza, è climatizzato. Lo sono gli uffici dirigenziali di corso Brunet, ma Tranchida ha scelto di stare nella sede di via Coppino.

Il suo ufficio è caldissimo, verrebbe da dire per nulla idoneo a importanti incontri di lavoro, in questa caldissima stagione. Ma su questo Tranchida è ferreo: non la vuole. Anzi, sì, ma solo dopo che tutti i reparti del Santa Croce e Carle saranno finalmente climatizzati. Poi toccherà al suo ufficio.

Barbara Simonelli - Ezio Massucco

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