Risuonano i campanacci delle mandrie pronte alla salita in montagna. Sono centomila i capi bovini che nella settimana di San Giovanni (la festa cade lunedì 24 giugno) si avviano alla transumanza verso gli alti pascoli in Piemonte. Secondo i dati dell'Arap (l'associazione Regionale Allevatori del Piemonte) attinti alla Banca dati nazionale dell’Anagrafe bovina, le località d’alpeggio sono circa 1.250, cui vanno aggiunte le stazioni di monticazione extraregionali: alcuni allevamenti piemontesi alpeggiano infatti in Valle d’Aosta e altri ancora in Francia, oltre il colle di Tenda e il colle della Lombarda. Alle mandrie si accompagnano le greggi di ovicaprini, che nel 2023 hanno interessato oltre 105mila capi, di cui 86mila pecore e circa 20mila capre, provenienti da 987 allevamenti diversi. Numeri che aumentano ancora tenendo conto dei circa 1.800 equidi (1.120 asini, 103 muli, 576 cavalli) portati in 482 località d’alpe da 554 allevamenti regionali. I dati vedono in testa la provincia di Cuneo (350 alpeggi distribuiti dalle Marittime al Monviso). Seguono la provincia di Torino, Biella, il Vco, Vercelli e Alessandria. In coda le province di Novara, con un migliaio di armenti, e Asti, con 300 capi.
Spiega Tiziano Valperga, direttore Arap: “Anche la Liguria ha i suoi alpeggi, e ad occuparsene è sempre l'Arap che da alcuni anni ha preso in carico il piccolo ma dinamico sistema allevatoriale della Riviera, caratterizzato dalla presenza della razza bovina Piemontese e della Limousine, con qualche gruppo di Pezzata Rossa, e di altre razze bovine autoctone a limitata diffusione come la Cabannina e la Varzese-Ottonese. Sui pascoli liguri troviamo anche greggi di ovicaprini, tra cui spicca la pecora Brigasca a diffusione limitata a ponente, che tra le valli Arroscia, Impero e Roya fornisce il latte per l’omonima e ricercata toma”.
La transumanza, patrimonio Unesco, assume oggi nuove valenze: dal presidio delle Terre Alte alla promozione della produzione lattiero-caseria di eccellenza, fino alla salvaguardia delle biodiversità animali. Osserva Elia Dalmasso, presidente Arap: “E’ una storia di grandi tradizioni, cadenzata da due date: la salita agli alpeggi a San Giovanni, il ritorno a San Michele, il 29 settembre. Dal lavoro dei nostri margari deriva il benessere dei bovini e la valorizzazione della razza Piemontese e delle altre razze bovine, ovine e caprine che costituiscono il patrimonio zootecnico delle nostre regioni. L’alpicoltura - sottolinea Dalmasso - è difesa e cura dell’ecosistema montano, punto di forza della filiera lattiero-casearia alpina e attrattiva turistica con l’offerta crescente di prodotti tipici e di servizi di ristorazione. Ma non possiamo dimenticare le criticità: la ricerca speculativa di pascoli per ottenere i contributi Pac a scapito dei veri margari e l’esigenza di fronteggiare gli attacchi dei predatori, un incubo per i nostri allevatori. Quest'anno inoltre il maltempo posticiperà la salita sugli alpeggi in alta quota, visto il poco foraggio presente per far pascolare le mandrie”.
La monticazione investe tutta una serie di razze minori per numero ma preziose per la biodiversità, attestate sull'intero arco alpino regionale. Fra queste figurano la Pezzata Rossa di Oropa, la Valdostana, la Barà-Pustertaler razza rustica per eccellenza, la Bruna tipica dell'Ossola e della Valsesia ma con un'enclave nel Cuneese, fino alla rara Tortonese-Varzese, di cui rimangono pochissimi capi. Tra gli ovini vengono portate ai pascoli diverse razze autoctone: Frabosana-Roaschina, Sambucana, Biellese, Tacola e pecora delle Langhe stanziale nei pascoli dell’alta Langa. Tra i caprini abbiamo la Vallesana, la Fiurinà, la Camosciata delle Alpi, la Grigia delle valli di Lanzo, la Sempione e la localizzata Roccaverano.