Un lettore che firma la lettera di seguito pubblicata, segnala alla nostra testata un’esperienza personale recente, legata alla prenotazione di un esame diagnostico. Su tutto, la sua domanda è “Il Diritto alla Salute esiste ancora?”.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell’avvocato Silvio Tavella.
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Egr. Sig. Direttore,
dovrei essere sottoposto ad un’ecografia all’addome, senza carattere di urgenza. Ho tentato di effettuare la prenotazione sia sul sito della Regione, CUP Piemonte, sia contattando il numero verde 800000500, il 17 maggio scorso e poi ritentato il 27 maggio. In entrambi i casi la risposta è stata: non vi è disponibilità.
Quindi: non solo non vi è la possibilità di avere una data, anche in là nel tempo, tra 2,3,4,5 anni, quando anziché aver bisogno di un referto medico avrò magari bisogno di una concessione cimiteriale, ma non viene proprio erogato il servizio.
Il Diritto alla Salute è costituzionalmente garantito, all’art. 32, e si articola nel diritto alle prestazioni sanitarie, alla libertà delle scelte che riguardano la propria salute, al diritto alle cure per gli indigenti.
Quale diritto alle prestazioni sanitarie viene garantito se non mi si permette un esame?
Quale garanzia di cura agli indigenti viene assicurata se solamente chi si rivolge a Enti privati e mette mano al portafoglio ha la possibilità di essere curato, mentre gli indigenti debbono aspettare mesi e mesi se non anni?
Il cittadino ha il dovere di pagare le tasse, lo Stato di erogare i servizi e garantire l’attuazione dei diritti fondamentali dell’uomo e del cittadino (diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro ecc.).
Lo Stato e le Regioni – entrambi responsabili trattandosi di materia, quella di tutela della salute, di competenza di entrambi (“concorrente, ai sensi dell’art. 117 Cost.) hanno, nel mio caso, violato la Costituzione e i miei diritti di cittadino italiano.
Farò valere le mie ragioni nelle competenti sedi giudiziarie. Ma non è questo il punto.
Il punto è che se il grado di civiltà di uno Stato si misura dalla qualità dei servizi erogati, allora, se lo debbo valutare da questa personale esperienza, non ho timore alcuno nell’affermare che lo Stato in cui vivo oggi è uno Stato incivile.
Silvio Tavella