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| 22 maggio 2024, 08:00

Giro in chiaro-scuro, tra l'incubo meteo e il dietrofront ci sono Pellizzari e Pogacar: il ciclismo

L'organizzazione "batta i pugni sul tavolo" con l'Uci per lo slittamento della corsa di almeno una settimana. Oggi tappa impegnativa, la fatica si farà sentire

Photo credits: LaPresse

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Il Giro d'Italia fa parlare e tacere. Faccio mio un detto che mi è molto familiare che solitamente viene tirato fuori quando si è alla ricerca di funghi e si è gasati quando se ne riescono a trovare di continuo e si sta muti quando invece si rimane a mani vuote.

È stata un po' così la giornata di ieri della Corsa Rosa. Luci e ombre, forse troppe. L'organizzazione a conclusione di due giorni di riunioni fiume della Commissione Extreme Weather Protocol decide di tagliare anche l'Umbrailpass (il piano B dopo la cancellazione dello Stelvio deciso la settimana prima) visto che il maltempo non ha consentito nè di far la salita in sicurezza ne tanto meno la discesa successiva.

Una soluzione alternativa prima del peggioramento delle condizioni meteo era stata presa, con i corridori (contrari. ndr) che supportati da tre veicoli avrebbero ricevuto in caso di richiesta impermeabili/abbigliamento termico, consentendo così di poter effettuare la salita del Giogo di Santa Maria. Nulla di fatto però per la consistente nevicata e quindi spazio alla stretta di mano per la passerella a Livigno.

Ma l'accordo è stato disatteso per il troppo freddo e la neve con il gruppo che ha deciso di non fare i km cittadini e non partire da Prato allo Stelvio ma scattare invece da Lasa-Laas in Val Venosta con un taglio alla fine della tappa che si è attestato sugli 84 km.

Insomma, falla nel sistema a 360°. Detto che mettere a rischio la salute dei ciclisti è da escludere a prescindere, perchè non trovare una soluzione che accontentasse tutti già dalla giornata di riposo così da evitare di rincorrere gli orari stabiliti, creare una situazione di stallo e lasciare in ballo i ciclisti stessi? Detto che si rischia già troppo in condizioni normali (vedi soprattutto le volate), il tema della sicurezza non va messo in discussione e che qualcuno si prenda la responsabilità di farli correre in condizioni estreme è fuori di dubbio. Il ciclismo è cambiato rispetto ad una volta, mettiamocelo in testa.

Poi si ritorna al tema dei temi. Mio cavallo di battaglia da tempo. Ci vuole questo benedetto slittamento di una o due settimane del Giro per evitare sempre queste metereologiche situazione kafkiane. Rcs dovrà "sbattere i pugni" sul tavolo dell'Uci. Ne va della credibilità della corsa stessa.

Mettendo il punto alla vicenda, parliamo di ciclismo. La tappa nel suo essere monca è stata bella con l'attacco revival di Alaphilippe e Maestri, si sono fatti strada prima Ballerini, poi il trio Costiou, Scaroni e soprattutto Pellizzari della Vf Group Bardiani Csf.

Il più giovane in gruppo ma con una voglia di mangiare l'asfalto che fa impressione. Lanciato verso una vittoria di tappa che avrebbe avuto dell'incredibile, spinto da un tifo (soprattutto da casa) e da un tempo da lupi, ha visto svanito il sogno solo a causa dell'arrivo sul Monte Pana del Cannibale sloveno. Che a bassissima velocità ha cercato in tutti i modi di provare a tenerselo a ruota. Purtroppo invano perchè l'acido lattico lo stava consumando. Pogacar però ha dato proprio l'impressione di volerlo aspettare guardandosi spesso indietro, cosa che solitamente non è sua abitudine fare. Solo con il sopraggiungere di Dani Martinez ha spinto per portarsi a casa il quinto hurrà.

Atteggiamento da arma a doppio taglio, strapositivo e bellissimo per il gesto che probabilmente avrebbe voluto mettere in ato, dall'altra faccia della medaglia le critiche forse sarebbero piovute in caso di "regalo".

È finita comunque con una vittoria e il finale è da Oscar. Pellizzari giunto poi secondo al traguardo ha chiesto a Tadej gli occhiali, il quale oltre a donarglieli gli ha regalato pure la sua maglia rosa. Il tutto condito da un abbraccio finale.

Solo nel ciclismo può capitare.

 

IL COMMENTO TECNICO di Marco Rebagliati:

Tappa 17, altra tappa di montagna che viene dopo la giornataccia di ieri che sicuramente rimarrà nelle gambe di molti corridori. Da Selva di Val Gardena a Passo Brocon, 159 chilometri e ben 4200 metri di dislivello. Il via subito in salita verso il Passo Sella, poi lunga discesa verso Predazzo dove inizia il Passo Rolle. Si scala il Passo Rolle seguito dal Passo Gobbera e dopo Canal San Bovo la prima scalata al Passo Brocon dal versante Nord. Passaggio accanto alla zona di arrivo e discesa ampia e veloce fino a Castello Tesino e Pieve Tesino dove inizia la salita finale. Tappa impegnativa soprattutto dopo la lunga giornata di ieri che ha tenuto tutti impegnati per ore a capire cosa si sarebbe fatto. Siamo nell'ultima settimana di Giro quindi la stanchezza regna in gruppo e può succedere di tutto.

 

Photo credits: LaPresse

Luciano Parodi

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