Popoli lontani che hanno cambiato la storia dell’Occidente e il rapporto fra Cattolicesimo ed Ebraismo nell’Italia del Cinquecento. Sono gli scenari delineati, nella lectio magistralis tenuta la mattina di sabato 18 maggio, dalle storiche Marie Favereau e Tamar Herzig, vincitrici del premio internazionale Cherasco Storia, davanti a centinaia di studenti universitari e dei licei, radunati in piazza degli Alpini per la 23ª edizione del riconoscimento.
Chiamato sul palco per aprire il momento conclusivo della rassegna, il presidente degli industriali cuneesi, il cheraschese Mariano Costamagna, ha ribadito lo stretto legame fra Confindustria e il Cherasco Storia: «Saremo sempre a fianco di questa manifestazione perché lo sviluppo della cultura è fondamentale per sostenere il sistema di welfare aziendale che fa della nostra provincia un’isola felice nel panorama economico nazionale». L’imprenditore era già stato protagonista - assieme a Giuliana Cirio, direttrice degli industriali della Granda - di un incontro fra mondo datoriale e studenti, tenutosi la mattina di venerdì 17 maggio.
Medievista, specializzata in storia delle civiltà mongole e arabe, Marie Favereau, docente all’Università di Parigi-Nanterre, ha illustrato la genesi della sua opera, “L’orda. Come i Mongoli cambiarono il mondo”, uno studio dedicato alle vicende dell’Orda d’oro, potente impero fondato fra la Russia e l’Asia centrale dai discendenti di Gengis Khan.«L’opera vuole segnare un cambiamento nel paradigma interpretativo: da tempo si parla di Imperi delle steppe per indicare entità politiche basate su logiche di aggressione e conquista, l’Impero mongolo fu più di questo, durò per tre secoli perché riuscì a inserire la conservazione dell’identità nomade mongola all’interno di dinamiche di assimilazione».
Studiosa del Rinascimento e della prima Età moderna, Tamar Herzig, docente all’Università dei Tel-Aviv, narra in “Storia di un ebreo convertito. Arte criminalità e religione nell’Italia del Rinascimento” la conversione imposta a Salomone da Sessa, apprezzato orafo ebreo, attivo alla corte di Ercole d’Este. L’artigiano si sottopose al battesimo, con la famiglia, nel 1491, per sfuggire a una condanna capitale per sodomia. L’opera, ha spiegato Herzig, evidenzia da un lato «la possibilità per un figlio di prestatori ebrei di diventare un artista di fama internazionale, ma anche l’impossibilità, nonostante il grande successo, di recidere totalmente i legami con la comunità d’origine». Vi è infine il tema della «finta tolleranza, nell’Italia rinascimentale, verso gli ebrei: la loro conversione era una priorità, per la Chiesa e i sovrani, nella seconda metà del Quattrocento».
Fra gli interventi mattutini anche quello di Mario Turetta, segretario generale del Ministero della Cultura, insignito del Cherasco Storia nella sezione arte e cultura. Torinese, direttore “avocante” dei Musei reali di Torino ha riassunto l’operato del dicastero, del quale coordina 12 sezioni. «L’Italia dedica alla cultura una delle percentuali di Pil più basse fra gli stati d’Europa: circa 4 miliardi. Con questi fondi riusciamo a garantire una valorizzazione del nostro straordinario patrimonio storico-artistico».
La consegna dei riconoscimenti alle 15 è stato l’atto conclusivo della manifestazione. Oltre alle storiche Favereau ed Herzig vincitrici con le loro opere, e al segretario generale Turetta, sono stati insigniti anche gli aggiudicatari dei premi collaterali della rassegna: a Simona Colarizi, docente emerita dell’Università, vincitrice è andato il riconoscimento alla carriera; al giornalista Ferruccio De Bortoli il premio giornalistico, sostenuto dalla Fondazione De Benedetti Cherasco 1547; a Giovanni Quaglia, ex presidente della Fondazione Crt il premio dedicato alle fondazioni bancarie. Le attività sono terminate con la consegna delle borse di studio agli studenti coinvolti nell’iniziativa.