A margine dell’Expo della Sostenibilità tenutosi ad Alba a Palazzo G. Morra nel weekend appena trascorso, sabato 6 aprile si sono radunati all’ingresso della kermesse alcuni dimostranti di Assemblea in Movimento e volontari del Centro di Prima Accoglienza Albese (CPAA). Con cartelli e la distribuzione di una lettera aperta hanno rivendicato misure urgenti per affrontare la carenza di docce pubbliche e spazi dedicati all’accoglienza delle persone in emergenza abitativa.
Assemblea in Movimento affronta il tema del diritto alla casa con un approccio intersezionale, cosciente delle discriminazioni che influenzano la vita delle persone e soprattutto delle minoranze, e fa della sostenibilità ambientale dell’abitare un elemento chiave e inscindibile dallo sviluppo della dimensione sociale, perché si possa parlare di «vera» sostenibilità.
A raccogliere le istanze del gruppo si è intrattenuto il Sindaco di Alba Carlo Bo, ospite della Conferenza “+Futuro” nell’ambito dell’Expo della sostenibilità. Il primo cittadino albese ha conferito con i manifestanti riassumendo alcune delle misure già adottate e cercando un confronto sulle questioni ancora aperte. In particolare, preoccupa la situazione di accessibilità a servizi e docce.
È infatti previsto che nel mese di agosto e per circa tre settimane il centro di accoglienza Caritas di via Pola chiuda l’accesso alle docce per lavori di rifacimento. Questa chiusura impone, però, la ricerca di un’immediata alternativa per le persone senza fissa dimora che abitualmente frequentano il servizio. Il bisogno c’è, ma un servizio pubblico per farvi fronte è da costruire, dopo che le docce pubbliche di piazza Prunotto messe a disposizione la scorsa estate sono state chiuse. Assemblea in Movimento ne chiede la riapertura e rivendica l’aumento di alloggi pubblici a canone sociale e la necessità di alleggerire il carico che il Centro di Prima Accoglienza Albese sostiene nel garantire un posto in dormitorio a tutte le persone che ne hanno bisogno.
A proposito della struttura di via Pola, è stato siglato venerdì 5 aprile il protocollo d’intesa fra Comune di Alba, Consorzio socio-assistenziale Alba Langhe Roero e Fondazione Caritas Diocesana Albese sulla gestione del Centro di Prima Accoglienza Albese.
Come reso noto nel comunicato stampa congiunto: “La Fondazione Caritas Diocesana Albese si impegna a gestire il Centro di prima accoglienza di via Pola e garantirne l’apertura a proprie spese e con proprio personale qualificato. I posti letto nella struttura sono 18, disponibili da lunedì a domenica dalle ore 18 alle ore 8. La permanenza presso il Centro potrà durare sino a trenta giorni, prorogabili di ulteriori quindici, su indicazione congiunta degli operatori coinvolti. (…) Ulteriori 9 posti saranno ricavati sempre in via Pola in seguito alla ristrutturazione di tre unità abitative per soggetti residenti sul territorio attraverso progetti concordati con il Consorzio socio-assistenziale, finalizzati a un percorso più strutturato da definirsi come seconda accoglienza in vista di una maggiore autonomia abitativa e lavorativa delle persone inserite”.
Si rivolgono per accoglienza e assistenza presso la struttura soprattutto giovani adulti in condizione di fragilità sociale, prevalentemente di origine africana, impiegati come manovalanza nei settori agricolo e edilizio, senza collegamenti familiari significativi e privi di idonea sistemazione alloggiativa, e chi, per motivazioni diverse, non dispone di un posto letto dignitoso.
Il Sindaco di Alba Carlo Bo e l’Assessore alle politiche sociali Elisa Boschiazzo hanno dichiarato, alla firma del protocollo: “Il centro di via Pola è un punto di riferimento per l’intero territorio e Alba ha voluto farsi capofila di nuove procedure di accoglienza, ormai necessarie visti i cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni legati al lavoro stagionale, ma non solo”. Istituzioni e manifestanti sono consapevoli che il nodo del diritto alla casa non è relegato all’emergenza: ad Alba sono 200 le famiglie aventi diritto che attendono l'assegnazione di una casa popolare.
Di concerto con le misure già in atto o in lavorazione per far fronte alle necessità urgenti, “si rende necessaria una pianificazione attenta e lungimirante”, prosegue Oreste Borra di Assemblea in Movimento, a colloquio informale con il Sindaco. “Il vincolo del pareggio di bilancio è stato un errore in quest’ottica, perché una città in salute come Alba potrebbe e dovrebbe trovare il modo di reinvestire nell’edilizia sociale con un piano pluriennale di investimento”.
Canoni elevati e redditi bassi. Fuori dall’emergenza contingente di alcuni, esiste la condizione di disagio abitativo, un problema cronico e complesso che richiede soluzioni a lungo termine.
“Sempre più sovente ci interfacciamo con lavoratori – anche chi produce i prodotti pregiati del territorio – e nuclei familiari che non possono più farsi carico delle spese di affitto o gestione della casa, a fronte dei forti aumenti dei costi dell’abitazione e di carenze abitative strutturali” dichiara Martina Amisano, tra i manifestanti. “Non si tratta di una problematica che affligge solo persone con difficoltà intrinseche”. O che magari una casa non l’hanno mai avuta, come si potrebbe essere portati a pensare.
Alle persone in condizione di disagio abitativo spetta la possibilità di ricorrere agli alloggi popolari nel comune di residenza e, per le persone in emergenza abitativa, esiste una graduatoria urgente a parte. Tuttavia, Alba – che negli ultimi anni è stata interessata dalla riqualificazione degli appartamenti in edilizia convenzionata di via Gallizio, alla Moretta, con la sistemazione di 120 unità abitative, oltre che con manutenzioni nei mini alloggi di via General Govone – vive anche una situazione peculiare per cui esistono alloggi disponibili che non vengono assegnati perché gli aventi diritto scelgono di rifiutare, finendo per venire esclusi dalle graduatorie. Succede a Piana Biglini, che ospita 13 appartamenti di edilizia residenziale pubblica giudicati talvolta “troppo lontani dal centro” e per questo rifiutati.
Le politiche abitative sulle quali c’è margine di intervento per l’Amministrazione comunale non sono incisive quanto la situazione meriterebbe. Un’Amministrazione, per esempio, ha ben poco margine per intervenire nel mercato immobiliare privato degli affitti, giudicati elevati e proibitivi nell’Albese, e talvolta, riscontra difficoltà burocratiche nel recupero e nella riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. È il caso dell’ex deposito di Ferrovie dello Stato accanto alla stazione dei treni di Alba, teatro di scene di degrado.
Per la struttura, di proprietà di RFI (Rete Ferroviaria italiana), è stata recentemente disposta la chiusura dopo un sopralluogo congiunto di Asl e Questura, che ha accertato diverse irregolarità. L’Amministrazione ha chiesto di poter acquisire l’immobile, anche in funzione della realizzazione di un ostello della gioventù, ma l’iter per restituire eventualmente il carattere di accoglienza all’immobile non è immediato e il privato non pare al momento intenzionato a vendere.
La gestione del fabbisogno abitativo resta, in sostanza, un tema delicato che necessita di intensa collaborazione tra tutti gli attori della rete sociale per fornire risposte adeguate e durature.