Attualità - 10 aprile 2024, 07:57

Lo spettacolo dell’eclissi totale di Sole del 2024 a confronto con quella dell’11 agosto 1999

Le foto di Enrico Ruggeri ci ricordano l’ultima eclissi totale di Sole del millennio, quando l'Europa trattenne il respiro

Vedere un’eclissi totale di Sole è un’esperienza incredibile. Lo sanno bene in Nord America, dove milioni di persone hanno alzato la testa per l’evento astronomico del 2024, tra scuole chiuse, stadi pieni, alberghi sold out, nozze di massa, esperimenti scientifici e le teorie complottiste, da quelle apocalittiche a quelle politiche.

Il “sole nero” ha preso forma lunedì 8 aprile alle 12.39 locali sulle isole Cook nel Pacifico, quindi è apparso sulla costa del Messico vicino alla città di Mazatlan per proseguire negli Usa e nel Canada orientale, prima di spegnersi nell’Oceano Atlantico.

Tra le città che hanno avuto la fortuna di godere l’eclissi totale ci sono San Antonio, Dallas, Indianapolis, Cleveland, Buffalo e, in Canada, Montreal, oltre alle cascate del Niagara, dove circa un milione di persone hanno atteso con il fiato sospeso.

Per gustarsi meglio il fenomeno, a Washington ci sono stati assembramenti sul National Mall, mentre a Manhattan c’è chi addirittura è salito sui tetti dei grattacieli lungo la costa che si affaccia sulla baia di New York.

L’oscurità è durata più del solito, circa 4 minuti, durante i quali si sono registrati diversi fenomeni: abbassamento delle temperature di diversi gradi, comportamento anomalo di animali e piante e l’apparizione di una super corona del Sole (per la concomitanza con il periodo di massima attività solare), insieme a stelle e pianeti.

L’Europa ha potuto accontentarsi di guardare lo spettacolo in tv, mentre sui social il fotoamatore Enrico Ruggeri ci ha riportato con la memoria all’11 agosto 1999 per l’ultima eclissi totale di Sole del millennio. Tutto il vecchio continente si era messo con il naso all’insù per osservare il fenomeno e con ogni timore legato ad antiche profezie apocalittiche, che furono tante!

L’ombra della Luna iniziò il suo viaggio sull’Oceano Atlantico, spostandosi rapidamente verso est. Prima che il Sole raggiungesse il suo zenit, il buio si è abbattuto sul sud del Regno Unito, il nord della Francia, attraversato Belgio, Lussemburgo, il sud della Germania, Austria, Slovenia, Croazia e il nord dell’ex Jugoslavia. Il punto di massima oscurità si verificò nei pressi di Ocnele Mari, in Romania, alle 11.03 UTC, dove il Sole fu completamente coperto per 2 minuti e 22 secondi.

Il percorso continuò poi verso est, attraversando la Bulgaria, il Mar Nero, la Turchia, l’Iran, il sud del Pakistan e l’India, per concludere il suo tour nel Golfo del Bengala. Un viaggio celeste che ha unito diverse culture e paesi sotto il medesimo cielo oscuro.

L’evento segnava il ritorno di un’eclissi totale in Europa dopo quella del 22 luglio 1990 e non si sarebbe ripetuta fino al 20 marzo 2015. L’eclissi del 1999, con una magnitudine di 1.029, non solo ha offerto uno spettacolo naturale straordinario, ma ha anche permesso agli scienziati di studiare i dettagli più intimi dell’interazione tra Luna e Sole.

Il 15 febbraio del 1961, invece, rimarrà a lungo nel ricordo della generazione di italiani nata tra la fine degli anni ‘40 e la prima metà degli ‘50. Infatti l’eclissi di Sole di quel giorno è stata e rimane l’ultima eclissi totale di Sole visibile dal Belpaese.

Noi europei, dopo quella dell’11 agosto 1999, avremo la possibilità di vedere un’eclissi il 12 agosto del 2026. Il fenomeno sarà totale in Spagna, mentre nell’Italia occidentale raggiungerà il 90%. Per goderci un’eclissi totale di Sole dall’Italia ci vorrà un (bel) po’ più di tempo, la prossima sarà il 3 settembre 2081.

Suggestioni e leggende legate al Sole che scompare

Quando la Luna si allinea con il Sole in cielo, avviene un’eclissi solare. A volte parziale, a volte totale, a volte anulare, a seconda del moto reciproco tra la Terra e la Luna e a seconda del luogo della superficie terrestre da cui si osserva l’evento.

Il giorno che si tinge di nero. Le tenebre che divorano la luce. Le stelle a mezzogiorno. Le eclissi solari hanno accompagnato tutto il corso della storia umana. E per millenni sono state un fenomeno che ha terrorizzato popoli e sovrani, eserciti e generali: un funesto presagio, perché rovesciamento del quotidiano e del senso comune.

La memoria più antica di un’eclissi ha viaggiato fino a noi sul filo della leggenda. Siamo in Cina, più di 4mila anni fa. In previsione di un’eclissi, tamburi e arcieri reali dovevano essere pronti per spaventare e combattere il drago che divorava il Sole. La sua scomparsa, seppure per pochi minuti, era infatti un pessimo presagio per la sorte dello stesso re, legittimato dal volere celeste. I cinesi, dunque, erano in grado di fare previsioni già 2mila anni prima di Cristo. La storia narra che Hsi e Ho, i due astronomi di corte, mancarono però la previsione, non per imperizia, ma perché erano ubriachi. Non si riuscì a mettere mano in tempo alle mazze e agli archi, ponendo così a rischio la vita dell’imperatore. Per punizione, Ho e Hsi furono giustiziati, ma la loro vicenda ci ha consegnato forse la testimonianza più remota di un’eclissi nella storia della civiltà: quella del 22 ottobre 2137 a.C..

Il primo documento scritto relativo a un’eclissi di Sole è invece quello rappresentato dalla tavoletta ritrovata nel 1948 a Ugarit, nell’attuale Siria, incisa in scrittura cuneiforme. Riporta la descrizione dell’oscuramento e la comparsa di Marte in pieno giorno. Gli studiosi, proprio sulla base della posizione di Marte e della datazione della tavoletta, hanno ipotizzato che si tratti del fenomeno accaduto il 5 marzo 1223 a.C..

I riferimenti alle eclissi nella storiografia e nella letteratura antiche sono naturalmente diversi, dall’Antico testamento al poeta greco Archiloco. Anche Omero ne parla nell’Odissea: il ritorno a Itaca di Ulisse è preceduto proprio dall’oscuramento del Sole. In questo caso la sventura portata dall’eclissi si abbattè sui Proci. Era il 16 aprile 1178 a.C. quando il Sole fu «tolto dal cielo e un’oscurità sinistra invade la terra». La data è risultato dello studio di questi versi e dei dettagli astronomici presenti nel poema che hanno permesso di collocare, quindi, anche la caduta e la distruzione di Troia con buona precisione, tra il 1192 e il 1184 prima di Cristo.

Ci sono poi i vangeli che, quando parlano della crocifissione di Cristo, descrivono il buio che cala su tutta la Terra per tre ore. La durata è eccessiva, perché le eclissi durano al massimo una manciata di minuti, ma è possibile che quella descrizione fosse stata ispirata da un’eclissi. L’ultima cena è ambientata all’inizio della Pasqua ebraica, giorno di Luna piena, ed è proprio in corrispondenza del plenilunio che può avvenire l’allineamento tra Sole e Luna. Ci fu un’eclissi il 3 aprile del 33 d.C., ma non fu visibile da Gerusalemme. Un’altra, pur se parziale, avvenne invece nel 29 d.C. ed è più plausibile con gli avvenimenti.

A metà dell’800 risale la prima “foto” di un’eclissi: un dagherrotipo che per la prima volta immortalò la corona solare, grazie allo schermo posto dalla Luna. Pochi anni più tardi fu proprio grazie ad un’eclissi che il francese Pierre Janssen e l’inglese Norman Lockyer poterono scoprire l’esistenza di quello che ora sappiamo essere il secondo elemento più presente nell’universo: l’elio. Ottennero lo stesso risultato lavorando indipendentemente: analizzarono lo spettro di emissione della luce della corona solare, scoprendo che non aveva alcun riscontro con tutti gli elementi conosciuti fino ad allora. Il nome del nuovo elemento fu scelto proprio ispirandosi alla nostra stella.

Quello scampolo di notte che piomba nel bel mezzo del giorno ha fornito anche una conferma alla legge della Relatività generale di Einstein. In particolare la teoria che un campo gravitazionale può deflettere anche la luce. Il 29 maggio 1919 le due spedizioni organizzate da sir Arthur Stanley Eddington in Brasile e nella Guinea Spagnola avevano l’obiettivo di fotografare l’eclissi e le stelle più luminose che apparivano nella stessa regione del disco oscurato del Sole. Il confronto delle lastre con la posizione che avrebbero dovuto occupare in condizioni di osservazioni normali diede la prova che la luce delle stelle era stata deviata dal campo gravitazionale del Sole. Einstein ci aveva visto giusto.

Silvia Gullino