Tra una decina di giorni si chiuderanno i bandi per le designazioni dei venti componenti il consiglio generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, primo passo verso il rinnovo degli organi.
Siamo ai prodromi di una battaglia che avrà il suo epilogo in aprile con l’elezione del nuovo presidente, chiamato a subentrare ad Ezio Raviola, e del nuovo consiglio di amministrazione.
Una partita che si gioca su un doppio campo, territoriale e politico.
Per ciò che concerne il primo aspetto, in questa tornata, la ripartizione zonale è così suddivisa: 7 posti al Cuneese, 5 ciascuno all’Albese e al Monregalese, 1 al Braidese, 2 per l’intero ambito provinciale.
Di questi, 8 sono istituzionali, appannaggio cioè delle amministrazioni comunali, così attribuiti: 2 ciascuno a Cuneo e Mondovì, 1 per Alba, 1 ciascuno per Canale, Dronero e Villanova Mondovì.
Nomine oltremodo ambìte, per le quali il Ministero dell’Economia e delle Finanze (preposto alla vigilanza sulle Fondazioni di origine bancaria) ha annunciato un giro di vite.
Vale a dire che i requisiti “di onorabilità”, rispetto al passato, sono divenuti stringenti.
Ne ha dato conto un paio di giorni fa “Milano Finanza” dettagliando lo “screening di onorabilità” per accedere nella sancta sanctorum delle Fondazioni.
“Le figure apicali – scrive il quotidiano politico-economico – devono rispettare severi requisiti di onorabilità non solo di tipo fiscale o finanziario, ma anche per reati diversi come, per esempio, quelli contro la persona o per vicende definite attraverso patteggiamenti. La mancanza dei requisiti infatti – segnala riferendosi ad una circolare del Ministero – farebbe scattare la decadenza anche qualora questi elementi venissero a galla dopo l’eventuale nomina. Ragion per cui la due diligence sui candidati dovrà essere particolarmente accurata”.
Ciò premesso, la politica non ha ancora calato le sue carte, se si escludono alcune esortazioni a trovare soluzioni condivise per scongiurare lo scontro, così come era successo nel 2016 quando l’elezione a presidente di Giandomenico Genta era avvenuta con un solo voto di differenza sul suo competitor, l’albese Antonio Degiacomi.
Esortazioni che – senza voler fare il processo alle intenzioni – sottendono il senso del “Si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace prepara la guerra).
Così come talune dichiarazioni di questi ultimi giorni da parte dei protagonisti hanno il sapore di un gesuitismo da circostanza, che rievoca un linguaggio paludato d’altri tempi, degno di miglior causa.
La verità – come sempre – è più prosaica: c’è già chi, pallottoliere alla mano, si lancia nella conta e chi, viceversa, si rivolge a Ministero ed Acri per avere conforto su presunte incompatibilità.
Sul tavolo, come risaputo, ci sono i nomi di Mauro Gola, attuale presidente della Camera di Commercio e già presidente di Confindustria Cuneo, e quello di Federico Borgna, ex sindaco di Cuneo ed ex presidente della Provincia.
Entrambi, per ragioni diverse, hanno ostacoli da superare prima di arrivare sulla rampa del trampolino di lancio per la presidenza.
Accanto a questi, seppur al momento in posizione più defilata, circolano i nomi di uno dei due attuali vicepresidenti, l’albese Francesco Cappello, unico componente del cda uscente ancora rieleggibile, e del commercialista cuneese Massimo Gramondi, dello studio Mariotta-Musso-Gramondi, studio di cui faceva parte il compianto Pierfranco Risoli.
Ad oggi - per quanto se ne sa e prima che la politica entri in campo con l’artiglieria pesante – il duello si annuncia tra Gola e Borgna.
Mentre gli allibratori cominciano a raccogliere le scommesse, c’è chi – con antica prudenza - rammenta loro l’adagio “Chi entra papa in conclave, esce cardinale”.
Un monito che certifica un’estrema incertezza quando mancano meno di 60 giorni al rush finale.