Non c'è stata truffa e nemmeno caporalato. I fatti non sussistono. È questa la sentenza emessa stamane in tribunale a Cuneo dal giudice Giovanni Mocci nei confronti di quattro responsabili di alcuni Centri di Accoglienza Straordinaria (Cas) della Granda, finiti sui banchi degli imputati perché accusati di truffa e caporalato.
Al centro dell’inchiesta giudiziaria, nata dall'operazione "Lino", indagine condotta dalle Fiamme Gialle nel 2017, c'era l’Immacolata 1892 Srl, società incaricata della gestione di sei centri di accoglienza in diverse zone del Cuneese: uno a Valdieri, tre a Ceva e due a Borgo San Dalmazzo. Poi La Casa dell’Immacolata Srl e infine Il Tulipano: la prima gestiva il Cas di Belvedere Langhe, la seconda i centri di Savigliano (Levaldigi), Bene Vagienna e Monterosso Grana.
La loro gestione da parte delle cooperative era nata in virtù dell’accordo quadro stipulato in fase emergenza migranti, che prevedeva erogazioni di fondi da parte della Prefettura e a favore di quest'ultime nell'ordine di 34,90 euro giornalieri per ciascun richiedente asilo ospitato.
Da qui era nata l'ipotesi di truffa che, in sede di discussione, non ha più trovato l'avvallamento da parte Procura portando dunque a compiere un passo indietro e chiedere l'assoluzione degli imputati. Stessa sorte anche per la contestazione di caporalato.