Regione - 21 dicembre 2023, 10:44

Emergenza cinghiali, a un anno dalla petizione il CoAARP tuona: "Silenzio assordante dalle istituzioni"

Il comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi, traccia un bilancio del 2023: "Ignorate dalla Regione le proposte supportate da 7 mila firme, tra cui 1.200 imprese agricole ed amministratori locali"

L’analisi dell’annata 2023 sulla gestione dell’emergenza è impietosa: silenzio assordante della Regione mentre la PSA si diffonde a macchia d’olio e raggiunge gli allevamenti di suini, la rete costata 17 milioni di euro fa acqua da tutte le parti, gli abbattimenti di cinghiali sono ampiamente al di sotto degli obiettivi prefissati, ostruzionismo evidente sulle azioni di autodifesa e incombe sempre, dietro l’angolo, la realizzazione della filiera di carne di cinghiale.

Il tutto sotto gli occhi intorpiditi delle associazioni di categoria agricole impegnate costantemente su altre tematiche mediaticamente più appaganti.

Lunedì 19 dicembre 2022, esattamente un anno fa, in occasione del sit-in “Stop al Cinghialismo!” promosso da CoAARP (Comitato Amici degli Ambienti Rurali Piemontesi) per manifestare pubblicamente in Piazza Castello innanzi agli uffici della Giunta Regionale l’evidente fallimento della gestione della specie cinghiale, una rappresentanza si recava a Palazzo Lascaris per consegnare all’ufficio del protocollo del Consiglio Regionale il plico di 7 mila sottoscrizioni raccolte a supporto del testo nel quale il CoAARP segnala le importanti problematiche generate dalla proliferazione incontrollata del cinghiale e diverse proposte per ridurre questo squilibrio. Tra le 7 mila sottoscrizione ci sono circa 1200 imprenditori agricoli piemontesi e centinaia di Primi Cittadini dei comuni piemontesi. Contrariamente a quanto comunicato inizialmente al Primo firmatario ad un anno esatto dalla consegna della petizione il Consiglio Regionale, presieduto da Stefano Allasia, e la Terza Commissione Permanente presieduta dal Consigliere Regionale Claudio Leone, nonché dirigente locale di Federcaccia, non ha fatto pervenire alcuna richiesta di audizione pubblica o, quanto meno, una qualche forma di sterile comunicazione e tantomeno è stata inserita nell’ordine del giorno nelle discussioni consiliari, come previsto dal regolamento del consiglio regionale. Intanto la PSA (Peste Suina Africana) sta dilagando a macchia d’olio anche fuori regione, al momento i suinicoltori del cuneese non sono direttamente coinvolti dall’infezione, ma il rischio di contagio e seguente catastrofico collasso del comparto è elevatissimo. I 17 milioni di euro per la recinzione nella zona rossa, invocazione dell’intervento dei militari e l’accentramento del contenimento al mondo venatorio hanno solo illuso gli imprenditori agricoli professionali che invece si sono visti costretti nuovamente a trovare una soluzione da soli per ridurre i danni, attraverso le azioni di autodifesa e i recinti elettrificati. I numeri parlano chiaro, dei 58 mila abbattimenti preventivati per il contenimento della PSA, solo 30 mila capi sono stati abbattuti di cui la metà attraverso attività di contenimento anche in aree protette con interventi di guardie pubbliche, contenimento in notturna, autodifesa degli agricoltori e utilizzo di gabbie e recinti di cattura. Potenziamento del contenimento gestito da figure professionali pubbliche, come richiesto fin dall’inizio dal CoAARP, potrebbe dare ottimi risultati in tempi brevi come dimostrano i dati sopracitati. Mentre il Piemonte vorrebbe istituire la figura del Professional Hunter, elargendo denari pubblici a figure private provenienti direttamente dal mondo venatorio, regioni italiane come l’Emilia Romagna ha già stanziato 1,1 milioni di euro per il 2023-2024 a favore della polizia provinciale per il contenimento delle specie nocive e per la gestione di “super-gabbie” di cattura, nell’ottica di utilizzare sistemi efficaci e sostenibili nel contenimento della PSA; azioni simili sono presenti anche a livello locale con iniziative di alcuni Comuni piemontesi.

Non possiamo dimenticare la staffetta tra i due Commissari Straordinari alla gestione della PSA. L’ultimo in ordine di arrivo, Vincenzo Caputo (sostituto di Angelo Ferrari) non ha nascosto la volontà di realizzare una più articolata e coordinata filiera della selvaggina a livello nazionale. Questo significa che l’idea di realizzare una filiera della carne di cinghiale per alimentazione umana i cui costi sono sostenuti dalla collettività mentre gli utili sono sempre a vantaggio di un manipolo di pochi eletti continua ad essere attuale. CoAARP sottolinea la netta contrarietà del mondo agricolo alla realizzazione di questa sciagurata filiera.

Non risparmiamo una tiratina di orecchie anche alle associazioni di categoria del nostro settore. Fa sorridere pensare che si sia riuscito a far approvare in tempi rapidissimi il disegno di legge nazionale riguardante il blocco della produzione e commercializzazione della carne cosiddetta “sintetica”, mentre sul fronte della gestione della selvaggina nociva, sui tempi biblici di erogazione degli indennizzi connessi ai danni e sulla costante possibilità di realizzare la filiera ci sia un evidente noncuranza. Perché queste differenti velocità dell’azione sindacale? Ci sono argomenti o agricoltori di seria A e agricoltori di serie B?

In conclusione, questa descrizione è il bilancio che emerge osservando le angoscianti dinamiche che hanno caratterizzato la gestione del cinghiale lungo tutto il 2023 in cui il Comitato CoAARP è stato volutamente quiescente e silente, ma sempre vigile e pronto a denunciare le anomalie a cui il mondo agricolo non può e non deve abituarsi.

Sulla pagina facebook “CoAARP” oppure scrivendo direttamente a coaarp@libero.it è possibile leggere la lettera completa da cui è stato estratto il comunicato stampa.

comunicato stampa