La Cia-Agricoltori Italiani ha lanciato il Piano Nazionale per l’Agricoltura e l’Alimentazione. Il documento, consegnato al Governo, vuole essere concreto, propositivo, di respiro pluriennale e da sviluppare in cinque assi d’intervento organizzati attraverso obiettivi chiari e con le relative misure.
Spiegano il presidente e il direttore di Cia Cuneo, Claudio Conterno e Igor Varrone: “Senza un’agricoltura in salute, viene compromesso il diritto a un’alimentazione sana, sostenibile e accessibile a tutti. Il comparto, però, adesso sta vivendo una crisi generalizzata con l’emergenza del divario tra i prezzi pagati agli agricoltori e quelli sugli scaffali, con aumenti che superano anche il 400% dal campo alla tavola”.
Per cui? “Cia si candida come interlocutore delle Istituzioni per definire il Piano Agricolo Nazionale sempre annunciato, ma mai realizzato, in grado di invertire la rotta. Collocando finalmente in questo modo, il nostro settore tra i protagonisti della catena del valore agroalimentare”.
Cosa serve? “Nel percorso, l’Italia e, soprattutto, l’Europa, devono stare dalla nostra parte, abbandonando posizioni e regolamenti ideologici. Se non c’è agricoltura, il Made in Italy non può esistere, scompare il presidio del territorio e le aree interne muoiono. Un rischio che il Paese non può correre”.
Il documento presentato
Accrescere il peso economico e la forza negoziale dell’agricoltura all’interno della filiera agroalimentare.
Per Cia bisogna ridistribuire equamente il valore aggiunto lungo la filiera agroalimentare. Come? Attraverso una Legge quadro diretta alla salvaguardia della parte agricola con il riconoscimento dei costi di produzione certificati e dei prezzi all’origine stabili e dignitosi. Creando anche una Cabina di regia per rendere trasparente il processo di formazione dei prezzi lungo la catena così da assicurare una leale concorrenza fra tutti gli attori. Serve, inoltre, agevolare la crescita delle piccole aziende avviando una “Banca unica nazionale delle terre” e predisponendo un Registro dei terreni incolti; poi, favorire quegli strumenti adatti alla concentrazione produttiva e organizzativa, sostenendo i contratti di filiera con nuove risorse e procedure più semplici, nonché incoraggiando l’interprofessione; quindi, aggiornare la normativa sulle pratiche sleali e facilitare i percorsi di alleanza tra agricoltori e consumatori attraverso campagne informative e istituzionali, ma anche sviluppando la vendita diretta e introducendo l’educazione alimentare nei programmi scolastici.
Incentivare il ruolo e il presidio ambientale svolti dall’agricoltura sul territorio. E’ sempre più urgente un nuovo Piano di gestione delle acque a uso irriguo, secondo la logica che preveda il trattenimento dell’acqua quando è disponibile e il suo utilizzo nei periodi di siccità. Ma con una programmazione oltre il 2026 e risorse dedicate all’agricoltura per la crescita del sistema dei grandi invasi, da considerare integrati e non alternativi, e quello dei piccoli invasi. Quindi, bisogna favorire da subito il recupero di suolo agricolo e contrastare il dissesto idrogeologico. In quale modo? Approvando la Legge contro il consumo di suolo; creando un Fondo unico nazionale per premiare le attività di prevenzione e manutenzione del territorio effettuate dagli agricoltori; affidando alle imprese agroforestali, a livello comunale, i lavori pubblici di sistemazione e cura del territorio. Ma non solo. E’ anche necessario riformare il quadro degli interventi sulla fauna selvatica puntando sul ripristino dell’equilibrio. Infine, per gestire le emergenze climatiche, ambientali, fitosanitarie e contrastare gli effetti negativi sull’agricoltura occorre incentivare la ricerca e l’innovazione sostenibile; introdurre un Fondo unico, più veloce ed efficiente, per la gestione delle fitopatie; adottare una programmazione strutturata a supporto dell’agricoltura di precisione con risorse dedicate; riformare gli strumenti di gestione del rischio, visto che oggi coprono in media meno del 3% dei danni reali e i risarcimenti arrivano in estremo ritardo.
Mettere l’agricoltura al centro dei processi di mantenimento e sviluppo delle aree interne.
Per Cia solo così si può contrastare l’abbandono e il depauperamento dei territori marginali: ma per ottenere il risultato serve una programmazione organica riguardante le infrastrutture fisiche e digitali, con obiettivi definiti e un monitoraggio costante. Va poi riorganizzato il sistema della governance agricola territoriale, partendo dai Gal, dai Consorzi e dalle Camere di Commercio. Inoltre, è indispensabile favorire l’abitabilità nelle aree interne, con interventi di fiscalità agevolata, accesso al credito e liquidità per fare impresa in agricoltura. Quindi bisogna definire una Legge quadro per valorizzare e incentivare la dimensione familiare dell’attività agricola nelle zone rurali ed elaborare una normativa nazionale per lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e femminile. Sono anche indispensabili strumenti più flessibili e moderni per far incontrare domanda e offerta di lavoro, oltre alla revisione delle Legge quadro sull’agricoltura sociale per il completo riallineamento tra le regioni italiane. Infine, è strategico rilanciare il legame tra agricoltura e attività economiche locali, prima fra tutte il turismo, con nuovi fondi riservati agli agriturismi e ai progetti sulle Comunità del cibo.
Salvaguardare servizi e attività sociali vitali per i territori rurali.
E’ necessario adeguare il sistema pensionistico agricolo, portando gli assegni al minimo a 780 euro e introducendo la pensione di garanzia per i giovani agricoltori. In parallelo, nelle aree rurali e montane bisogna riorganizzare i servizi pubblici essenziali come una “Strategia Nazionale sulla Medicina Territoriale” con particolare attenzione al ruolo della telemedicina. Altrettanto importanti sono gli incentivi fiscali sul costo di locazione degli immobili a uso abitativo per gli operatori sanitari, sociosanitari e scolastici. Inoltre, occorre promuovere negli istituti agrari e alberghieri dei percorsi di formazione con obiettivo l’inserimento lavorativo nelle aziende agrituristiche.
Consolidare la crescita dell’export agroalimentare Made in Italy e assicurare la reciprocità delle regole commerciali sull’import.
E’ urgente agevolare la crescita delle esportazioni sui mercati “storici” e di intercettare la nuova domanda su quelli emergenti. Un percorso che è possibile attraverso diversi canali: aiuti anche fiscali per l’aggregazione produttiva e organizzativa capace di agevolare le esportazioni; strumenti innovativi per la formazione e il tutoraggio sull’export agricolo; processi di razionalizzazione del sistema fieristico e progetti di incoming per attrarre flussi turistici. E’ poi altrettanto centrale la tutela delle produzioni agricole nazionali dall’import selvaggio che richiede non solo misure per effettuare controlli più efficaci e orientati al rispetto della reciprocità delle regole commerciali, ma anche l’introduzione di un “Sistema Unico Digitale di Tracciabilità” così da assicurare un monitoraggio costante delle importazioni agricole. Infine, serve un’applicazione tempestiva e un utilizzo flessibile delle barriere commerciali Ue, in particolare le clausole di salvaguardia, per proteggere le produzioni europee da importazioni rischiose soprattutto dal punto di vista fitosanitario.