Un duomo di Alba gremito quello che nel pomeriggio di oggi ha accolto i tanti amici che hanno voluto portare un ultimo saluto a Donato Bosca, docente e dirigente scolastico, ma anche scrittore, storico, promotore di cultura grazie alle iniziative dell’associazione culturale Arvangia, da lui fondata, spentosi nella notte di domenica a 72 anni, dopo quelli vissuti sotto il greve segno della malattia che lo aveva colpito nel 2021.
"Un uomo colto, che ha diffuso cultura tra la nostra gente", lo ha ricordato don Dino Negro. "Come ieri sera, anche oggi siamo in tanti attorno a questa bara", aveva esordito il parroco della Cattedrale di Alba rivolgendosi ai figli Alessio, Filippo ed Enrico, presenti in chiesa con le rispettive famiglie, agli amici, ai numerosi insegnanti e rappresentanti del mondo dell’istruzione, agli amministratori dei paesi – Mango, della cui frazione San Donato il preside Bosca era originario, ma anche Neive e Diano d’Alba, quest’ultima presente col suo gonfalone – di cui come dirigente scolastico guidò gli istituti così come fece quando gli venne affidata la direzione del liceo classico "Govone", un traguardo quasi dovuto per un uomo il cui contributo alla cultura di questo territorio non si era fermato agli studi sulle "masche" nelle campagne di Langhe e Roero o sull’emigrazione dei nostri contadini in Argentina.
Con parole affettuose don Dino ne ha ripercorso l’umana vicenda, allietata dalla bella famiglia cresciuta insieme alla moglie Luisa Barisone, sposata nel 1976, ma anche dalla sofferenza per la perdita della piccola Ilaria, scomparsa a meno di un anno. "Con la sua sposa ha sofferto tanto, ma ha avuto la gioia di sei nipoti. E ha lasciato un ricordo nel cuore di tante persone che amava frequentare. E nel mare di studenti che a lui si rivolgevano costantemente, che a lui chiedevano un aiuto per le loro tesi di laurea".
Infine gli anni recenti: "Ha molto sofferto la scomparsa di Luisa, nel 2016. Poi nel 2021 l’inizio della malattia, un calvario doloroso per lui e per chi lo ha assistito. Ora la morte lo ha liberato da questa sofferenza. Ora ha iniziato una vita nuova e si è congiunto con la sua amata sposa e il suo angioletto".
"Gli dobbiamo un grazie – il commiato condiviso dai presenti, con l’attenzione rivolta alla sua opera di storico e intellettuale –: ci ha insegnato a non dimenticare la storia dei nostri contadini, a dilatare lo sguardo sui valori preziosi che quella storia portava con sé, valori di cui continuiamo ad avere un forte bisogno. Grazie Donato per l'affetto e l'amore che hai dimostrato per la tua famiglia, per il mondo della scuola, per i tuoi tanti amici, per tutti noi".