Si è svolta questo martedì la grande conferenza plenaria a Roma, indetta dall'associazione nazionale Acri (Casse di risparmio e fondazioni di origine bancaria) nel Palazzo della Tecnica di viale Umberto Tupini, su convocazione del presidente Francesco Profumo, per celebrare la 99esima giornata mondiale del risparmio con la partecipazione di Antonio Patuelli, vertice di ABI, Giancarlo Giorgetti, ministro dell'economia, e Ignazio Visco, governatore uscente della Banca d'Italia, quali relatori d'onore.
Il banchiere scrittore Beppe Ghisolfi, rappresentante italiano nel Gruppo mondiale delle Casse di risparmio (WSBI), ha preso parte ai lavori della conferenza aderendo all'invito del presidente Profumo e rincontrando varie personalità peraltro protagoniste dei suoi best sellers Banchieri e Visti da vicino, tra le quali il nuovo vertice della Fondazione CR Torino Fabrizio Palenzona, l'ex sottosegretario dei governi Berlusconi Gianni Letta e l'autorevole corsivista di Milano Finanza Angelo de Mattia. Un proficuo scambio di saluti e di opinioni ha avuto altresì luogo con Franco Parasassi, presidente di Fondazione Roma.
Nel corso della conferenza, la totalità dei relatori e la generalità dei prestigiosi e autorevoli uditori intervenuti, si sono soffermati sulla centralità del tema connesso all'educazione e all'inclusione finanziaria, aspetto trasversale a tutti i settori della politica economica, sociale e monetaria e la cui necessità di trova peraltro ribadita e recepita nella pionieristica produzione editoriale e didattica pluridecennale dello stesso Professor Ghisolfi.
Il corso dei lavori ha sottolineato in più riprese il ruolo strategico delle politiche di educazione e inclusione finanziaria, la cui concreta attuazione non può assolutamente prescindere da interventi pubblici di carattere normativo e fiscale che tendano a una ragionevole redistribuzione, per contrastare l'eccessiva diffusione della povertà oramai anche educativa e alimentare, e a incentivare la mobilitazione del risparmio familiare diffuso verso l'economia reale del nostro Paese, con una particolare attenzione ai settori produttivi strategici e alla piccola e media impresa.
A tale proposito, il presidente Profumo ha ricordato che una parte preponderante del risparmio, allocato in maniera diversa dai conti correnti e dai depositi bancari, confluisce verso i titoli del debito pubblico, il che è certamente positivo, ma per la restante quota si dirige, in forme dirette o indirette, su fondi tesi a privilegiare investimenti al di fuori dei confini nazionali.
Il presidente dell'associazione Acri, altresì alla guida della fondazione della Compagnia di San Paolo, ha poi evidenziato il ruolo degli enti di origine bancaria, sorti in applicazione della legge Amato del 1990, come soggetti non solo azionisti rilevanti nel capitale degli istituti di credito, ma allo stesso tempo protagonisti proattivi della politica industriale dell'Italia, attraverso ruoli partecipativi importanti in realtà come la Cassa depositi e prestiti e in fondi di programmazione e gestione infrastrutturale destinati ad avere voce in capitolo su partite come la rete TIM, i cui destini saranno strategici per le sorti della modernizzazione del Paese.
La tendenza di sempre più famiglie italiane a privilegiare gli investimenti nel debito pubblico, con sottoscrizioni dirette o per il tramite di fondi autorizzati, è stata in seguito rimarcata dal governatore uscente di Bankitalia Ignazio Visco, che ha indicato in un valore di 70 miliardi di euro gli acquisti netti di titoli statali soltanto nel primo semestre dell'anno.
Una propensione che potrebbe essere ulteriormente incoraggiata a seguito della manovra di bilancio per il 2024 il cui esame ha inizio da questa settimana in Parlamento e nella quale viene previsto che la quota di patrimonio personale e familiare, costituita da BTP e/o da buoni postali (titoli garantiti dallo Stato), verrà esclusa dal calcolo dell'indicatore ISEE prescritto per l'accesso agevolato o gratuito a tutta una serie di sgravi e servizi pubblici.
Questo sebbene lo stesso Giorgetti abbia puntualizzato che più debito significa più interessi, i quali si traducono in minori servizi per famiglie e imprese.
Per mobilitare produttivamente il risparmio degli Italiani, però, non sono sufficienti gli incentivi verso i titoli del debito pubblico, rispetto al quale - ha ammonito il Presidente ABI Antonio Patuelli - sarebbe semmai opportuno fissare un tetto al rischio di una sua lievitazione eccessiva, che si traduce in un esborso di risorse necessarie a coprire gli oneri finanziari e di conseguenza sottratte a interventi per la crescita economica, la coesione sociale e le politiche educative.
Patuelli ha messo l'accento sulla centralità di una strategia di abbattimento del carico fiscale nei confronti di chi voglia investire nell'economia reale del Paese, e che - in aggiunta a maggiori livelli di rischiosità e redditività differita dei capitali - si trova a sostenere un prelievo totale superiore al 50 per cento, a fronte di un 12,50 applicato ai detentori di BTP e titoli statali.