“Quasi tre ore di convegno sulla riforma che non c’è e molto probabilmente non ci sarà. Giorgia Meloni dixit. Intanto il termine per l’indizione dei comizi è scaduto e nessuno ha saputo spiegarci se ci saranno ancora concesse libere elezioni per il rinnovo del Consiglio provinciale o se arriverà un dispaccio governativo”.
Mauro Calderoni, segretario provinciale del Pd e sindaco di Saluzzo, non fa sconti al ministro leghista Roberto Calderoli, intervenuto ieri a Cuneo nella sede di Confindustria, a parlare di “Rinascita delle Province”.
Un commento prevedibile, quello che ha affidato ai social, dal momento che rappresenta il giudizio del maggior partito di opposizione.
Al di là della parte che ognuno recita in commedia, in base ai ruoli che gli sono assegnati, è lecito chiedersi: qual è il messaggio che il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie lascia dopo il convegno cuneese?
Innanzitutto una doverosa premessa, nel caso a qualcuno fosse sfuggito: Calderoli ha espresso la sua posizione personale e quella del suo partito, la Lega, ma si è guardato bene dal pronunciarsi a nome del governo, che in questi giorni ha sul tavolo ben altri dossier, a partire dallo scontro in atto con la magistratura.
Sulle questioni cruciali della riforma delle Province ha glissato con l’abilità del politico navigato. Più che un esponente leghista della prima ora, Calderoli – a tratti - è sembrato un consumato…democristiano.
Come sono lontani – verrebbe da considerare – i tempi in cui tuonava da Pian del Re contro Roma ladrona e cercava di proposito la rissa verbale con gli avversari in tv.
Ieri, nel salone Michele Ferrero, si avvertiva anche plasticamente la metamorfosi di chi ha lasciato le barricate per assumere un ruolo da tessitore istituzionale tra i vari poteri dello Stato.
Ha gratificato la platea dicendo a questa ciò che voleva sentirsi dire, in particolare sugli aspetti che interessavano gli imprenditori di cui era ospite, ma non è mai entrato nello specifico della questione perché ciò avrebbe fatto emergere le divergenze con Fratelli d’Italia, aprendo un ulteriore fronte di scontro nella maggioranza.
I tre quesiti che, sommessamente, gli avevamo posto da queste pagine sono stati in larga parte inevasi perché le carte – quelle vere – non le ha in mano lui, bensì la premier Giorgia Meloni.
Martedì 10 e mercoledì 11 ottobre si terrà a L’Aquila l’assemblea nazionale dell’Upi (Unione Province Italiane) e in quel contesto il governo fornirà forse (il condizionale resta sempre d’obbligo) qualche indicazione più precisa.
Con Cuneo, sono 75 i Consigli provinciali sparsi sul territorio nazionale in scadenza e che dovrebbero quindi essere rinnovati entro fine anno.
Portare i cittadini elettori a rinnovare gli organi della Provincia il 9 giugno 2024 insieme alle elezioni europee, regionali e comunali facendo risparmiare 225 milioni euro alle casse dello Stato (come ha ricordato Calderoli) appare un bel sogno che il ministro ha saputo ben narrare al pubblico di industriali e amministratori.