È un vescovo che sorride, monsignor Roberto Repole. Una persona semplice e disponibile. Lo abbiamo visto così a Bra, l’8 settembre, festa della Madonna dei Fiori.
Prima il solenne pontificale, poi il pranzo comunitario con sacerdoti e volontari. In mezzo la visita al pruneto miracoloso, dove il 29 dicembre 1336 la Madonna apparve ad Egidia Mathis. È qui, all’ombra della statua della Vergine, che inizia la nostra chiacchierata.
Eccellenza, ogni volta la festa della Madonna dei Fiori assume significati diversi, qual è il senso di quest’anno?
«Penso che il senso di quest’anno sia di sentire ancora di più la devozione nei confronti di Maria, in una zona come questa, dove ci saranno dei cambiamenti ecclesiali importanti. Quindi, credo sia quello di affidare a Maria il cammino nuovo delle comunità cristiane di Bra».
Che cosa la colpisce, quando viene a Bra in questo tempo di festa?
«Mi colpisce sempre il fatto che ci sia una profonda devozione alla Madonna dei Fiori. Mi pare di cogliere tra i cittadini di Bra, ma anche un po’ tra i cittadini dei Comuni limitrofi, che questa festa sia un pochino la meta di un pellegrinaggio più ampio, che è dato dalla Novena, generalmente molto partecipata con devozione e con generosità».
Che cosa ci lascia in eredità questa solennità in onore della Madonna?
«Credo che ci lasci una responsabilità, cioè quella di essere come Lei, aperti alla visita del Signore e generosi nel rispondere di sì».
Chi è monsignor Roberto Repole
Cinquantasei anni, una formazione sacerdotale ricevuta al seminario torinese degli anni Novanta (alla scuola del compianto don Sergio Boarino), teologo, ma anche pastore e con una missione che è partita dalle parrocchie di periferia.
È questo l’identikit di monsignor Roberto Repole, prete dal 1992, poi docente di teologia sistematica presso la Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale-sezione di Torino, l’Istituto superiore di scienze religiose e il Biennio di specializzazione in teologia morale speciale e alla Licenza nella sede centrale di Milano e direttore della sezione parallela di Torino della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale.
Ha firmato e curato decine di monografie, saggi, articoli, voci enciclopediche e libri. Nei suoi interventi si riflette la grande attenzione all’importanza della sinodalità, oltre all’indiscussa capacità di ascoltare giovani, lavoratori, fino a bisognosi e migranti con la sensibilità propria di un figlio di emigranti lucani.
Curiosità: suona la chitarra e tifa Toro.