Nei giorni scorsi si è fatto un gran parlare di nuove Province.
Abbiamo interpellato in proposito il ministro per gli Affari regionali e l’Autonomia Roberto Calderoli e il capogruppo alla Camera, Riccardo Molinari, intervenuti al raduno della Lega a Pian della Regina.
Ministro, qual è l’effettivo stato dell’arte sull’annunciato ritorno all’elezione diretta per le Province?
“La Lega è fermamente intenzionata a restituire alle Province quelle funzioni che Renzi aveva tolto loro nel 2014. La legge Del Rio doveva essere una norma di transizione ma dopo che il risultato del referendum ha bocciato la riforma costituzionale, le Province sono rimaste nel limbo”.
È questione che interessa solo la Lega o sta a cuore all’intera maggioranza?
“Tutti, nella maggioranza di centrodestra, sono d’accordo. C’è una discussione aperta sul voto in concomitanza con le Europee del 2024”.
Che cos’è che ostacola il percorso?
“La proposta è all’esame del Parlamento. Mandare in cabina elettorale l’elettore con quattro schede, cosa che ad esempio avverrebbe in molti Comuni del Piemonte, rischia – a giudizio di alcuni - di ingenerare confusione negli elettori”.
Lei personalmente che ne pensa?
“Chi sostiene la tesi ha le sue ragioni, non destituite di fondamento. Convengo che, in questo momento, andrebbe evitata una sovrapposizione di elezioni, tra l’altro ciascuna con modalità diverse una dall’altra. Il rischio è di ingenerare confusione nell’elettore e avere, di riflesso, l’annullamento di molte schede”.
A me risulta che Fratelli d’Italia abbia sollevato anche altre questioni, legate, nella fattispecie, ad aspetti di natura finanziaria alla vigilia di una legge di bilancio complicata…
“Bisogna procedere per gradi. Prima occorre capire quali funzioni si vogliono attribuire alle Province; poi, di conseguenza, si valuteranno le risorse da assegnare loro”.
Sul tema quindi nessun screzio tra Lega e Fratelli d’Italia?
“Ripeto: sul tema c’è assoluta unanimità di vedute tra le forze della maggioranza di governo. Al più c’è qualche distinguo sulla tempistica. Noi, come Lega - e non da oggi - spingiamo per accelerare tutto ciò che va nella direzione di rafforzare l’autonomia degli enti locali”.
In base alle sue considerazioni appare difficile un ritorno alle urne per le Province nel 2024. È così?
“Difficile ma non impossibile”.
Se il ministro Calderoli resta possibilista, anche per via del suo ruolo di governo e perché sul tavolo c’è la più ampia e ben più articolata riforma dell’autonomia differenziata, meno diplomatico e più diretto è il suo collega di partito e capogruppo alla Camera Riccardo Molinari.
Quando,infatti, gli poniamo la stessa domanda, il segretario piemontese e presidente del gruppo leghista a Montecitorio risponde di getto: “Non si fa perché Meloni non vuole”.
Vedremo se questo “non vuole” si riferisce al 2024 oppure se si tratta di un rinvio a data da destinarsi.
Ad ogni buon conto – essendo in scadenza a fine anno oltre una sessantina di Consigli provinciali – una decisione (ancora una volta di transizione) il governo dovrà assumerla e a breve.
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