“Il partito unico tra Azione e Italia viva non è più sul tavolo. Siamo due partiti autonomi che faranno ciascuno le loro scelte”. Carlo Calenda, leader di Azione, ha posto la parola fine al progetto che non più di qualche mese fa era stato annunciato con enfasi e con la finalità di scardinare quel bipolarismo che tende a radicalizzare sempre più la politica italiana.
"Ho creduto fortissimamente che potesse nascere un partito unico dei liberaldemocratici. A un certo punto, dopo le elezioni, ho capito che dall'altra parte non era più sul tavolo. Ho preso l'impegno con me stesso – ha aggiunto Calenda - di non toccare più l'argomento".
Fino a ier l’altro sembrava che, nonostante la separazione più o meno consensuale, fosse stato lasciato aperto uno spiraglio per arrivare alle elezioni europee del prossimo anno con liste comuni. Ora pare che nemmeno più questa opzione sia sul tavolo.
A livello locale, ormai da tempo, Azione ha interrotto le comunicazioni che, con cadenza pressochè settimanale, annunciavano l’adesione di questo o quel consigliere. Anche da Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, certamente meno radicato sul territorio cuneese rispetto ad Azione che ha in Enrico Costa un punto di riferimento nazionale, tutto tace. Incombono, oltre alle europee dove si vota col sistema proporzionale puro, le elezioni regionali e comunali, cui potrebbe aggiungersi il ritorno all’elezione diretta del presidente e del Consiglio provinciale.
C’è smarrimento tra quanti, a partire dal gruppo provinciale di GrandAzione, che conta tre consiglieri provinciali per arrivare al gruppo “Centro per Cuneo” del capoluogo, guardano ora con apprensione al futuro. Costa viene dato in marcia di avvicinamento a Cirio in vista delle regionali ma l’interessato, interpellato, non ha confermato, preferendo prendere tempo. “Ora pensiamo a rafforzare il partito in primis alle europee. Alle regionali – si è limitato a commentare il parlamentare monregalese, vicesegretario nazionale di Azione – ci penseremo dopo l’estate”.
Fino a ieri i “terzopolisti” erano corteggiati ad Alba, Bra, Fossano e Saluzzo, dove si ponevano come possibile ago della bilancia tra centrodestra e centrosinistra per le prossime comunali del 2024. Che succederà adesso? Avranno la forza di procedere autonomamente nella corsa verso i municipi sapendo che le regole elettorali, nei centri oltre i 15 mila abitanti, offrono loro ben poche chances?
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