Un progetto per parlare di bullismo, cyberbullismo, dipendenza dalle tecnologie e anche un’occasione per riflettere su come la famiglia e la scuola possono affrontare le fragilità degli adolescenti.
È questa l’essenza di un progetto dal titolo “Link, connessioni che aiutano”, organizzato con l’aiuto di professionisti e addetti ai lavori dal Liceo Scientifico Cocito di Alba, come spiega la referente Luisella Fenocchio. “Si tratta di un argomento di stretta attualità, insieme a un gruppo di esperti abbiamo sensibilizzato le classi non solo sulle opportunità, ma anche sui rischi delle nuove tecnologie. Ci sono stati momenti di ascolto e confronto con le classi di prima e seconda e un incontro finale che ha visto l’intervento di Elena Ferrara, senatrice promotrice della legge contro il bullismo e il cyberbullismo nel 2017. Il tema è stato anche quello di capire come gli insegnanti e le famiglie possano intervenire e aiutare gli adolescenti in crisi. Per questo l’incontro è stato aperto anche ai genitori e ad altri istituti. Sul tema ogni scuola deve far riferimento all’E-policy, un documento programmatico volto a promuovere le competenze digitali e un uso delle tecnologie positivo, critico e consapevole”.
Le conclusioni della giornata sono state affidate a Carmen Occhetto, psicologa responsabile dell’Area prevenzione del servizio dipendenze patologiche dell’Asl Cn2, che con l’istituto albese aveva già collaborato per il progetto Confort zone. “Il benessere degli adolescenti è il filo rosso di queste due attività, gli studenti hanno bisogno innanzitutto di uno spazio di accoglienza e di dialogo, che tenga conto delle trasformazioni del loro mondo. I ragazzi del nostro territorio stanno manifestando situazioni di tensione, disagio e malessere tra di loro. Non è un problema individuale, ma di dinamiche di gruppo e di contesto. Il lockdown ha inciso pesantemente, privando gli adolescenti di una dimensione di confronto: ora molti istituti ci segnalano ansie, attacchi di panico e paure anche a realizzare attività semplici”.
Il tema fondamentale è quello della fragilità, come spiega ancora la dottoressa Occhetto. “Gli adolescenti non si riconoscono più in una società competitiva, in cui conta solo raggiungere gli obiettivi. Si sentono spaesati e, spesso, non riescono a percepirsi come una risorsa che ha le qualità per trovare un proprio percorso. La fragilità riguarda anche gli adulti che faticano a comprendere le nuove dinamiche della realtà moderna, a parlare il linguaggio dei propri figli o a rimodulare un sistema educativo che debba trovare dei punti di contatto e delle nuove forme di inclusione. Le comunità educanti si stanno sfrangiando e ci vuole l’aiuto di gruppi di famiglie, di insegnanti che agiscano come un unico corpo e che sappiano creare spazi di ascolto, contenuti alternativi, ragionando per obiettivi condivisi”.
In questo spazio di grande complessità Internet e i social possono essere una minaccia, ma anche una risorsa. “Bisogna avere in mente la distinzione tra realtà e virtualità. Internet può rappresentare un mondo patinato e luccicante, ma è il momento di essere concreti e immersi nel proprio presente. L’online è un ambiente che esiste, che ci riguarda tutti e che rappresenta ormai, un terzo spazio e un terzo tempo. È compito della famiglia e degli educatori quello di gestire questa opportunità e di accompagnare gli adolescenti, rendendoli maggiormente consapevoli”, conclude Carmen Occhetto.