A 35 anni dalla morte, avvenuta a Roma il 22 maggio 1988, il Circolo saluzzese di Fratelli d’Italia ha promosso un incontro-convegno a Villa Salina di Moretta, ieri sera (lunedì), dedicato a Giorgio Almirante, storico leader del Movimento Sociale Italiano.
A fare gli onori di casa, Federica Barbero in Invernizzi, già candidata alla Camera nelle ultime politiche e ora pronta a nuove avventure elettorali regionali o europee.
“Giorgio Almirante, continuità storica e politica”: questo il titolo del convegno nel corso del quale sono intervenuti come relatori Federico Riboldi, sindaco di Casale Monferrato, Ambrogio Invernizzi, presidente Inalpi, già assessore provinciale di Alleanza Nazionale, e Paolo Chiarenza, storico esponente della Destra cuneese e dirigente provinciale di FdI.
Gran mattatore della serata è stato Chiarenza, presentato da Invernizzi come l’uomo che ha saputo tenere accesa la fiamma anche nei momenti più difficili.
Il patriarca della destra cuneese ha ricordato il pensiero politico di Almirante, sostenendo che “non si tratta di rinnegare, né di restaurare, ma piuttosto di voltare definitivamente pagina perché – ha detto – se Mussolini fosse ancora vivo oggi avrebbe 140 anni e noi siamo ancora qui a discutere di fascismo e antifascismo”.
Se non apparisse policatilly scorrect si potrebbe osservare che Chiarenza resta il vero “intellettuale organico” di Fratelli d’Italia nel Cuneese, come lo era stato in passato per il Movimento Sociale e poi per Alleanza Nazionale, con un breve passaggio alla Destra di Francesco Storace.
È stato testimone di diaspore e scissioni che hanno caratterizzato la turbolenze della destra politica italiana dal dopoguerra ad oggi.
È comprensibile che si goda oggi la soddisfazione di una vittoria che forse nemmeno lui più immaginava, ma lo fa senza cedere alla retorica agiografica di quello che è stato per tanti anni il suo leader di riferimento, Giorgio Almirante.
Nella foga oratoria alterna analisi politica a battute polemiche menando fendenti che non risparmiano nemmeno Duccio Galimberti, dopo la proposta fatta dal segretario provinciale del Pd Calderoni di rievocare dallo stesso balcone il suo storico discorso.
“Oggi siamo un’altra cosa rispetto a ciò che eravamo negli anni ’70, ma già allora Almirante ci ammoniva di abbassare i saluti romani perché molti nuovi amici si sarebbero aggregati a noi. Continuano a chiamarci fascisti anche se il fascismo è finito 80 anni fa. Lo fanno – ha detto - per intimorirci e noi dobbiamo saper controbattere perché Almirante ci ha insegnato che la politica è studio e pensiero. E il suo pensiero – ha aggiunto – è di stringente attualità su molteplici aspetti della vita politica nazionale e internazionale”.
Un intervento appassionato, il suo, che ha concluso evocando la lirica di Giovanni Pascoli “L’Aquilone”: “C’è qualcosa di nuovo, oggi sotto il sole, anzi di antico”.
Un verso che, applicato alla politica, sta a significare: “Se non ci fosse stato Almirante, oggi Meloni non sarebbe al governo”.
Ambrogio Invernizzi, in conclusione di serata, ha avanzato una suggestiva proposta di riconciliazione nazionale: “Le due donne leader di maggioranza e di opposizione, Giorgia Meloni e Elly Schlein (segretaria Pd), dovrebbero andare a deporre ciascuna una corona d’alloro sui sacrari dei caduti altrui. Sarebbe un gesto nobile, che porrebbe fine ad una contrapposizione che non ha più ragion d’essere”.
Vari i saluti pervenuti da storici esponenti parlamentari della destra nazionale, mentre in prima fila erano seduti dirigenti di partito, tra cui il segretario provinciale William Casoni, sindaci e amministratori locali, circa 150 persone complessivamente.
Assente, perché impegnata a Demonte a un tavolo tecnico sulla circonvallazione la deputata Monica Ciaburro, mentre il capogruppo regionale Paolo Bongioanni era contemporaneamente anch’egli impegnato, sempre in quel di Moretta, alla presentazione delle iniziative promosse dal sindaco, Gianni Gatti, che riguardano la collaborazione con il forte di Bard in Valle d’Aosta.