Reduce da una lunga storia con il Volley Parella Torino e nuovo Direttore Sportivo del Cuneo Volley a partire dalla stagione 22/23, Paolo Brugiafreddo si affianca quest’anno al gruppo sportivo anche nel ruolo e in qualità di socio.
Dopo un’esponenziale crescita personale avuta negli ultimi dieci anni a Torino, a seguito di diversi mandati avuti in precedenza nel piemontese non solo nel ruolo di direttore sportivo ma anche di presidente, Brugiafreddo arriva con grandi ambizioni alle porte di Cuneo, dando sempre più spazio e vita alla sua passione di sempre, la pallavolo. (https://cuneovolley.it/societa)
Geometra di professione e sposato da 26 anni, nasce a Savigliano nel 1968, stessa città in cui intraprende i suoi primi passi sia come atleta che come, giovanissimo, presidente della sua squadra.
Pare la pallavolo sia una componente decisamente stabile nella sua vita. Perché proprio questo sport?
"Ho iniziato, come si dice, davvero per gioco. Ho semplicemente seguito mio fratello maggiore ad un allenamento di pallavolo, sport che ha iniziato a praticare prima di me, e da quel giorno ho lasciato il calcio scoprendo nella pallavolo una grande passione. Ho giocato poi per molti anni, di cui la maggior parte nel ruolo di palleggiatore, arrivando fino alla serie B. Ho dovuto interrompere prematuramente la mia carriera sportiva, e ciò che inizialmente era sembrato un brutto scherzo del destino, un infortunio al ginocchio, si rivelò nel tempo il fortunato e precoce inizio del mio percorso come presidente e direttore sportivo. Iniziai da dov’ero, ricoprendo il ruolo di presidente nel Savigliano dal 1995 al 2001, ruolo che lasciai per assumere quello di direttore sportivo nel Villafranca fino al 2005. Poi Pinerolo, nuovamente Savigliano ed infine la tanto attesa tappa di Parella. E ora Cuneo".
Com’è stata la sua collaborazione con il Volley Parella Torino e cosa si porta di quest’esperienza a Cuneo?
"Quella nel Parella è stata un’esperienza di crescita esponenziale negli anni tramite la gestione a 360° della società sportiva acquisita nel tempo su tutte le vicende societarie: amministrazione, organizzazione, gestione delle risorse umane, comunicazione, aspetti sportivi ecc…". Oltre alla grande esperienza esco poi da questo percorso con l’immenso valore aggiunto di aver coltivato rapporti umani straordinari e con persone eccezionali, stimolo molto importante per me in una collaborazione di questa portata e impegno. A Torino so di avere non solo un punto di riferimento ma anche degli uomini e collaboratori di fiducia con cui potermi sempre confrontare. I presupposti su Cuneo sono altrettanto interessanti e degni di nota, sarà una bella sfida accompagnare questa squadra proprio in questi anni di rinascita.
Dunque benvenuto al suo posto! Direttore Sportivo e socio. Da dove nasce questa scelta e quali sono le aspettative per il suo nuovo mandato?
"Innanzi tutto ho scelto di candidarmi per l’acquisizione delle quote perché entro a far parte di una società storica della pallavolo italiana, e soprattutto di una struttura molto motivata e piena di energia dove percepisco che oltre al tanto, ci sia anche del bel lavoro da fare. Il mio percorso con il Cuneo Volley esiste poi grazie ad un ottimo rapporto con il presidente della squadra Gabriele Costamagna. Abbiamo iniziato a collaborare circa tre anni fa, con il Piemonte Summer Camp, momento da cui abbiamo sempre avuto un rapporto di crescita e scambio continuo. Abbiamo imparato a fidarci l’uno dell’altro tramite i fatti, un piccolo episodio dopo l’altro. Costamagna poi è una fucina di idee ed uno stimolo quotidiano. Nello scegliere di collaborare sia in qualità di soci che nei nostri rispettivi ruoli di presidente e direttore sportivo è stato un vero e proprio incontro tra due esigenze, nel mio caso anche personali e di vita, che ha coniugato gli ambiziosi progetti del Cuneo Volley al mio futuro professionale".
Qual è l’importanza del Direttore Sportivo all’interno di un’azienda sportiva? E come coniugherà questo ruolo con quello di socio?
"Credo, e non per appartenenza, che quello del direttore sportivo sia il ruolo più importante in una società dopo quello del presidente, in ogni realtà sportiva. È un ruolo che implica molte competenze e non solo sportive, e ci vogliono anni per poter avere un quadro completo di questo ruolo. Ho un rapporto quasi viscerale con lo sport, qualsiasi disciplina può catturare la mia attenzione anche solo per un minuto, la mia curiosità a riguardo è pressoché insaziabile. Mi piace vedere il mio ruolo applicato nelle altre discipline, imparare nuove prospettive e punti di vista, cercando di portare qualcosa di buono non solo nel mio ruolo, ma nella mia professione in generale.
Essere anche socio sarà un ulteriore stimolo a svolgere il mio ruolo di direttore sportivo con entusiasmo, motivazione e voglia di migliorare, potendoci mettere del mio in entrambi gli aspetti. Quella del Cuneo è stata una storia importante, ed è un grande impegno oltre che un enorme stimolo ed onore contribuire nel suo nuovo percorso di crescita.
Innegabile l’ambizione di tornare in superlega, ma senza quella non varrebbe nemmeno la pena iniziare no? Far si che Cuneo diventi poi, insieme al Piemonte, un punto di riferimento della pallavolo tramite l’incremento del movimento giovanile è poi un progetto a cui non ho saputo rinunciare. Non vedo l’ora di iniziare, sono certo che riceverò molto da questa mansione e spero di poter dare un mio contributo. Mi porterò sicuramente dietro l’esperienza di questi anni a Torino e mi auguro possano essere altrettanto proficui e pieni di soddisfazioni anche quelli che avrò il piacere di vivere a Cuneo".
Qual è il suo rapporto con i giocatori? E che tipo di direttore sportivo è?
"Sono uno che ama lavorare dietro le quinte e un grande appassionato di sport. Purtroppo sono anche una persona senza filtri e mi piace dire quello che penso perché credo che alla lunga paghi molto di più l’onestà di qualsiasi altro approccio. Ho poi due figli, di 21 e 17 anni, e so bene cosa voglia dire avere la responsabilità dell’educazione di qualcuno per il suo bene, e sono sicuramente padre ancora prima che direttore sportivo, con un approccio a volte simile in entrambi i casi. La mia unica paura credo sia quella di non essere poi allo stesso tempo un buon padre. E allargando a tutti i settori in cui la figura dell’uomo può essere considerata tale, anche il mio rapporto con gli atleti implica una buona parte di responsabilità nella loro educazione.
L’aspetto principale del nostro lavoro è la ricerca della persona, ancora prima che dell’atleta che è racchiuso in lui. Con gli sportivi, come in generale nella vita, amo avere rapporti basati sull’onestà e la trasparenza, rafforzativi e mai distruttivi o concorrenziali. Sono una persona diretta, aspetto del mio carattere non sempre molto apprezzato se non compreso nel suo intento. Ma è anche l’aspetto di me che mi ha permesso di creare i migliori rapporti umani della mia vita e credo fortemente che la correttezza e la fedeltà siano aspetti del quotidiano irrinunciabili per un sano equilibrio sia nel lavoro che nella vita privata".