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Eventi | 21 maggio 2023, 18:25

Bra, il 22 maggio si festeggia Rita da Cascia, la Santa delle rose e dei casi impossibili

Celebrazioni nella chiesa dei Frati sulla Rocca. Tutto il programma e le curiosità da sapere

Nella foto la statua di Santa Rita da Cascia nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonino Martire, a Bra

Nella foto la statua di Santa Rita da Cascia nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonino Martire, a Bra

22 maggio: Santa Rita da Cascia. Non c’è calendario che non abbia questa data cerchiata di rosso, poiché in quel giorno si celebra la memoria di una delle Sante più amate, venerate e conosciute al mondo. Una donna esile e piccola di statura, ma grande nella santità, che visse nell’umiltà ed è nota per la sua eroica resistenza cristiana di sposa, di madre, di vedova e di monaca agostiniana. 

Festa e culto di Santa Rita a Bra

A Bra, la devozione a Santa Rita è testimoniata, tra l’altro, dalle statue situate all’ingresso della parrocchia di Sant’Antonino Martire e della chiesa di San Giovanni Battista Decollato, detta dei Battuti Neri. Qui tanti fedeli si raccolgono per una sosta di preghiera durante la giornata, accendendo una candela come simbolo della fiamma di amore che arde nel cuore.  

Il culto di Santa Rita da Cascia è particolarmente sentito anche nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, sulla Rocca. Anche quest’anno, il 22 maggio i Frati Cappuccini faranno memoria di Santa Rita, invocata come Santa delle “cause impossibili”, perché si ricorre alla sua intercessione nei casi che sembrano disperati. Il programma prevede le Sante Messe alle ore 7 e alle ore 8, mentre alle ore 11.30 ci sarà il Rosario meditato, la supplica alla Santa e la tradizionale benedizione delle rose. 

Origini e storia di Santa Rita da Cascia

Margherita Lotti era il vero nome della Santa che nacque a Roccaporena (Perugia) nel 1381. Secondo le cronache era figlia unica e fin dall’adolescenza desiderò consacrarsi a Dio ma, per le insistenze dei genitori, fu data in sposa ad un giovane di buona volontà, ma di carattere violento. 

Dopo circa 18 anni di matrimonio il suo sposo venne assassinato, provocando un giuramento di vendetta verso i colpevoli da parte dei suoi due figli. Rita, non riuscendo a placare l’ira dei ragazzi, supplicò Dio di farli morire piuttosto che vederli macchiati di una colpa tanto tremenda dettata dall’odio. Non passò molto tempo che i due giovani, colpiti da una tremenda malattia, morirono. 

Vedova e sola, in pace con tutti, fu accolta nel monastero agostiniano di Santa Maria Maddalena in Cascia. Decise perciò di mutare la sua vita, perdonando gli assassini del marito. Riuscì, inoltre, a convincere i parenti dello sposo a riappacificarsi con i colpevoli, volendo evitare che l’odio e la vendetta continuassero a far parte delle loro vite. 

Visse per quarant’anni nell’umiltà e nella carità, nella preghiera e nella penitenza. Sempre più immersa nella contemplazione di Cristo, Rita chiese di poter partecipare alla sua Passione e nel 1432, assorta in preghiera, si ritrovò sulla fronte la ferita di una spina della corona del Crocifisso che persistette fino alla morte, avvenuta il 22 maggio 1457. 

Per il grande culto fiorito immediatamente dopo, il suo corpo non fu mai sepolto. Oggi è custodito in un’urna di vetro a Cascia, all’interno della Basilica meta di continui pellegrinaggi. 

Santa Rita e le rose

Secondo il racconto agiografico, poco prima di morire, immobilizzata a letto, Rita chiese ad una cugina, che era andata a trovarla in monastero, di portarle una rosa e due fichi dall’orto della casa paterna. Era inverno, la temperatura era rigidissima e la neve copriva ogni cosa. Sua cugina tornò a casa convinta che il desiderio di Rita fosse ispirato dal delirio della malattia, ma ecco spuntare tra la neve una bellissima rosa, appena sbocciata, e due fichi (la rosa e i due fichi, secondo l’interpretazione cristiana, rappresentano il marito e i due figli della santa che sarebbero così stati accolti da Dio in paradiso). Li colse, li portò a Rita e così nacque l’usanza di festeggiare la Santa con migliaia di rose, donate ogni anno dai fedeli in tutte le città che ospitano un santuario a lei dedicato. Ancora oggi nel monastero non molto distante dalla cella della santa è presente un roseto creato proprio per ricordare questo episodio. Inoltre, si dice che, ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo, il suo corpo, conservato all’interno della Basilica di Santa Rita da Cascia, emani profumo di rosa. 

La Santa dei casi impossibili

La stigmata che brilla sulla sua fronte è il sigillo della sua maturità cristiana. Seguendo la spiritualità di Sant’Agostino, si fece discepola del Crocifisso ed “esperta del soffrire”, imparò a capire le pene del cuore umano. Rita diventò così avvocata dei poveri e dei disperati, ottenendo per chi l’ha invocata innumerevoli grazie di consolazione e conforto, proprio per questo è conosciuta come la Santa dei casi impossibili. I primi miracoli della santa sono attestati già poco dopo la sua morte e riportati nel Codex miraculorum (il Codice dei miracoli). Secondo il Codice, il miracolo considerato maxime sarebbe quello di un cieco che riebbe la vista. Beatificata da Urbano VIII nel 1627, venne canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII. Donna del dialogo e della riconciliazione, la Santa è stata donna, sposa, madre, vedova, monaca e insieme modello di vita più che mai valido anche oggi. «Le donne, sul suo esempio - ha detto papa Francesco - possano manifestare il medesimo entusiasmo di vita e, al contempo, essere capaci dello stesso amore che ella riservò a tutti incondizionatamente». 

Se una persona a voi cara si chiama Rita, fatele gli auguri regalandole una bella rosa, oppure donatela ad una persona alla quale volete bene per dimostrarle che nulla è realmente impossibile.

Silvia Gullino

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