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Schegge di Luce | 16 aprile 2023, 08:33

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Antonio Dellagiulia

Commento della Messa del 16 aprile, II domenica di Pasqua o della Divina Misericordia

“L'Incredulità di san Tommaso”, olio su tela del Caravaggio (Bildergalerie di Potsdam)

“L'Incredulità di san Tommaso”, olio su tela del Caravaggio (Bildergalerie di Potsdam)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome (Gv 20,19-31).


Oggi, 16 aprile, la Chiesa celebra la II domenica di Pasqua o della Divina Misericordia (anno A, colore liturgico bianco). A commentare il Vangelo della Santa Messa è il sacerdote salesiano don Antonio Dellagiulia, Decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione e professore di psicologia dello sviluppo, presso l’Università Pontificia, a Roma.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza che è in noi. Eccolo, il commento.

A conclusione dell’ottava di Pasqua, il vangelo di questa domenica ci presenta due apparizioni di Gesù risorto ai discepoli. L’evangelista Giovanni annota che essi avevano paura, per questo erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano, per il timore dei giudei. Proprio in questa situazione, nel momento della paura, il Signore si fa presente, e dopo incontro con il Gesù e avendo ascoltato il suo augurio di pace, i discepoli sperimentano gioia. L’apparizione del Risorto con i segni della passione mostra ai discepoli impauriti che l’amore che il Signore Gesù ha vissuto, lungo tutta la sua esistenza terrena ed in particolare nel momento della sua passione, è più forte della morte. È l’itinerario che ogni discepolo è chiamato a fare: passare dalla paura alla gioia grazie all’incontro con il Signore Gesù che riconosce presente nella propria vita.

Tommaso, è il personaggio evangelico che solitamente viene portato come esempio di incredulità, tanto che nel linguaggio comune si usa l’espressione «sei come S. Tommaso».  In lui possiamo ritrovare anche una parte di noi, delle nostre difficoltà nel credere; ma anche in queste difficoltà il Signore gli si manifesta personalmente e Tommaso esprime una delle più belle professioni di fede presenti nei Vangeli “Mio Signore e mio Dio”.

La Chiesa celebra oggi la Domenica della divina misericordia; scriveva nel suo diario Santa Faustina Kowalska, Apostola della divina misericordia: «L'amore scaccia la paura dall'anima. Da quando ho cominciato ad amare Iddio con tutto il mio essere, con tutta la forza del mio cuore, da quel momento è scomparsa la paura e, benché mi si parli in qualunque modo della Sua giustizia, non ho alcun timore di Lui, perché L'ho conosciuto bene. Dio è amore ed il Suo Spirito è la pace» (Diario, 589). L’augurio è che possiamo sperimentare l’amore misericordioso del Signore Gesù, capace di vincere le nostre paure e provare la pace di chi si sente la sua presenza nella vita quotidiana.

Silvia Gullino

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