Al Direttore - 15 marzo 2023, 15:52

Autostrada Asti-Cuneo: "Dopo 38 anni continua la guerriglia degli ambientalisti"

L’ex consigliere provinciale Paolo Chiarenza ripercorre la storia dell’eterna incompiuta del Nord e dei tanti tentativi di opporsi a un progetto ancora da completare dopo quasi mezzo secolo

Una recente protesta contro l'attuale progetto di completamento della A33

Una recente protesta contro l'attuale progetto di completamento della A33

Riceviamo e pubblichiamo.

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Egregio direttore,
se la democrazia del “no” degli ambientalisti avesse ideologicamente il sopravvento? Se dovessimo arrenderci, visto che i sostenitori dell’autostrada Cuneo-Asti sono presi per stanchezza, per incapacità, per indecisione, per divergenze politiche, campanilismi, contrasti Satap-Anas, ci domanderemmo come tutto ciò sia avvenuto. Lo possiamo capire ripassando in  sintesi 38 anni di guerriglia imposta dagli ambientalisti.

Il 3 dicembre 1985, presso il Salone del Consiglio comunale di Borgo San Dalmazzo, i tecnici della Satap (Società concessionaria dell’Autostrada Torino-Piacenza-Brescia) illustrano i primi risultati dell’indagine effettuata sul traffico tra Asti e Cuneo e le due bozze di progetto di collegamento autostradale approntate. Subito è netta la presa di posizione contraria del gruppo “Cuneo verde Alternativa” con una mozione presentata in Consiglio comunale a Cuneo.

Anno 1987 le associazioni ambientalistiche e i Gruppi Verdi della provincia di Cuneo si dichiarano decisamente contrari alla soluzione della “bretella” Borgo San Dalmazzo-Massimini di Carrù.

1989: la dura opposizione di Lega Ambiente Cuneo fa sì che venga abbandonata dagli amministratori locali l’idea iniziale di un tracciato interamente autostradale.

Nel 1992 i Gruppi consiliari della Lista Verde della Provincia e del Comune di Cuneo inviano istanza contraria al progetto della bretella autostradale Cuneo-A6 (Massimini di Carrù) per danni ambientali al Ministero dell’Ambiente, al Ministero dei Beni Culturali, alla Direzione generale Servizio V.I.A., alla Regione Piemonte (Servizio Tutela Ambientale).  Analoghe iniziative vengono adottate da Lega Ambiente Cuneo, che diffonde il documento “I pericoli della realizzazione di un altro Brennero in provincia di Cuneo”. In più torna alla carica contro la concessione data alla Satap per costruire il collegamento stradale misto Asti-Cuneo e contro l’aggiornamento del piano finanziario presentato dalla medesima società.

Con nota del 1993, il Ministro dell’Ambiente Ripa di Meana respinge al Ministero dei Lavori Pubblici il progetto. Acuto e documentato è il giudizio sull’azione del Ministro che il noto giornalista cuneese Franco Collidà esprime sul mensile dell’Unione Industriale “Provincia Oggi”; significativo è il titolo dell’articolo, “Il no alla Cuneo-Asti solo un regalo ai Verdi?”.

Gli ambientalisti di ogni sfumatura insistono. In una conferenza stampa tenutasi in Provincia a Cuneo rilanciano l’alternativa di una super strada che colleghi San Sebastiano di Fossano a Cuneo e Borgo San Dalmazzo.

L’alluvione che si è scatenata nel Cuneese nel mese di novembre 1994, rende più ostinata l’opposizione degli ambientalisti, che indirizzano una lettera aperta alla Presidenza del Consiglio, ai Ministri dei Lavori Pubblici, dell’Ambiente e dell’Interno, alla Giunta della Regione Piemonte, alla Procura Generale della Corte dei Conti.

Caduto il Governo Berlusconi nel 1995 gli ambientalisti non demordono. Legambiente di Cuneo indirizza al Ministro dei Lavori Pubblici, al Sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, al Presidente del Consiglio dei Ministri Dini, al Ministro della Funzione Pubblica, al Direttore generale del Ministero dell’Ambiente, al Direttore generale dell’Anas, l’ennesima “contestazione amministrativa e impugnazione giurisdizionale del raccordo autostradale A6 (tronco 1), di cui alla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 6 settembre 1994”.

Fa quindi seguito un ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio da parte del Comune di Montanera e delle associazioni Legambiente, Federnatura, Italia Nostra, L.I.P.U, W.W.F., contro il Presidente del Consiglio dei Ministri e nei confronti della Satap S.p.a. per annullamento.

Nel 1998 si avvìa finalmente la fase realizzativa dell’Asti-Cuneo. Tuttavia la Legambiente di Cuneo, anche per conto della Legambiente del Piemonte e nazionale, indirizza una lettera al direttore della Dicoter per “voler considerare che Legambiente continua a non demordere dalla netta, totale opposizione al raccordo autostradale Cuneo-Carrù A6”.

Nel 1999 i vertici della Satap finiscono sotto indagine della Procura di Torino per irregolarità riguardanti i bilanci pregressi. Da qui la presa di posizione del presidente nazionale del WWF Pratesi, che chiede all’Anas di togliere la concessione alla Satap, e di indire una nuova gara; analoga richiesta viene dai Verdi. Questa vicenda si rivelerà una tempesta in un bicchiere d’acqua: tutti gli imputati verranno prosciolti in sede giudiziaria. Comunque, sull’autostrada continua a pesare il ricorso al Tar del Lazio presentato dagli ambientalisti. Il ricorso verrà respinto nell’anno 2000 sia dal Tar che dal Consiglio di Stato. Viene fissato a Palazzo Chigi a Roma il cronoprogramma per la realizzazione dell’autostrada. Il Consiglio dei Ministri lo approva alla unanimità.

Il 29 luglio 2005 è una data storica: viene inaugurato il primo tratto autostradale Massimini-S.Albano Stura (due lotti per 11 chilometri). Purtroppo, non c’è la possibilità di rendere prontamente evidenti i vantaggi di una autostrada – come pure di una diga – perché essi non sono immediatamente riscontrabili.

Subìto lo smacco di questi primi lavori, gli ambientalisti allentano temporaneamente il loro tiro. Ma assistiamo a una sortita di non poco conto. Il quotidiano “La Stampa” nel marzo 2007 dà rilievo alle dichiarazioni critiche rilasciate dal noto meteorologo Luca Mercalli nella trasmissione televisione di Rai3 condotta da Fabio Fazio: “Ritengo il cuneese l’Umbria del Nord: non deve per forza diventare come Cernusco sul Naviglio. L’auto è comoda, ma cosa vogliamo sul territorio? Più gente, capannoni, ciò che hardware, oppure il software, la qualità della vita? Se si vive in un gioiellino, si paga un prezzo. Cuneo è appartata, ma non è più il “mondo dei vinti”: si sta bene, c’è una buona agricoltura. Il tracciato della Cuneo-Asti è stato scelto con cura, ma un’autostrada si usa. I terreni saranno trascurati. I piani regolatori cambieranno”.

Dal canto loro Legambiente e Pro Natura protestano contro il progetto dei 3 lotti di collegamento da S. Albano Stura a Cuneo: "Il tracciato lungo il fiume Stura non è su pilastri, ma su un muraglione. L’autostrada passerà in una zona a rischio in caso di esondazioni eccezionali, come l’alluvione del ‘94. Vogliamo la verifica del rischio idraulico dei progetti”.

Emergono anche i contrasti fra concessionaria e Anas, le contrapposizioni fra ministri, le diatribe con insorgenti comitati comunali, discussioni continue nei Comuni interessati, richieste di cambiamenti parziali del progetto, e specialmente le pregiudiziali da parte del Ministero dell’Ambiente. Tutto ciò determina ritardi nel completamento dell’autostrada, particolarmente nell’Albese e a Cuneo.

A fine anno 2009 si è arrivati a costruire la tratta S. Albano Stura-Massimini, la tratta Marene-Cherasco, la tratta Guarene-Isola d’Asti (un totale di 10 lotti su 15). Sugli organi di informazione del 2010 Legambiente Cuneo ribadisce la “richiesta di moratoria in merito al lotto che dal MIAC arriverebbe fino all’Est-Ovest di Cuneo con un fortissimo impatto sul territorio”.

Nell’anno 2012, con il casello di Cuneo, il capoluogo viene collegato con S. Albano Stura (14 chilometri) e quindi al sistema autostradale italiano. Restano da realizzare ancora 5 lotti per un totale di 35,5 chilometri. Dei 90,2 chilometri dell’intera opera solo 55,7 sono attivi. Lo stallo è ora determinato dalla lievitazione dei costi e dai tempi di costruzione per opere compensative e per i procedimenti amministrativi. Ci sarà del bello – si fa per dire – ancora da vedere per questa infrastruttura.

Gli ambientalisti vanno sempre più giù duri per una rivincita. Nel 2013 denunciano: "Scarso uso della infrastruttura nel tratto verso il capoluogo della Granda. I numeri disponibili confermano in pieno l’ipotesi che l’autostrada non serve e che, ai cuneesi, interessa poco pure la parte gratuita di collegamento tra Ronchi e Bombonina”. Adesso gli ambientalisti sono fortemente affiancati dal Movimento 5Stelle, da sempre contrari all’opera.

Anno 2015, Pro Natura Cuneo sentenzia: "La tratta autostradale da S. Albano Stura-Ronchi si basava su previsioni di traffico completamente sballate. L’errore è costato un’enormità in termini ambientali, con la compromissione irreversibile dell’equilibrio di un delicato ambiente fluviale. Della cosiddetta tangenziale di Cuneo, per fortuna non si parla più: non risolverebbe alcun problema, anzi ne creerebbe di nuovi”.

Riguardo al tratto da completare da Alba a Cherasco, nel 2016 si fa avanti la sezione di Alba di Italia Nostra, con dichiarazioni che sono tutto un programma da scoprire: “La necessità di rispettare il peculiare assetto dell’alveo del fiume Tanaro, anche il fine di perseguire il risparmio del suolo, l’intento di non derogare dalle conformità al vincolo idrogeologico, sono obiettivi primari che Italia Nostra ancora una volta esprime con particolare evidenza”.

Siamo nell’anno 2018, mancano 9 chilometri per il completamente dell’A33 interrotta fra Alba e Cherasco, e viene confermata la volontà del Governo di proseguire nell’opzione autostradale, escludendo categoricamente l’ipotesi di passare ad una soluzione di tipo superstradale e di mantenere il casello di Alba Ovest. E’ la risposta alle richieste avanzate dal Movimento 5Stelle e da 14 Associazioni ambientaliste. Ma in una lettera al Ministro delle Infrastrutture Toninelli gli ambientalisti insistono: "Il tratto II/6 dovrebbe essere totalmente riprogettato. Il progetto esistente, vecchio di almeno 10 anni, consuma inutilmente suolo prezioso, distrugge un territorio delicatissimo, stretto tra la collina, un canale ed il fiume Tanaro”.

Mentre Pd e 5 Stelle si rimpallano accuse reciproche, determinando un nuovo stallo, prende vita l’Osservatorio per la Tutela del Paesaggio di Langhe e Roero (l’Odp è in realtà un sodalizio attivo da anni, ndr), ente che riunisce 14 associazioni ambientaliste per dare voce alla società civile (da Italia Nostra a ComuneRoero, da Legambiente a Canale Ecologia a Slow Food): “Se pensano che il coronavirus ci abbia storditi, se immaginano di poter approfittare del lockdown per far passare sotto silenzio ogni cosa, si sbagliano di grosso”. Vogliono che siano messe per iscritto tutte le questioni ancora aperte sull’intera infrastruttura, e attendono risposta (maggio 2020).

Nel giugno 2020 l’Osservatorio contesta le modalità di realizzazione del tratto tra il moncone di Cherasco e Verduno: deve essere completamente riprogettato a seguito della eliminazione della galleria di Verduno, prevista dal precedente progetto, per tornare quindi alla soluzione di una galleria nella collina di Verduno, di cui al progetto iniziale degli anni 1990. “Il completamento di questo tratto si farà su un versante della Langa con un bel paesaggio, coinvolto nel perimetro o nella vicinanza del territorio riconosciuto dall’Unesco Patrimonio dell’umanità. Optare per la costruzione di un’unica galleria, oltre che preservare maggiormente il suolo e il paesaggio, rappresenta costi inferiori di manutenzione rispetto a qualsiasi ipotetico viadotto. Sì Asti-Cuneo, Sì Superstrada , Sì Unica galleria”.

Le idee sono chiare. Siamo di fronte a un Osservatorio che lamenta, anno 2021, “sono trent’anni che aspettiamo che si completi un’opera sbagliata: facciamo squadra per ridurre il danno completando l’opera appena possibile. Un’opera sovradimensionata concepita male e proseguita peggio”.

Per un giudizio finale potrebbe essere di conforto il concetto dichiarato pubblicamente dal presidente della Regione Alberto Cirio il 10 novembre 2021: "Non fa parte della nostra volontà imporre, ma fa parte della nostra volontà decidere. E quando dobbiamo decidere abbiamo l’abitudine di ascoltare e prendere con fiducia il buono che c’è. Nel caso del completamento della Cuneo-Asti gli interessi propendono per non rimettere tutto in discussione: non ce lo possiamo permettere. Dopo decenni in cui la politica non ha deciso sull’autostrada, ora il paradigma si è capovolto: l’opera va realizzata”.

Nel marzo 2022 la contrapposizione sulla soluzione progettuale del lotto Roddi-Cherasco induce il Ministero delle Infrastrutture ad accogliere le istanze delle associazioni ambientaliste per una nuova valutazione dei due tracciati in discussione. Di conseguenza l’Osservatorio annuncerà con soddisfazione alla stampa “l’iter del completamento dell’autostrada è ancora lungo e complesso”.

La “guerriglia” continua. E’ di questi giorni del 2023 che Italia Nostra organizza una conferenza stampa a Bra, preoccupata per le conseguenze sulla città: "Anche se l’autostrada non tocca nella sostanza Bra, in verità lo fa per quanto riguarda l’aspetto paesaggistico. Pollenzo è un nostro gioiello che rischia di subire un forte impatto con l’autostrada. L’altra questione è legata alla mobilità che non si risolverebbe”.

Siamo in una Repubblica democratica e parlamentare, ma dopo 20 governi di centrosinistra e di centrodestra l’autostrada Asti-Cuneo è ancora da finire. Stendiamo un velo pietoso su ministri assenti, su politici impotenti e amministratori locali campanilisti, su cittadini insensibili e su una classe imprenditoriale troppo politicamente corretta.

Paolo Chiarenza,
ex consigliere provinciale, autore del libro “La strada infinita”, stampato dalla Provincia di Cuneo nel 2010

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