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lavocedialba.it | 15 marzo 2023, 20:52

Cibo del futuro: mangiamo grilli ed insetti, perché nessuno parla della lenticchia d'acqua?

Dalla Thailandia ci scrive un lettore: Mi meraviglio che nei vari dibattitti non se ne parli. Gli israeliani, grandi innovatori, la coltivano ed esportano"

Cibo del futuro: mangiamo grilli ed insetti, perché nessuno parla della lenticchia d'acqua?

Riceviamo e pubblichiamo

Gentile Direttore, 

seguo con interesse, anche se mi trovo quasi dall'altra parte del mondo, il dibattito e le polemiche sull'utilizzo alimentare dei grilli e di insetti in genere.

Premetto che qui nell'antico Siam rurale, nord-est della Thailandia, vicino al Laos, è cosa normale nelle bancarelle di strada acquistare un cartoccio di grilli o locuste fritti, come in Italia di patatine, e che le abitudini e le tradizioni alimentari, com'è ovvio e giusto, sono ben differenti.

Ogni popolo è geloso della propria cucina tradizionale  e si stupisce di talune ricette altrui. Mia moglie, thai, per esempio non riesce a capacitarsi che io mangi carne cruda, anche se opportunamente condita, come un primitivo o un cannibale; io mi stupisco che lei mangi la frutta, specie ananas e ciliegie, cosparse col sale grosso, che metta una glassa di zucchero e peperoncino sul pesce e sul pollo, che mangi la larva del baco quando fila la seta e il bozzolo si esaurisce (qui la coltura del baco da seta è ancora molto diffusa).

Però in questo mondo globalizzato e di migrazioni molte cose cambiano e si mescolano più rapidamente che in passato.

D'altronde, se andiamo indietro nei secoli, Dante Alighieri non mangiava patate fritte, pasta al pomodoro, polenta e tantomeno non si faceva il caffè al mattino, cioè tutte cose divenute di uso comune e quotidiano. Di contro credo che nessuno, o quasi, attualmente mangerebbe il garum degli antichi romani.

Io ritengo che al giorno d'oggi le abitudini alimentari, pur nella specificità e tradizione territoriale, dovranno prima o poi tenere anche conto sia della necessità di sfamare una popolazione mondiale in crescita e più longeva,  sia delle risorse che la natura mette a disposizione per produrre derrate, a partire da acqua e terre fertili, e sia dell'impatto ambientale di certe colture e grandi allevamenti.

Mi meraviglio che, nei vari dibattiti sul cibo possibile nel futuro non più tanto lontano, non ho quasi mai sentito parlare come cibo della lenticchia d'acqua, nota forse solo ai vegani. È diffusa nel nord della Thailandia e in Laos, dove viene chiamata Mankai e cresce spontanea nei corsi d'acqua, ma è anche coltivata in acquacoltura. Da alcuni anni gli israeliani, grandi sperimentatori e innovatori anche in campo agricolo, la coltivano ed esportano col nome di Kai Nam.

In Italia cresce spontanea lungo certi corsi d'acqua della pianura padana, ma credo che sia considerata più che altro sotto il profilo florovivaistico.

Peccato! Una vasta letteratura la definisce superfood, con caratteristiche nutrizionali quasi identiche alla carne, però senza dare i problemi che un uso eccessivo di questa comporta. È molto probabile che in futuro l'alimentazione umana si rivolgerà sempre meno al mondo animale, sia che si tratti di bovini e suini o anche di grilli, per indirizzarsi maggiormente verso quello vegetale. Sicuramente si avvantaggerà anche la salute.

Guido Brignone

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