Nel marzo 2019 il 32enne Kevin Gigliarano aveva avviato a Savigliano un’attività di commercializzazione di cannabis "light", priva cioè del principio attivo, utilizzata come antidolorifico e antinfiammatorio.
Nel 2021 la Polizia, a seguito di un controllo, sequestrò presso l’attività saviglianese 3 chilogrammi di cannabis che, sottoposta ad alcuni accertamenti chimici, risultò avere, per una ventina di grammi, un potere drogante di poco superiore al limite consentito dalla legge (0,5% di delta-9-tetraidrocannabinolo, comunemente conosciuto come Thc).
Per questo motivo Kevin Gigliarano venne rinviato a giudizio davanti al tribunale di Cuneo e processato con rito abbreviato. “Per ottenere l’effetto di uno spinello - ha riferito in aula il consulente chimico dell’accusa - sarebbe stato necessario fumarne tre o quattro. Una quantità decisamente superiore al normale”.
Al termine dell’istruttoria, il procuratore capo Onelio Dodero ha chiesto non doversi procedere per tenuità del fatto, evidenziando come nell’attività dell’imputato esistesse un principio di offensività: “Il punto di questa vicenda - ha concluso il magistrato – è l’offerta al pubblico, cioè la messa in vendita e un cortocircuito del sistema. Da anni si discute se i negozi possano vendere o meno queste sostanze. Non si deve considerare il singolo spinello, ma l’effetto drogante nel suo complesso”.
La difesa di Gigliarano, rappresentata dall’avvocato Michela Ruffino, ha illustrato come l’attività del suo assistito fosse dotata di regolare licenza, sostenendo la totale assenza dell’elemento soggettivo nella condotta posta in essere.
Il giudice Giovanni Mocci ha pronunciato l’improcedibilità per tenuità del fatto nei confronti di Kevin Gigliarano e ha altresì ordinato la confisca e la distruzione della sostanza sequestrata.
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