A meno di una settimana dall'aggressione di stampo omofobo a Dimitri Gadaldi, 30enne torinese insultato, spintonato e preso a calci in piazza Boves a Cuneo solo perché indossava un cerchietto da unicorno, tema della festa a cui aveva appena partecipato, sui social un papà fossanese denuncia una nuova storia di denigrazione, ancora a sfondo omofobo, di cui è stata vittima la figlia adolescente.
Con una ironica definizione per stemperare la comprensibile rabbia, il professionista titola il suo post: "Eterosessuali Minorati che temono l'Arcobaleno".
Racconta l'uomo che la figlia sedicenne, di ritorno in treno da Torino con a tracolla la sua nuova borsetta color arcobaleno, ha dapprima subito un insulto da un giovane, che, riferendosi all'accessorio, l'ha apostrofata come "Lgbt del ca**o!".
Dopo poche ore, sotto i portici di Cuneo, un secondo episodio, con uno sconosciuto, di almeno vent'anni più grande di lei, che passandole a fianco l'ha chiamata "Lesbica di me**a!".
Nel concludere il racconto del doppio spregevole incontro, il signor Beniamino, papà della vittima, tornando a un tono di amara ironia, sottolinea quanto, a parere suo, falsa sia la narrazione piuttosto comune secondo la quale la normativa esistente sia più che sufficiente a tutelare le minoranze, rispetto alle quali, sottolinea con sarcasmo, "non esiste un clima di odio".
La chiosa finale fa riferimento al fatto che in entrambi i casi si trattasse di individui maschi bianchi e di origine italiana, definiti da signor Beniamino "i pavidi insultatori che temono l'arcobaleno'.
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