Non è facilissimo ricostruire le vicende che hanno portato alla nascita delle maschere piemontesi e cuneesi più conosciute, cioè Gironi e Gianduja.
La loro storia, e quella del personaggio femminile Giacometta, risale ai primi anni del 1800 ed è legata a due burattinai torinesi: Giovanni Battista Sales e Gioacchino Bellone.
All'epoca i burattinai erano tanti, la concorrenza spietata, e la censura aspettava sempre dietro l'angolo.
A Genova i due burattinai misero in scena le disavventure di Gironi, un contadino dalla lingua lunga e amante del buon vino: un gran successo, peccato però che i riferimenti al nome e ai fatti del doge Girolamo erano palesi e i due vennero arrestati. Scontarono la pena.
Usciti dal carcere rischiarono di nuovo grosso, soltanto per aver cambiato il nome al personaggio in Gerolamo. Purtroppo quello era il nome del fratello del Bonaparte. I due questa volta vennero condannati a morte, ma riuscirono a svignarsela e a fuggire a Callianetto, vicino ad Asti, protetti da una famiglia di idee unitarie, in una cascina ancor oggi chiamata Ciabot d’Gianduja.(vedi foto).
Qui affinarono il personaggio, rendendolo un simpatico contadino, arguto e furbo, conosciuto da tutti come ‘Gioan d’la douja’, perche’ in qualunque osteria entrasse chiedeva un boccale di vino, detto 'douja' in dialetto piemontese.
Gioan si trasforma nel tempo in un servitore di una casa aristocratica, veste con una lunga giacca marrone bordata di rosso, un panciotto giallo, calze rosse e brache di fustagno. Tiene i capelli raccolti in un codino legato all’insù, con un nastro rosso e in testa porta un tricorno. Ultimi dettagli dell’uniforme sono un fiocco verde oliva e un ombrello sempre dello stesso colore.
La maschera ebbe subito successo, la gente si immedesimava nel personaggio e più tardi, durante il Risorgimento, venne usata nelle vignette per la propaganda anti-austriaca.
Giacometta è probabilmente più antica di Gianduja. Si pensa che questo personaggio risalga al Medioevo, legato a rituali primaverili ancestrali. In tutta l’area padana vi era una figura diffusa con il nome di Girometta: anche una nota canzone piemontese dal titolo La Giromëtta dla montagn la vede protagonista. È sicuro in ogni caso, che il burattino di Girometta-Giacometta è nato successivamente, soltanto sul finire dell’Ottocento.
In sintesi si può dire che Gironi e Giromëtta sono i genitori putativi di Gianduja e che il tempo li ha fatti diventare le tipiche maschere cuneesi, mentre il figliolo è più un simbolo del Piemonte intero.
È comunque incredibile che quasi ogni città o paese della provincia di Cuneo abbia la sua maschera o la sua coppia di personaggi del Carnevale. Ciaferlin e la Castellana, Il Moro e la Bella Monregaleisa, Dragon e Dragonetta, I Magnin, Pomalin, Faudaret e molti altri, fino all’Orso di Segale e ai Sarvanot recentemente di nuovo in grande spolvero.
Speriamo che tutte queste tradizioni, queste storie, questi miti sul Carnevale non vadano perduti: sono una parte della nostra identità.
Buon martedì grasso a tutti!