Il Congresso del PD iniziato con giuste istanze rifondative per poi incagliarsi nella solita conta delle leadership, anteponendo quindi i soggetti alla necessaria revisione del progetto, rischia di segnare la definitiva marginalizzazione del Partito.
La parabola declinante sembra simile a quella dei cugini d'oltralpe del Partito Socialista scavalcati a destra e sinistra rispettivamente da Macron e Melenchon.
Per invertire la rotta di un Partito che dal 2008 ha perso circa 6 milioni di voti e diverse centinaia di migliaia di iscritti, servirebbe invece far vivere questo passaggio costituente nazionale in un percorso dal basso permanente che oltrepassi il congresso , aperto al protagonismo dei singoli e della realtà associative.
Per poi tentare successivamente una riconnessione sentimentale con un popolo di sinistra più vasto spesso deluso e tradito.
In sintesi servirebbe una Sinistra che ritorni a riforgiarsi nelle lotte della contemporaneità sapendo che il suo fine ultimo è e rimane l'emancipazione civile e sociale delle persone.
Una Sinistra che ritorni a delineare nuovi orizzonti di senso e nuove utopie.
Una Sinistra popolare e non populista. Ossia un nuovo partito democratico capace di declinare insieme riformismo e radicalità.
Per le suddette sintetiche ragioni in questa prima fase congressuale il nostro voto andrà alla piattaforma programmatica di Gianni Cuperlo, colma di pensieri lunghi e di coerenza conseguente.
In sintesi vogliamo crederci ancora mossi da quella "speranza che ha due bellissimi figli, lo sdegno e il coraggio. Sdegno per le cose come sono e coraggio per cambiarle".
Primi firmatari:
Gianni Arbocco, Ivana Borsotto, Guido Chiesa, Beatrice Fruttero, Lucetta Galfrè, Claudio Gallizio, Stefano Gemello, Gian Mario Giolito, Claudio Giordano, Armando Manassero, Elena Panza, Massimo Scavino, Enrica Zampieri.