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Farinél | 01 gennaio 2023, 10:40

Farinél/ 100 anni fa nasceva Italo Calvino, l’autore che scrisse la frase che mi cambiò la vita

L’augurio di un anno più felice del precedente con la capacità di riconoscere ciò che di buono ci circonda costruendo il Mondo intorno

Italo Calvino (credits: Wikimedia Commons)

Italo Calvino (credits: Wikimedia Commons)

Un anno che parta sotto i migliori auspici è fatto molto diverso. In pochi giorni il mondo dell’informazione ha perso il direttore artistico di Radio Alba Antonella Levi e il giornalista di razza, il direttore di Made In Cuneo, Claudio Puppione. Due perdite grandi, a loro modo due persone che mi hanno insegnato tanto, assenze che si faranno sentire ogni giorno di più. Il Mondo ha pianto Pelé e, nel giro di pochi giorni, papa Benedetto XVI e teme l’arrivo di nuove varianti di Covid-19 dalla Cina.

Chi mi conosce sa che è proverbiale il mio ottimismo, sono uno di quelli che vede il bicchiere sempre mezzo pieno, ma in questo periodo è più difficile. Sono tempi duri per gli inguaribili ottimisti.

Ogni malattia ha la sua terapia e quando la mia fede nel domani vacilla, mi rifugio nella lettura, negli autori che mi sanno sempre insegnare qualcosa. Quando la situazione, come in questo caso, si fa più seria allora rimane una sola risposta: Italo Calvino.

A 20 anni sapevo appena chi fosse Italo Calvino, era l’autore di Marcovaldo e di qualche altro libro strambo per il me ventenne. Un giorno ricordo che la docente di letteratura americana Barbara Lanati, dopo un’appassionata lezione su autori come Allen Ginsberg o Walt Whitman, fino allo scrittore dello sconvolgente American Psycho Bret Easton Ellis, vedendoci un po’ troppo affascinati da temi in voga tra gli scrittori d’Oltre oceano come il consumo di droghe, la perdizione, l’omicidio e l’autodistruzione, chiuse di colpo il volume che stava consultando e disse: «Lasciate perdere queste cose, la vita non è questa, andate a leggere un autore nato a Cuba, ma italianissimo. Andate a leggere la conclusione de Le città invisibili di Italo Calvino, lì troverete tutto». Ricordo queste parole come se fossero state pronunciate 20 secondi fa, non 20 anni or sono.

Era il 2002, erano i mesi in cui si poteva pagare sia in lire sia in euro, i cellulari erano agli albori, internet offriva ancora poche possibilità e allora corsi con i pochi risparmi che avevo in tasca ad acquistare “Le città invisibili” nella libreria all’angolo con via Verdi.

Furono le 18 mila lire più ben spese della mia vita.

Corsi all’ultima pagina e lessi:

 

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.

Due modi ci sono per non soffrirne.

Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.

Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui:

cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

 

In sette righe dell’edizione Einaudi del 1972 Italo Calvino era riuscito a scrivere tutto il significato della vita, migliaia di parole, enciclopedie, volumi spessi come mattoni di filosofia del pensiero, tutto condensato in sette righe.

Non voglio aggiungere altro, voglio solamente iniziare l’anno invitando tutti i lettori a cercare e saper riconoscere chi e cosa in mezzo all’inferno non è inferno e farlo durare e dargli spazio o almeno a provarci. Non sarà facile, Calvino lo sottolinea, è la strada più ardua, quella che comporta più fatica, ma è l’unica che porta a non accontentarsi dell’inferno, del brutto, del marcio.

Con queste parole voglio augurarvi un 2023 in cui saprete mettere al centro ciò che non è inferno, con la consapevolezza di non potervi fare augurio migliore.

Marcello Pasquero

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