Ho scoperto che i Santi Francesi, i vincitori di X Factor, sono di Ivrea il giorno dopo la vittoria leggendo il Corriere Torino. Beatrice Quinta so che è originaria della Sicilia, ma ignoro di quale provincia, per quanto riguarda i Tropea so solamente che non arrivano dal bel borgo calabrese.
“Mi chiamo Linda e vengo da Alba”, così, invece, si è presentata, mal celando l’orgoglio d’appartenenza, Linda Riverditi. Alba è stata nominata in tutte le puntate di X Factor anche grazie a Dargen D’Amico che conosce Langhe e Roero molto bene. Linda, da par suo, non ha mancato di sottolineare il suo radicamento alla sua casa, ai suoi affetti, alla sua città.
Parto da questa semplice constatazione, che a molti può sembrare futile, è vero, parliamo pur sempre solamente di un programma televisivo molto pop, ma Linda è una ragazza di 19 anni ed è meraviglioso e non scontato che si senta così fiera di essere albese. Ogni volta mi stupisco e mi convinco che esista veramente quell’albesità di cui parlano il governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’imprenditore filantropo Bruno Ceretto.
Spesso dimentichiamo che Alba è una città di 31mila abitanti e che in Italia ci sono almeno 250 città più popolate, una città da sempre dimenticata dalla politica romana, un centro che non ha strade adeguate, dove è difficoltoso arrivare e dal quale, in certi orari, è molto difficile uscire.
Nonostante questo, chi nomina Alba non ha bisogno di aggiungere che si trovi in provincia di Cuneo, che sia vicino a Torino o che si trovi in Piemonte, Alba basta e avanza. Di più, perché a volte diventa persino un punto di riferimento. Rimanendo alle trasmissioni televisive generaliste, mi ha stupito vedere che nel servizio dedicato a Cisterna d’Asti della bella rubrica di Davide Rampello “Paesi e paesaggi” di “Striscia la Notizia”, per far capire dove si trovasse il borgo di Cisterna d’Asti, il tg satirico che colleziona ogni giorno sei milioni di spettatori, abbia scritto semplicemente “A 25 km da Alba”, nonostante si trovi più o meno alla stessa distanza da Torino e da Asti.
Sono piccoli segnali che però vogliono dire tantissimo, oggi Alba è, come dicevo, un punto di riferimento e lo è non per diritto divino, ma per l’opera di tanti uomini che hanno portato questo territorio in giro per il mondo.
Ho la fortuna di essere il direttore della Fondazione Radici, che si occupa di raccogliere, salvaguardare, catalogare e mettere a disposizione la memoria di questo territorio tentando di spiegare come sia riuscito a passare in 70 anni da essere una delle zone più povere d’Europa a diventare un’area a cui guardare con ammirazione e, spesso, tanta invidia.
La fortuna mia e di Radici è che la chiave del successo di questo territorio si fondi sul presente o nella peggiore delle ipotesi nel passato prossimo, su una memoria che è viva, su radici, appunto, piantate ben salde che suggono linfa dal terreno in cui sono radicate. Non occorre andare a Publio Elvio Pertinace, imperatore nato ad Alba, e nemmeno a quello che forse è stato il più grande ministro dell’Italia Unita, Michele Coppino.
Per capire perché una ragazza di 19 anni vada in tv a esprimere il proprio orgoglio di essere albese basta guardarsi intorno, basta fare due passi in piazza Michele Ferrero, specchiarsi nella fontana realizzata dal comune scattandosi un selfie davanti ad “Alba”, la statua donata dalla famiglia Ferrero alla cittadinanza. Già, “Alba”, la bimba “genata” di Valerio Berruti, a dispetto dei delatori, ormai è parte integrante del tessuto cittadino ed è la più fotografata e ammirata.
Basta volgere lo sguardo pochi metri più in là a quello che speriamo si possa chiamare un giorno Hotel Morra, in onore all’uomo che tutti dobbiamo sempre ringraziare, Giacomo Morra, per capire da dove veniamo, attraversare via Maestra per immaginare il commendator Roberto Ponzio proseguire l’opera di monsu Giacu, per comprendere dove siamo andati.
Se dalla Galleria della Maddalena volgerete lo sguardo verso via Pierino Belli è possibile vedere dove è nato il primo laboratorio della Ferrero, pochi metri più avanti, verso piazza San Giovanni, in via Rattazzi il primo stabilimento, la radice da cui ha preso vita l’azienda oggi ramificata in ogni paese del mondo.
Piazza San Giovanni, la piazza del popolo albese, quella scelta da Radio Alba per il suo festival, dove si svolgeva il mercato dei bozzoli, con in prima fila Giuseppe Miroglio che in via Manzoni avrebbe dato vita all’azienda che ha scritto la storia del tessile. Proprio a due passi dalla casa dove ha vissuto gran parte della sua, troppo breve, vita Beppe Fenoglio.
Non basta? E allora diciamo che a pochi metri si trova, grazie alla famiglia Ceretto, uno dei ristoranti più famosi del mondo, che pochi passi verso il Cherasca si possono trovare le storiche cantine Pio Cesare e quella che è diventata una delle aziende più importanti e solide della provincia, l’Egea, grazie a una famiglia di imprenditori che ha scelto e puntato fortemente su Alba.
Potrei andare avanti per ore passando per realtà come il polo Tcn Bianco, la San Cassiano e molte altre per arrivare a ieri, a una pianista che suona sospesa in cielo in piazza Michele Ferrero e a una città che non potendo accettare il tramonto si colora di mille luci, pazienza se il periodo non è favorevole, pazienza se altri preferiscono stare al buio, ad Alba le luci non si spengono. Ad Alba la fiera non si è fermata nemmeno nel 2020, basta dire questo.
E allora è facile capire perché una ragazza di 19 anni dica con orgoglio “Sono Linda e vengo da Alba”, prima di incantare tutti con la propria voce. In fondo l’unico personaggio che mancava a questa città era una cantante, ora c’è e non resta che augurarle una carriera ricca di successi che la porti in giro per l’Italia e il Mondo, senza dimenticare la sua Alba.
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