Finalmente pioggia, finalmente freddo e finalmente neve. A dicembre inoltrato il meteo regala le condizioni ideali per il formarsi del pregiato Tuber magnatum pico, il tartufo bianco d’Alba, il re della gastronomia mondiale.
È un peccato che questo avvenga a poche ore, non dall’inizio, bensì alla conclusione della novantaduesima Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba.
Proprio ora che comincia il bello è ora di chiudere baracca e burattini, a due mesi dalla trionfale inaugurazione alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Lo dicevano già a mezza bocca i trifolao anni fa e quello che era solo un mormorio diventa ora un pressante invito a rivedere il calendario della Fiera.
Sì, perché il tartufo bianco lo si può mangiare anche dopo, fino al fermo biologico del 31 gennaio, ma è innegabile che la fiera albese abbia ormai raggiunto un’importanza tale da dettare tempi, prezzi, tendenze, mode.
Da domani, 5 dicembre, la domanda e quindi il prezzo del tartufo caleranno drasticamente, nonostante la qualità del Tuber sia decisamente migliore rispetto a ottobre. Però, c’è un però e lo dicevano già i nostri anziani: il tempo e un’altra cosa han sempre fatto quello che han voluto e purtroppo nemmeno la Fiera ha la capacità di condizionare il meteo.
L’autunno più siccitoso di sempre non ha aiutato, anzi ha reso ancor più evidente una mancanza di sincronia tra il formarsi del Tuber e la Fiera che lo celebra.
Nulla si può imputare all’amministrazione, al sindaco, all’intraprendente assessore al turismo Emanuele Bolla, alla vulcanica Liliana Allena e alla sua affiatata squadra guidata da Stefano Mosca, anzi, la manifestazione ha saputo crescere puntando sulla qualità dell’offerta, sulle idee e sull’innovazione costante diventando una delle fiere legate alla gastronomia più importanti d’Italia. Il rischio è che l’unico a non essere invitato sia il protagonista: il tartufo bianco.
Durante il bell’incontro di ieri, sabato 3 dicembre, in cui sono stati presentati il libro dell’associazione Giulio Parusso “Alba e il Tartufo. La Fiera ai suoi esordi”, scritto da Nando Vioglio e il video dei Patriarchi dell’Enogastronomia Albese dedicato al Commendator Roberto Ponzio (1923-2008), il figlio, l’avvocato Ponzio ha ricordato come fino a qualche decennio fa i negozi traboccassero di tartufi, mentre oggi i quattro rivenditori di Tuber rimasti in via Maestra presentano dei piccoli vassoi con una manciata di esemplari lillipuziani. Poco, troppo poco per chi raggiunge Langhe e Roero percorrendo, in molti casi, migliaia di chilometri.
Purtroppo, non si può più aspettare grandi inversioni di tendenza nel meteo. Come chiedono a gran voce i tartufai, coloro che più di tutti hanno in mano la cartina di tornasole dello stato di salute del prezioso Tuber, occorre ripensare i tempi della fiera, posticiparne l’inizio, magari facendolo coincidere con il Baccanale dei Borghi, puntando forte sul tartufo di Natale. Non esiste periodo migliore per degustare il tartufo rispetto alle festività natalizie, ditelo agli amici, urlatelo nelle piazze, perché nessuno sembra saperlo.
La concomitanza con Le notti della Natività e con i fine settimana dello shopping natalizio non possono che portare benefici a tutti e andare nella direzione che auspichiamo: prolungare il numero medio di notti dormite sul nostro territorio, strada Maestra per allontanare il turismo mordi e fuggi, quello che non ci possiamo permettere. Non siamo Rimini e non siamo nemmeno Disneyworld, siamo Langhe e Roero, buon per noi.
Se sembra complicato, tranquilli, questa è la parte più facile, perché prevede solamente uno slittamento in avanti della Fiera e di arrivare, magari, alla cifra tonda di 10 settimane, invece delle attuali 9.
La parte difficile è molto più difficile e passa dalla frase del commendator Ponzio “No alberi, no tartufi” e dai moniti di Giacomo Morra. A personaggi come questi dobbiamo la capacità di far credere al Mondo che i tartufi bianchi venissero da Alba, a loro dobbiamo e dovremo sempre essere grati.
Se nulla possiamo fare, da soli, per migliorare le condizioni atmosferiche atte alla nascita del tartufo bianco, molto possiamo fare per creare le condizioni ambientali.
Il monito della Fiera 2022 “Time is up” è un segnale, così come un segnale sono state iniziative come Save the truffle, ma bisogna fare sempre di più e in modo ogni giorno più organico. Le vie sono tantissime e di fantasia l’assessore Emanuele Bolla, Liliana Allena e la sua squadra ne hanno da vendere, si potrebbe piantare un albero ogni dieci ingressi in fiera, un albero per ogni degustazione o ogni show cooking acquistato. L’importante è piantare alberi, creare tartufaie, favorire la formazione di quel piccolo fungo ipogeo, così fragile e così prezioso.
Il tempo è davvero finito.
Proviamo a mettere un tartufo sotto l’albero di Natale, e, soprattutto, un albero sopra al tartufo.