A guardare la foto di Tino Gerbaldo, il dubbio che si tratti dell’ambientazione di qualche film fantasy è più che normale.
Invece siamo nel Roero e la coreografia è quella della nebbia. Semplicemente una nube di vapore acqueo condensato che rimane sospesa a contatto con il suolo. Eppure, quando si verifica, non possiamo che restare sbalorditi dalle suggestioni di quella tenue atmosfera.
È la qualità eterea della luce, mentre penetra nella nebbia e diffonde bellissimi colori seppiati, creando una scena quasi ultraterrena. Quel nebbione pesante, denso e impenetrabile che inumidisce i cappotti, entra nelle ossa e scappa via subito, non appena si alza il sole. Giusto il tempo di qualche foto postata sui social dai più mattinieri e puff, come per magia, svanisce in pochi minuti.
Il suo lato dolce e romantico sta nel pensiero di lasciarsi fasciare come una carezza ogni mattina quando ci svegliamo e sappiamo di dover correre. Già, ma correre verso dove e verso cosa?
Per raggiungere un mondo d’incanto abbiamo bisogno della nebbia, che non ci faccia vedere oltre il nostro naso, che ci obblighi ad essere vigili non sull’orizzonte, ma sul prossimo passo da compiere. Ad avvolgerci nel suo abbraccio e obbligarci a ritrovare la giusta via, guardando soltanto dentro a noi stessi!