I Bancomat stanno scomparendo: è la fine di un’era? La transizione digitale sta facendo sì che ormai si paghi tutto con carta. La pandemia, va detto, ci ha messo del suo, e spesso pur di non toccare denaro già maneggiato da chissà chi, preferiamo strisciare il bancomat e via.
Un dato: secondo la Banca centrale europea, le transazioni eseguite senza l’utilizzo di contanti rappresentano ormai il 60% dei pagamenti nel nostro Paese, rispetto al 50% della media europea. Una delle conseguenze di questa trasformazione riguarda gli sportelli di prelievo, che stanno via via scomparendo. Come spiegato in un interessante dossier, ne muoiono circa 600 all’anno in tutta Italia e sicuro è un bel problema per chi ancora non si è abituato alla modalità digitale.
Se però ad esempio gli anziani vivono in posti senza sportelli, come fanno a prelevare? Devono farsi i chilometri in auto? E se non possono? Insomma, se da un lato la dipartita dei cosiddetti ATM (i punti di prelievo) sembra essere la naturale conseguenza della Cashless society in cui ci stiamo trasformando, dall'altro dobbiamo tenere conto degli oltre 13milioni di over 65 che popolano il nostro Paese. A complicare ulteriormente la situazione, però, ci pensa un altro elemento: i costi di gestione degli sportelli a carico delle banche, con queste ultime che operano sempre più online.
Cosa si può fare, quindi? Alessandro Zollo, amministratore delegato di Bancomat spa, che gestisce il circuito Pagobancomat e tra i suoi soci annovera quasi tutti gli istituti di credito, un’idea ce l’ha e le associazioni dei consumatori sembrano essere favorevoli. Cioè trasformare gli sportelli non solo in semplici erogatori di contanti, ma strumenti in grado di fornire altri servizi, come pagamento delle bollette e i servizi di PagoPa (la piattaforma nazionale che permette di scegliere come pagare tributi, imposte o rette verso la Pubblica Amministrazione).
Zollo immagina una riforma che riguarda i prelievi da banche diverse dall’istituto di appartenenza e che cancellerebbe la commissione interbancaria (pari a 49 centesimi, a fronte di un costo medio del servizio che per le banche sfiora i 90 centesimi per prelievo), fissando allo stesso tempo un costo massimo di 1,5 euro a carico dei clienti, mentre le attuali commissioni raggiungono i 3 euro. L’Antitrust, al momento, ci sta pensando su.