Il sabato mattina per me e mia moglie è il momento delle spese al mercato. Ieri, di ritorno a casa, dopo aver fatto scorta di vivere, mentre percorrevamo corso Michele Coppino, ad Alba, una vettura ci ha sorpassati a una velocità almeno doppia di quella consentita in quel tratto di strada, davanti alla sede di una azienda e all’ingresso di una scuola, appena prima di una curva completamente cieca.
Lungo il tragitto verso casa mi è capitato di notare il piccolo altarino commemorativo realizzato dagli amici e parenti di Domenico Giolito. Lo potete vedere percorrendo la rotatoria da tutti conosciuta come rotonda di Canove di Govone, ma in realtà per pochi metri nel comune di Magliano Alfieri.
Un mazzo di fiori, una croce ricordano una vita spazzata via in pochi istanti nella mattinata del 10 ottobre. Domenico Giolito, trent’anni, commerciante di San Damiano d’Asti, è morto in quel luogo. Inutili i soccorsi, inutile il lavoro di quegli eroi mai abbastanza celebrati che sono i vigili del fuoco. Ragazzi come Domenico che per oltre un’ora hanno lavorato con tronchesi e saldatrice per estrarlo dal groviglio di lamiere che è diventato la sua bara.
Pochi metri più in là in direzione di Asti troverete i resti di un palo dell’Enel, nel luogo dove si è arrestata, il 25 agosto, la vita di Edoardo Gea, 26 anni, imprenditore digitale con tanti sogni e la prospettiva di un futuro sereno spazzato via in pochi secondi.
Una manciata di giorni prima la strada che da Canove porta a Priocca è stata l’epilogo per Flavio Greco, 33 anni di Canelli, stava andando con un amico alla festa patronale del paese roerino a bordo di una auto d’epoca finita fuori strada.
Tre giovani vite spezzate in poche centinaia di metri, a distanza di pochi giorni, ragazzi usciti di casa poco prima o di ritorno dal lavoro, ragazzi che avevano salutato qualcuno che non li avrebbe mai più rivisti, senza sapere di andare incontro alla morte.
Domenico, Edoardo e Flavio sono solo tre delle 42 vittime della strada nella provincia di Cuneo da inizio 2022. In 20 anni sulle strade della Granda si sono perse 1.800 vite, un paese spazzato via di colpo.
Domenico, Edoardo e Flavio erano tre ragazzi con volti solari, sogni, speranze, amicizie, amori, ora sono solo numeri nella conta periodica dei morti della strada.
E allora diamoli i numeri perché si sta purtroppo invertendo una tendenza che aveva visto gli incidenti mortali calare drasticamente, fino al record di “soli” 33 morti nel 2016. Nel 2019 e nel 2018 le vittime della strada erano state 44. Confermando una tendenza che aveva visto tornare a crescere il numero delle vittime nel 2017 fino a 59, il numero peggiore degli ultimi anni.
Tanto era stato fatto, basti pensare che nel 1998 le vittime della strada furono ben 138. Nel 1999 i morti furono 125, tre in meno (122) l’anno successivo, 115 nel 2001, 116 nel 2002, lo stesso numero nel 2003. L’introduzione della patente a punti con i maggiori controlli delle forze dell’ordine, ma anche il miglioramento della tecnologia sulle automobili che ha reso le macchine più sicure per occupanti e pedoni, hanno permesso di ridurre oltre a un terzo le vittime. La tendenza in discesa è proseguita negli ultimi dieci anni, ma, come dicevamo, soltanto in un caso il dato è passato sotto la soglia dei 40 morti all’anno, nel 2016 con 33.
La media si avvicina alle 50 vittime ogni anno. Scendete in strada e chiedete al primo passante in che modo teme di morire, sicuramente la sua risposta non sarà quella giusta. Gli omicidi volontari nel 2021 nella Granda sono stati 2, i morti in incidenti stradali ben 48, un numero che con ogni, triste, probabilità verrà superato nel 2022. So che sembra incredibile, ma nella provincia di Cuneo è infinitamente più probabile morire mentre si portano i figli a scuola o mentre si va a fare la spesa sulla propria confortevole auto o sulla propria roboante motocicletta, rispetto al rischio di morire per un atto violento.
Le principali cause di incidenti restano, in base ai dati della Provincia, le distrazioni: uso dei cellulari e in misura minore, ma in ogni caso consistente gli stati di ebbrezza ed effetto stupefacenti. Tra le altre cause: la velocità troppo elevata, le mancate precedenze e i sorpassi.
1.800 vite significa 1.800 famiglie che piangono un caro scomparso sulle strade insanguinate della Granda. Ogni volta che ci mettiamo al volante diventiamo un possibile fattore di rischio per noi stessi e per gli altri, tutti abbiamo una grande responsabilità e tutti possiamo fare il nostro per ridurre il più possibile un fattore di rischio che non potrà, probabilmente, mai arrivare a zero, ma che può scendere sensibilmente.
Mi chiedo come sia possibile mettere a repentaglio la nostra vita e l’altrui vita per la smania di correre, per la voglia di rispondere a uno dei tanti WhatsApp o di fare quella telefonata che rimandiamo da tutto il giorno o ancora di tentare quel sorpasso perché “Tanto mi è sempre andata bene”.
E non posso evitare di chiedermi un’altra cosa: se dall’altra parte di quella curva di corso Michele Coppino ci fossi stato io? O un amico? Un famigliare? Un collega di lavoro? Troppo spesso agiamo in modo sconsiderato non pensando alle conseguenze che ci aspettano dietro la curva, al fatto che potremmo rovinare in pochi secondi la nostra e l’altrui vita. Tutti insieme possiamo fare molto per invertire nuovamente questa tragica tendenza che sta riempiendo di sangue innocente le nostre strade.