Economia - 05 agosto 2022, 15:32

Trattative per l’integrativo alla Giordano Vini: le Rsu replicano all’azienda

La rappresentanza sindacale unitaria: "Dopo 14 mesi l’azienda si presenta sostenendo una serie di negazioni ponendo sul tavolo parametri irraggiungibili"

Trattative per l’integrativo alla Giordano Vini: le Rsu replicano all’azienda

Riceviamo e pubblichiamo.

Con queste righe la Rsu della Giordano Vini Spa di Valle Talloria cerca, dopo aver letto il comunicato di risposta dall’azienda Giordano Vini Spa edito da "La voce di Alba" il 15 giugno scorso ("Giordano Vini: «Sostegno al welfare dei nostri lavoratori anche nell’attuale contesto di incertezza»"), nel quale con evidenti doti scrittorie viene messo agli atti che, alla trattativa di ripristinare dopo 10 anni un Accordo Integrativo aziendale, sul piatto è stato buttato tantissimo.

Se si prende in considerazione il contesto in cui viviamo, in qualità di Rsu aziendale ci viene da rispondere che, se la Direzione aziendale di Giordano Vini e la Direzione del Gruppo IWB stanno scherzando, allora ridiamo; se invece sono seri e hanno condotto una strategia per far fallire la trattativa aperta da 14 mesi, ci preoccupiamo.

Forse non tutti sanno che il Italian Wine Brands, primo gruppo vitivinicolo privato italiano quotato con un fatturato di oltre 400 milioni di euro nel 2021, e di conseguenza anche la Giordano Vini, ha visto un anno 2021 come il 2020 un fatturato in netta crescita rispetto agli anni precedenti, complice la situazione sanitaria che ha permesso in particolare, ma non solo, alle vendite sul web di raggiungere numeri insperati. La questione che sa di grottesco è che, se la parte sindacale avesse accettato l’accordo proposto dalla Giordano Vini, si andava a peggiorare alcune norme previste sul Contratto Nazionale dell’Industria alimentare.

La trattativa verteva su ampi argomenti dal welfare aziendale, a una serie di permessi retribuiti, ma soprattutto sul miglioramento professionale di dipendenti sotto inquadrate, dall’innalzamento di un orario minimo settimanale che ad oggi non garantisce il contributo settimanale pensionistico e un salario legato a obiettivi. Trattativa per un salario contrattuale come si riesce a fare in tante altre aziende in provincia di Cuneo per un recupero del potere d’acquisto dei dipendenti Giordano, che, vi ricordiamo, è fermo da 10 anni.

La vera questione è che dopo 14 mesi l’azienda si presenta alle trattative sostenendo una serie di negazioni (sul riconoscimento delle professionalità e sul raggiungimento di una quota di 20 ore minime di lavoro settimanali garantite) e pone sul tavolo di trattativa una serie di parametri irraggiungibili per lo stato organizzativo e commerciale dell’azienda. Il mancato raggiungimento di quei parametri era evidente a tutti, tranne ai soli rappresentanti aziendali.

Cadere in quella “trappola” voleva dire il mancato riconoscimento di una cifra, se pur modesta, che il Contratto Nazionale prevede per quei dipendenti che lavorano in aziende dove non esiste la trattativa di secondo livello, pertanto oltre al danno anche la beffa.

E’ poco serio e molto irrispettoso nei confronti dei lavoratori sbandierare parole come “welfare”, “crescente qualità di vita”, “pacchetto integrativo valorizzante”, quando l’unica redistribuzione della ricchezza è stata fatta a livello dirigenziale attraverso un “Piano di Incentivazione”, in cui la direzione si è auto premiata di centinaia di migliaia di azioni del gruppo IWB subito convertibili in denaro.

Perché è triste accettare che per i lavoratori, il motto giornaliero debba essere “bisogna fare di più con meno”.

Perché è scoraggiante accettare che a settembre 2014 l’azienda contava 433 dipendenti mentre oggi, dopo cessioni di rami d’azienda, esternalizzazioni di attività, licenziamento collettivo di 30 dipendenti, dimissioni volontarie, se ne contano meno di 150.

E’ avvilente constatare che, dopo 10 anni, ci siano lavoratrici e lavoratori che hanno un contratto base di 16 ore settimanali, che fino a 5 anni fa, prima della contrattazione sindacale erano 8 ore, per i quali sindacalmente abbiamo fortemente richiesto un ulteriore innalzamento minimo ebdomadario, per garantire loro la contribuzione ai fini pensionistici che ad oggi non è assicurata, la risposta aziendale è stata ancora una volta negativa.

Perché è degradante salire gli scalini e vedere proclami IWB di quanto la persona sia al centro, di quanto il lavoro delle persone sia importante, di come non esista un “io” ma sempre un “noi”, di quanto l’impegno infuso creerà un prospero avvenire per tutti... quando a conti fatti, con questa proposta si scolpisce nella pietra che tutto quanto facciamo non vale nemmeno un premio di 20 euro al mese.

Perché è ignobile che a queste parole non abbiano seguito, è biasimevole che temi come adeguamenti dei livelli contrattuali, regolamentazione del lavoro agile, che in pandemia ha permesso di lavorare con continuità, migliorando anche i tempi di vita dei lavoratori, ed infine nell’ottica di rafforzare gli strumenti di sostegno al contesto familiare la richiesta di giornate aggiuntive rispetto al Ccnl non abbiano trovato accoglimento

Tutto questo dopo che l’azienda ha risparmiato 10 anni di mancata contrattazione... tutto questo mentre le testate di settore esaltano i numeri del Gruppo IWB, sempre in crescita.
Tutto chiaro, messaggio recepito.
Il valore effettivo di una ditta si misura anche dall’umore dei suoi dipendenti che, in questi ultimi anni, ha toccato minimi storici. Non si rilevano tracce di soddisfazione personale, di gratificazione, di valorizzazione dei meriti lavorativi.

Non basta parlare di “attaccamento alla maglia” se gli sforzi non vengono riconosciuti, le briciole abilmente concesse (come un giorno di permesso in più per i neopapà) al tavolo della trattativa ridicolizzano tutta la piattaforma che era stata preparata e che conteneva un impianto organico degno e decoroso.
Le favole non interessano a nessuno, c’è bisogno di serietà e concretezza.
Ciò che è stato risposto, in ultima analisi, è che i lavoratori saranno tenuti al minimo sindacale.

Chiediamo una cosa sola: per decenza, almeno, non dite che lo avete fatto per noi e per il nostro benessere. Il logo della Giordano recita "Buon vino, buona vita". In situazioni come queste basterebbero "Buon senso e buon gusto".

Rsu Giordano Vini Spa,
Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil

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