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Economia | 03 agosto 2022, 09:11

La rivoluzione del filo di paglia

L’agricoltura del NON fare per coltivare secondo Natura

Il contadino Kutluhan in divulgazione (foto di Mauro Carlesso)

Il contadino Kutluhan in divulgazione (foto di Mauro Carlesso)

Si è svolto nelle giornate del 30 e 31 luglio a Lesa, nella scenografica cornice delle colline moreniche del Lago Maggiore, la due giorni divulgativa del metodo di coltivazione dell’orto naturale.

I principi ispiratori di questo metodo di agricoltura sostenibile si possono ascrivere principalmente all’opera del biologo e filosofo giapponese Manasobu Fukuoka che a partire dagli anni 40 con la sua pionieristica “rivoluzione del filo di paglia” ha introdotto il concetto di agricoltura del “non fare”. Un concetto per nulla datato ed anzi mai come in questo periodo di parossistica evidenza dei cambiamenti climatici trova piena adesione in tutti coloro che, un po' come accadeva nelle popolazioni arcaiche, cerca nella sussistenza e nella sostenibilità i capisaldi per un radicale cambio di paradigma.

Le giornate esperienziali di apprendimento e condivisione di queste pratiche di agricoltura sostenibile si sono svolte presso la tenuta rurale degli amici Sara e Massimo sotto la guida illuminante di Kutluhan Ozdemir allievo di Panos Manikis, un discepolo diretto del Maestro Fukuoka nel Natural Farming Center di Edessa in Grecia e del quale Kutluhan ne è il coordinatore.

Il seminario che ha visto la partecipazione di un buon gruppo di persone di diverse generazioni, ha seguito un programma che ha riguardato in particolare la metodologia della pacciamatura a base di fieno e paglia che consente di sostituire efficacemente laboriose e faticose pratiche quali vangatura, innaffiatura ed estirpazione delle infestanti (che in agricoltura naturale si definiscono erbe spontanee) promuovendo quindi un’agricoltura conservativa e rigenerativa del suolo in luogo di tutte le attuali pratiche agronomiche che hanno come obiettivo primario non tanto la produzione di un bene quale è il cibo bensì una merce che abbia le caratteristiche necessarie per essere coltivata facilmente, stoccata in enormi magazzini per tutto il tempo necessario prima di essere  finalmente messa sui mercati nei modi ed i tempi che i cicli finanziari stabiliscono.

Necessariamente ne consegue che il rispetto del suolo, il mantenimento della fertilità non siano gli obiettivi centrali di queste pratiche messe in atto da aziende sempre più grandi con il risultato inevitabile di depauperare in maniera esponenziale la potenzialità insita nella Natura di rigenerarsi.

In proposito, un aforisma impiegato da Kutluhan per esprimere in maniera chiara il significato pratico e filosofico del metodo si rifà all’antico adagio che recita che “l’orto vuole l’uomo morto” ma che nella visione naturale di questo concetto agricolo non può che essere letto come “l’uomo vuole l’orto morto”.

Un momento del seminario (foto di Mauro Carlesso)

Scopo di questi incontri liberi, gratuiti ed aperti a tutti, è quindi come abbiamo detto quello di promuovere l'agricoltura del "non fare" ovvero dell'osservazione in luogo dell'azione. Lasciare al corso della Natura la crescita spontanea dei vegetali senza l'intervento decisionista dell'uomo con le sue tecniche sempre più aggressive. Attraverso gli insegnamenti di Fukuoka si apprende che ogni azione dell'uomo verso la terra è volta ad impoverire il terreno giorno dopo giorno, anno dopo anno con il risultato di alimentare un loop che prevede, ad esempio, l'aratura con mezzi meccanici che distrugge il sottile strato fertile creato dai microorganismi nel corso di decine di anni.  Arato il campo e resolo quindi sterile, per poter coltivare diventa necessario concimare con composti organici, ma spesso e con maggior profitto, con composti di sintesi che per avere efficacia necessitano a loro volta di erbicidi, di antiparassitari di sementi brevettate ed ibridate, e l’uso di macchinari sempre più grandi, inquinanti ed energivori, in un ciclo sempre più spinto ed irreversibile di allontanamento dalle risorse della Terra.

Nel corso di questi due giorni il contadino curdo Kutluhan ha illustrato dettagliatamente i meccanismi benefici da adottare nella coltivazione dell'orto in luogo di quelle abitudini e tecniche agronomiche che con il dichiarato intento di produrre per alimentare tutti gli esseri viventi della Terra oltre che a dimostrarsi palesemente fallimentari stanno impoverendo in maniera irreversibile intere fasce di territorio in tutto il Mondo.

Durante il seminario si è quindi discusso in maniera costruttiva di questi temi che riguardano noi e la sopravvivenza dell'uomo su questo Pianeta, condividendo consigli pratici, suggerimenti e spunti di riflessione che hanno affascinato i partecipanti.

Si è parlato nel dettaglio di quali tecniche adottare per la rigenerazione del suolo e la gestione delle erbe. Si è parlato di verdure ed ortaggi, di come non potare e non concimare e di lasciare che tutto vada secondo Natura seguendo l’assunto principale del: niente arature, potature, concimazioni, irrigazioni, cure colturali, trattamenti fitosanitari e lotta antiparassitaria.

Interazione dei partecipanti con Kutluhan (foto di Mauro Carlesso)

Non sono mancati i momenti di convivialità con le pause pranzo autogestite dai singoli partecipanti con cibi vegetali e con il momento clou dell'intero programma che tra balli e canti ha visto la preparazione delle seed balls di semi e argilla (dette anche bombe di semi) da lanciare nei prati, nei campi e nei boschi per rigenerare la vegetazione in maniera totalmente spontanea.

 

Aratura meccanica. La polvere che si vede è lo strato di fertilità che si disperde (foto da annovialdo.it)

 

Per saperne di più:

Kutluhan Ozdemir è contadino divulgatore che dopo l’esperienza di Edessa del 2014 si dedica a numerosi progetti di riforestazione con visite anche nel Sud America dove ha incontrato diverse realtà di Agricoltura Naturale. Da sette anni diffonde in Italia ed all’Estero i principi dell’agricoltura naturale attraverso laboratori e seminari gratuiti come da volontà dell’autore de “La rivoluzione del filo di paglia”.

Attualmente ha avviato una Natural Farm in Centro Italia. Più recentemente è stato ispiratore della RAN (Rete Agricoltura Naturale) una rete nata dal basso nell’Agosto del 2021 che si propone di divulgare la visione ed i metodi di Fukuoka e collegare le realtà agricole che già si ispirano a questi principi e promuovere la riforestazione dei territori per riequilibrarne gli ecosistemi, mettere e tenere in contatto tutti colore che, in Italia e nel Mondo, sviluppano la coscienza di una nuova agricoltura sostenibile basata totalmente sul lasciar fare alla Natura consegnando all'uomo i soli compiti di osservarne le evoluzioni e raccoglierne i prodotti che la natura, lasciata ai suoi ritmi, sa dispensare proficuamente.

RAN-Rete per l’Agricoltura Naturale è presente nel web con una pagina Facebook.

Libri:

“La rivoluzione del filo di paglia” di Masanobu Fukuoka a cura di Giannozzo Pucci per Libreria Editrice Fiorentina nei Quaderni d’Ontignano

“La civiltà dell’Orto” di Gian Carlo Cappello edito in proprio da Civiltà dell’Orto.

Mauro Carlesso Scrittore e camminatore vegano

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