Purtroppo capita ancora - come denunciano i sindacati - che alle donne, ai colloqui di lavoro, venga chiesto se hanno intenzione di diventare madri. E sono sempre meno, non certo solo per questa ragione, le donne che fanno figli.
Se ne fanno sempre meno e sempre più tardi. Siamo uno dei Paesi con la più bassa natalità e, quindi, tra i più vecchi al mondo.
Ma il Consiglio dei Ministri, che si è riunito in settimana, ha messo in campo alcune azioni e fatto un passo in avanti in materia di equilibrio vita-lavoro, estendendo a 9 mesi il congedo parentale pagato al 30%. Dieci giorni di congedo, invece, per i neo papà.
Mercoledì 22 giugno è stato approvato dal Consiglio dei ministri lo schema di Decreto legislativo che recepisce la direttiva europea, su proposta del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando, con l'obiettivo di promuovere un maggiore equilibrio tra la vita genitoriale e quella lavorativa, al fine di conseguire una più equa suddivisione delle responsabilità e di promuovere un'effettiva parità di genere.
Per quanto riguarda i congedi parentali, il provvedimento prevede l'estensione da 10 a 11 mesi per il genitore solo per una maggiore tutela dei nuclei familiari monoparentali. Aumentati da 6 a 9 i mesi di congedo parentale coperti da un'indennità pari al 30% della retribuizione, fermi restando i limiti massimi di congedo fruibili dal genitore. Da 6 a 12 anni l'età del bambino entro la quale i genitori, anche quelli adottivi e affidatari, possono usufruire del congedo parentale.
Entra pienamente a regime il congedo di paternità, obbligatorio e della durata di 10 giorni lavorativi, fruibili tra i 2 mesi precedenti e i 5 successivi al parto. Un diritto autonomo e distinto che spetta al padre accanto al congedo di paternità alternativo, che spetta solo nel caso di morte, grave infermità o abbandono del bambino da parte della madre.
Il Decreto legislativo estende il diritto all'indennità di maternità in favore delle lavoratrici autonome e delle libere professioniste anche in casa di gravidanza a rischio.
Sono state ovviamente introdotte sanzioni per i datori di lavoro che ostacolano i diritti e le agevolazioni in favore della genitorialità.
Questo nuovo Decreto amplia la visuale sul panorama della parità di genere e fa sperare in un futuro in cui è possibile conciliare il lavoro con la famiglia, senza dover temere licenziamenti ingiusti o riduzioni dello stipendio. E, soprattutto, con il chiaro obiettivo di tutelare le donne che scelgono di diventare madri.