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Attualità | 26 giugno 2022, 09:00

«Schegge di Luce»: pensieri sui Vangeli festivi di don Giorgio Garrone

Commento al Vangelo della Messa del 26 giugno, XIII Domenica del Tempo ordinario

Nella foto don Giorgio Garrone, parroco delle chiese di Sant’Andrea Apostolo e Sant’Antonino Martire, in Bra

Nella foto don Giorgio Garrone, parroco delle chiese di Sant’Andrea Apostolo e Sant’Antonino Martire, in Bra

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.

Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».

A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».

Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio». (Lc 9,51-62).

Oggi, 26 giugno, la Chiesa giunge alla XIII Domenica del Tempo ordinario (Anno C, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Giorgio Garrone, parroco delle chiese di Sant’Andrea Apostolo e Sant’Antonino Martire, in Bra. 

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza. Eccolo, il commento. 

Gesù ha ormai compreso quale sarà la sua missione: essere elevato in alto, passando attraverso il punto più basso: l’esperienza umiliante e dolorosa della croce e il salto nel buio degli inferi. Umanamente, sarebbe comprensibile un suo atteggiamento di riluttanza e di fuga, invece Luca sottolinea che, proprio da questa intima comprensione dell’esito della sua missione, sgorga la ferma decisione di mettersi in cammino, verso la Gerusalemme del martirio e della gloria. 

Dove ha trovato il Signore così tanto, disumano, coraggio? Come non gli sono tremati i polsi dalla paura, come ha resistito alla tentazione di sopire le paure del cuore, attraverso una dignitosa fuga all’indietro? La lettura evangelica dei giorni terreni del Cristo, non ci consente di fare di Lui una specie di supereroe della Marvel, senza macchia e senza paura. Una frase dell’attore americano John Wayne recita così: «Il coraggio è avere paura da morire, e saltare comunque in sella!». Gesù di Nazareth non ha saltato l’esperienza umana della paura dinanzi al dolore e alla croce, ma l’ha affrontata, entrando a piedi uniti dentro la sua missione. 

Il suo coraggio è il frutto dell’abbandono e della fiducia, della consegna alla volontà buona del Padre buono. È anche il frutto della generosità e della dedizione: per salvare l’uomo, tutto l’uomo e tutti gli uomini, Egli si offre, senza ripensamenti, al cammino in salita, verso Gerusalemme. 

Solo da questo punto di vista si possono comprendere, le conseguenti e radicali esigenze del vangelo, che seguono la sua decisione: chi vuole stare con lui, chi vuole mettersi alla sua sequela, deve rinunciare ai compromessi. La missione del discepolo è la stessa del Maestro, la profondità della fiducia nel Padre, come abita il cuore del Figlio, così deve abitare il cuore di chi, da battezzato, è divenuto figlio nel Figlio. 

Anche oggi, come sempre, nonostante il tremore, la paura, le avversità che ci vengono incontro, riceviamo da Dio il coraggio necessario per camminare la salita della nostra vita, della nostra Gerusalemme personale, e diamo in cambio la nostra più libera fiducia.

Silvia Gullino

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