"Non c'è moltissimo da commentare, purtroppo: continua a non piovere e le previsioni a breve termine certo non sembrano venirci incontro. Una situazione complessa, più per le zone montane e pedemontane che per le aree cittadine".
Anche il presidente di Co.Ge.Si. Emanuele Di Caro ha ben davanti agli occhi le fotografie dei fiumi della provincia Granda e delle zone torinesi del Po, quando descrive la desolante situazione siccittosa del territorio di competenza del consorzio.
Situazione che - nei tre mesi passati dall'ultima intervista a Di Caro - non è affatto cambiata. Se non in peggio. "L'inverno con poca neve non ci ha permesso di avere una riserva data dal suo scioglimento - sottolinea il presidente - . In diverse zone si sta portando acqua con le autobotti, ma riuscire a far arrivare acqua in montagna dalla pianura è sempre un problema sotto molti aspetti".
"So che la Regione, alla fine della scorsa settimana, ha chiesto il riconoscimento dello stato di calamità. Per cui abbiamo già individuato interventi prioritari, come la creazione di vasche di accumulo dedicate agli scenari di emergenza e l'interconnessione delle reti: servirebbe avere più di una sola fonte d'acqua d'approvvigionamento a disposizione, e consentire ai gestori con più disponibilità d'acqua di dirottarla su altre zone in sofferenza".
A soffrire in maniera particolare, come evidenziato da Di Caro, le aree montane e pedemontane "che attingono acqua dalle sorgenti attualmente in fortissima riduzione": "Per le zone di città e di pianura, invece, i pozzi non sembrano ancora manifestare criticità particolari" aggiunge Di Caro.
Nella giornata di venerdì 17 giugno si è tenuto un incontro ed è stato riattivato ufficialmente, con cadenza settimanale, il tavolo tecnico che coinvolge i gestori dei consorzi. Il prossimo passo nella gestione della crisi idrica rischia di essere il razionamento vero e proprio dell'acqua, anche se Di Caro non lo ritiene ancora strettamente necessario: "L'Ato ha già mandato ai comuni una bozza di delibera, e il 'caldo invito' a non utilizzare l'acqua per attività diverse da quelle legate al consumo umano".
Mauro Calderoni, ATO4: "Massima attenzione per evitare ogni spreco"
La lettera dell'Ato4 inizia proprio così. Firmata dal presidente Mauro Calderoni - anche sindaco di Saluzzo - , nel messaggio si sottolinea come "la situazione nella nostra provincia è ancora sotto controllo. E’ però molto delicata e in progressivo peggioramento, ed è importante che tutti, cioè consumatori-utenti, enti pubblici e settori produttivi, prestino la massima attenzione a un utilizzo responsabile della risorsa-acqua, per evitare completamente gli sprechi".
Nella lettera l'Ato formula anche richieste esplicite alle amministrazioni della provincia: "Chiediamo la massima attenzione nell’evitare l’irrigazione di rotonde e/o aree di verde pubblico. Ricordiamo, inoltre, la necessità di dotare le fontanelle a getto continuo di apposito rubinetto, laddove non si fosse già provveduto".
"Come ci dicono da tempo gli scienziati – dice il presidente Ato4 Cuneese Mauro Calderoni, sindaco di Saluzzo – i cambiamenti climatici in atto portano a fenomeni sempre più estremi: abbiamo appena trascorso un inverno senza piogge e senza neve e ora stiamo vivendo una primavera torrida. In questo momento serve correre ai ripari con comportamenti responsabili da parte di tutti: evitare sprechi e usi impropri. Accanto a tutto questo, serve riflessione, confronto e lavoro politico per trovare soluzioni nuove e più a lungo termine per evitare perdite negli acquedotti e trovare modi di raccogliere e conservare la risorsa acqua. Serve l’impegno di ognuno di noi, in ogni nostra azione, per vivere vite sempre più sostenibili esenza sprechi".