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Attualità | 02 giugno 2022, 15:51

Il Caffè Letterario di Bra celebra la festa della Repubblica con i versi di Bernardo Negro

“La bella bandiera” è il titolo della sua poesia scritta nella ricorrenza del 2 giugno, per amor di patria

Nella foto, il tricolore stretto dalle mani dei bambini di Bra

Nella foto, il tricolore stretto dalle mani dei bambini di Bra

Ogni anno, dal 1946, anno del referendum, il 2 giugno celebriamo la festa della Repubblica Italiana. 

Il Caffè Letterario di Bra celebra questa ricorrenza con una stupenda poesia di Bernardo Negro: La bella bandiera. 

Il poeta braidese si rivolge all’Italia con occhi ammirati e fiduciosi. Si riconosce figlio della sua terra, frutto di una storia tormentata e lunga. Tutto il suo amor di patria è coagulato in versi che parlano di pace, libertà, democrazia e lavoro per cui hanno lottato donne e uomini di ogni tempo. 

È la festa in cui ci stringiamo attorno al tricolore, forte dei valori e degli ideali che ci uniscono. Verde, bianco e rosso: tre colori impressi nei nostri cuori oggi più che mai, tre colori, un vessillo di orgoglio, motivo di vanto nel mondo intero. Siamo italiani! 

 

La bella bandiera

              A Pier Paolo Pasolini

Fu il due Giugno che lo stemma Sabaudo
si staccò dai Secoli e sulla bandiera
rimase un bianco immacolato, da prima neve.
Era il giorno della doppia Libertà.
la Costituente si affacciava al Parlamento
con chi aveva visto il coraggio
scendere nelle piazze, con i volti ancora rigati
dal sacrificio che, alla Storia, chiede in pegno
la Giustizia che regni per sempre. Tuo fratello
era stato rafficato quando gli anni non sanno
cosa è la rinuncia, ma solo la rinascita
è la bellezza che sfiora la gioventù. E tu
dicesti cos'è "La Meglio Gioventù" e furono
i vecchi a passare il testimone della tenerezza,
a dire quale sogno si distende sul destino.
Erano i peccati della Borghesia che non furono
confessati, se durò tanta incertezza
su come quel drappo doveva apparire,
dopo essere stato sepolto dai deserti
e dal ghiaccio. Ma fu immacolato, nitido
come i tuoi versi sulle "Ceneri di Gramsci".
Alla Costituente Nilde Iotti e la Merlin
furono il primo sorriso delle donne, dopo tante
offese sul corpo marchiato perché troppo
avido di vita da donare. Poi la valanga
della Libertà disse la purezza delle Urne,
e tu vedesti di quanta verità visse
la Liberazione. Fu la festa di ogni contrada,
di ogni angolo ove la sofferenza era stata
nascosta e De Nicola salì con Terracini
sul colle più alto di Roma, più alto
del Gianicolo. Ieri, al Quirinale, è risuonata
l'Eroica, che tu amavi. Ma "Bella Ciao"
e rimasta sulle tue labbra come un sogno
incompiuto a lambire le speranze del Mondo.

Buona festa della Repubblica 

Silvia Gullino

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