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In Breve

| 23 maggio 2022, 06:00

Ancora oggi le acque reflue cariche di tensioattivi non sempre sono smaltite correttamente

E non di rado capita di imbattersi nel vicino che lava la macchina nel vialetto di casa, abitudine che andrebbe eliminata

Ancora oggi le acque reflue cariche di tensioattivi non sempre sono smaltite correttamente

I tensioattivi sono sostanze impiegate nel campo della detergenza grazie alla loro capacità di legarsi allo sporco e portarlo in soluzione, facilitandone l’allontanamento. Il loro mercato, in continuo aumento, ha un valore complessivo intorno ai 42 miliardi di dollari [1]. Si tratta di molecole organiche non facilmente biodegradabili e, per questo, le acque di lavaggio necessitano un corretto trattamento depurativo prima di essere scaricate. Infatti, il rischio è quello di disperdere acque cariche di tensioattivi nell’ambiente, danneggiando profondamente l’ecosistema. Per esempio, i tensioattivi anionici, tra i più utilizzati, possono causare problemi respiratori e irritazione della pelle, per non parlare della loro capacità di legarsi a macromolecole biologiche come proteine e DNA, modificandone la struttura [2].

Proprio per via della loro dannosità, le acque reflue cariche di tensioattivi vanno oculatamente trattate prima di essere avviate agli impianti di depurazione. Ciò permette di non sovraccaricare questi ultimi,  aumentando il rischio di dispersioni accidentali in fiumi e oceani.

Nonostante anche le acque di scarico domestiche contengano un discreto carico di tensioattivi, queste sono accettate nella rete fognaria comunale senza rischi effettivi. Il problema sussiste sugli scarichi di tipo industriale, in cui i quantitativi possono essere più elevati: si rischierebbe l’inibizione dei microorganismi impiegati nei depuratori, riducendo notevolmente la bontà  dell’abbattimento del carico inquinante. Questo è il motivo per cui, laddove si impiegassero grosse quantità di sostanze chimiche potenzialmente dannose, sia legalmente previsto un pretrattamento a monte dell’immissione in fognatura.

A fine 2021 l’UE ha segnalato oltre 600 comuni italiani con impianti fognari non a norma o, addirittura, assenti [3]. Se a questo si aggiunge il fatto che tutt’oggi non sia raro imbattersi nel vicino che lava la macchina nel vialetto di casa il problema assume connotazioni importanti.

Va da sé, quindi, che non sia possibile lavare la propria auto autonomamente (a meno che non si disponga del suddetto impianto di pretrattamento), ma ci si debba recare presso enti autorizzati: gli autolavaggi. Questi, infatti, raccolgono le acque di scarico e, tramite un susseguirsi di procedure fisico-biologiche, assicurano un drastico abbattimento degli inquinanti. Nello specifico, l’allontanamento dei tensioattivi (che segue le fasi di sedimentazione e disoleazione) è possibile nel cosiddetto trattamento biologico su biomassa adesa dove una pellicola biologica viene ossigenata dall’aria: questo fa sì che tale biomassa si attivi e possa svolgere la propria funzione degradativa nei confronti della sostanza organica, compresi i tensioattivi. Il trattamento finale su carboni attivi e quarzite permette di poter riutilizzare tale acqua all’interno dell’autolavaggio stesso (o di scaricarla in totale sicurezza). Questo è in linea con la Direttiva 2000/60/CE (direttiva quadro sulle acque), che persegue i seguenti obiettivi [4]:

•             prevenzione del deterioramento quali-quantitativo

•             miglioramento dello stato chimico-fisico-biologico

•             utilizzo sostenibile delle acque

In conclusione, quindi, va ricordato che il concetto di green non sempre prevede l’introduzione di nuovi prodotti o processi: talvolta basta usare un occhio di riguardo nelle nostre azioni di tutti i giorni.

 

[1]: S. O. Badmus et al. Environmental risks and toxicity of surfactants: overview of analysis, assessment, and remediation techniques. 2021. Disponibile on-line : https://link.springer.com/article/10.1007/s11356-021-16483-w, consultato il 14/05/2022.

[2]: T. Ivankovic et al. Surfactants in the Environment. 95-110, 61, 2010.

[3]: Alfonso Bianchi. Dalla Lombardia alla Campania : ecco i 159 Comuni senza fogne per cui l’Ue ci ha condannati. EuropaToday. 2021. Disponibile on-line: https://europa.today.it/ambiente/fogne-acque-reflue-inquinamento-mari.html, consultato il 14/05/2022.

 [4]: Direttive Acque. Ministero della Transizione Ecologica. Disponibile on-line:  https://www.mite.gov.it/direttive/direttive-acque, consultato il 14/05/2022.

 

Dr. Emanuele Terranova - Gem Chimica S.r.l. - Busca

 

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