Non si è salvato neppure il gelato. Il cono, delizia di grandi e piccini, negli ultimi venti anni ha subìto un aumento di oltre il 220%. Altro che caramello salato: salatissimo, se si pensa al portafoglio. A rivelarlo è un’indagine dall’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit e dal Centro Ricerca e Studi di “Alma Laboris Business School”, che ha messo a confronto i prezzi di un paniere di 100 elementi tra beni e servizi, analizzando le differenze esistenti tra i listini al dettaglio in vigore ai tempi della lira e quelli odierni.
Balza agli occhi - e nel bilancio familiare - che se pandemia e conflitto in Ucraina hanno fatto fare un balzo a prodotti alimentari, bollette e carburanti, in realtà la corsa al rincaro è iniziata venti anni fa: beni e servizi hanno subito una costante crescita, al punto che i listini di alcuni prodotti sono addirittura triplicati rispetto al 2001, quando in Italia era ancora in vigore la lira.
Così se una semplice penna a sfera ha subito un incremento del +207,7%, passando dalle vecchie 500 lire (0,26 euro) a 0,80 euro, andare a mangiare fuori sta diventando un lusso: la classica Margherita consumata in pizzeria ha subito un rincaro del +93,5% e il tramezzino al bar addirittura del +198,7%. La tipica colazione al bar cioè cappuccino e cornetto, costa il 93,3% in più, mentre la pausa caffè è più salata del 55,2%.
La dispensa si è trasformata in cassaforte, dove ci sono i beni più costosi: tra i prodotti alimentari, quelli che hanno subito gli incrementi di prezzo più elevati troviamo i biscotti (+159%), la passata di pomodoro (+148%), il cacao (+143%), il sale (+134%), l'olio d'oliva (+114%), le uova (+103%).
Il tutto con stipendi che in venti anni sono aumentati in media di poco più del 50%.
Ed ora, al caro spesa al super si aggiunge anche il timore sui prodotti che sostituiranno quelli mancanti, come l’introvabile olio di girasole, che sarà sostituito anche con l’olio di palma.